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 Home page > Attualità > Società > Ergastolo e semilibertà | Diaro di un ergastolano

Ergastolo e semilibertà | Diaro di un ergastolano

1/02/2017

A “Scuola Guida” mi hanno comunicato che non hanno potuto iscrivermi alla motorizzazione perché risulta che ho avuto la patente revocata nel lontano 1992. Così, adesso, mi devo rivolgere alla Prefettura per sbloccare la revoca per il conseguimento di una nuova patente.

Quello che mi fa più paura è la burocrazia che sto trovando per ritornare a essere una persona normale. Ma tanto lo sapevo che sarebbe stata dura, e non mi arrenderò certo alle prime difficoltà!

 

2/02/2017

 Da qualche settimana, ogni volta che scendo dal treno ed entro nella sala d’aspetto della stazione, incontro un simpatico barbone che attira la mia curiosità.

Lo trovo sempre seduto che legge i giornali.

È anziano.

Ha occhi vivaci e intelligenti.

Porta i capelli lunghi ma ha un aspetto pulito e dignitoso.

Oggi ho preso coraggio e l’ho salutato con un buongiorno.

Per un attimo mia ha guardato meravigliato.

Poi mi ha sorriso.

E mi ha risposto.

Subito dopo ha abbassato gli occhi e ha continuato a leggere.

Volevo offrirgli il caffè, ma non ho avuto il coraggio, per paura di offenderlo. E sono uscito dalla stazione pensando per un attimo che forse preferirei essere un “senza tetto” che un ergastolano semilibero.

 

3/02/2017

Oggi è il compleanno di mio nipote Michael, il figlio di mio figlio, che compie nove anni.

Alle sei e mezza, appena sono uscito dal carcere, gli ho mandato un messaggino con il telefono, perché volevo essere il primo, ma mia figlia, come al solito, mi ha fregato perché gli ha fatto gli auguri a mezzanotte e due minuti.

 

4/02/2017

Mi è venuto a trovare Giuliano Capecchi dell’Associazione Liberarsi, un amico che mi segue da più di venticinque anni che ho trascorsi in carcere.

Devo a lui, e non certo al carcere, se non sono più l’uomo di quando sono entrato. Prima di lui mi volevano bene solo i cattivi, lui invece è stato la prima persona buona a volermi veramente bene. Mi ha aiutato a studiare negli anni bui quando ero sottoposto al regime di tortura del 41 bis.

E oggi è stata la prima volta che ci siamo incontrati fuori dalle mura di un carcere.

Per entrambi è stato bellissimo poter parlare, camminare e pranzare senza nessuna guardia che controllasse cosa potevamo fare o no.

 

5/02/2017

Ho preso di nuovo l’influenza. Quest’anno è la terza volta!

Si vede proprio che il mio fisico non è abituato ai microbi della libertà, ma si dovrà rassegnare per forza perché io non intendo assolutamente assentarmi dal lavoro per stare in carcere. E continuerò a uscire dall’Assassino dei Sogni anche con la febbre a quaranta!

 

6/02/2017

Nella mia famiglia, il mese di febbraio è il mese dei compleanni: ce ne sono ben tre. Oggi è quello del mio nipotino Lorenzo e domani sarà quello di mia figlia.

Questa mattina, appena sono uscito, gli ho fatto gli auguri ed ho pensato che il telefono in carcere salverebbe tanti rapporti familiari.

 

7/02/2017

Per il compleanno di mia figlia le ho mandato questa poesia che avevo scritto quando nel mio cuore non avevo più speranza:

«Amore bello del papà, è il tuo compleanno ed ho pensato di mandarti questa poesia che ti avevo scritto tanti anni fa perché, anche se la mia posizione da allora è migliorata, rimani la stella polare del mio cuore. Ti amo. Buon compleanno. Tuo papà»

 

LETTERA DI COMPLEANNO DI UN ERGASTOLANO ALLA FIGLIA

 

Ventisette luglio 1955, il giorno, il mese e l’anno che sei nata insieme con me.

Prima di entrare nella mia vita sei entrata nei miei sogni.

Sette febbraio 1982, il giorno, il mese e l’anno che sei venuta al mondo.

Sei arrivata nei miei sogni molto tempo prima che tu nascessi.

Ora il tuo amore mi salva la vita tutti i giorni e tutte le notti, e mi aiuta a fare mattino e arrivare a sera.

Solo amandoti riesco ancora ad amare l’universo.

I tuoi pensieri mi proteggono e mi fanno sentire vivo in un mondo di morti.

Sei il cuore della mia vita.

L’Assassino dei Sogni può mangiarmi i sogni, ma non può impedirmi di amarti.

Niente è più forte dell’amore di un padre per una figlia e di una figlia per un padre.

Spero di essere ancora in tempo ad amarti come ho sempre sognato.

Ti voglio bene, papà ti ama.

Buon compleanno amore.

 

8/02/2017

Ho chiesto una breve licenza per recarmi al Monastero di clausura Santa Maria delle Neve a Pratovecchio, in provincia di Arezzo, ed andare a trovare suor Grazia, la mia amica del cuore.

Ieri sera mi hanno comunicato che mi hanno concesso il permesso e non sto nella pelle dalla gioia. Sono felicissimo: domenica la potrò abbracciare da uomo libero o, meglio, da uomo semilibero.

 

9/02/2017

Oggi quando sono uscito dal carcere ho scambiato due battute con i miei compagni e ho fatto loro notare che al mattino abbiamo il sorriso stampato sulle labbra e ci muoviamo veloci come lepri per raggiungere presto l’ultimo cancello che ci separa dalla libertà.

Alla sera, invece, quando rientriamo in carcere abbiamo gli sguardi spenti e ci muoviamo come se andassimo ad un funerale.

 

10/02/2017

Da un familiare di un ergastolano ho ricevuto queste parole che mi hanno fatto pensare a quando, sotto il regime di tortura del 41 bis all’Asinara, ho scontato l’isolamento diurno. Per un anno e mezzo non ho visto né parlato con nessun essere umano, a parte le guardie.

«Sono la moglie di un detenuto di Secondigliano (…). Lui è detenuto da 4 anni, ha un ergastolo ostativo definitivo e quest'anno doveva diplomarsi in ragioneria ma, pur avendo fatto un processo per rito abbreviato e avendo come unico beneficio l'annullamento dell’isolamento diurno, gli è stato ugualmente applicato l’isolamento diurno per un anno che ha iniziato pochi giorni fa. Ciò significa non potersi diplomare per pochi mesi, niente più teatro, né progetti, né poesia...

Vorrei un consiglio per aiutarlo, ed essere una voce per lui e per i suoi diritti che vengono calpestati, sia per lui, sia per tanti altri detenuti italiani. Aspetto una sua risposta. Un caro saluto da Napoli».

 

11/02/2017

Sono sempre disponibile ad aiutare gli studenti universitari nella stesura delle loro tesi di laurea sul carcere e sulla pena dell’ergastolo. Oggi è venuta a trovarmi una simpatica ragazza di nome Gea.

Le ho dato la mia testimonianza e ho risposto a tutte le sue domande. Ho passato un bel pomeriggio e abbiamo anche pranzato insieme. Adesso sono contento di avere fatto una buona azione perché sento che a mio modo posso essere d’aiuto a questa società che mi ha condannato ad essere cattivo e colpevole per sempre.

 

12/02/2017

Oggi ho trascorso parte della mia giornata con la mia suora del cuore, nel Monastero di clausura di Pratovecchio.

Ho ricambiato la visita che lei mi aveva fatto in carcere tanti anni fa e, con un permesso speciale della sua superiora, ho potuto pranzare con lei. Poi Suor Grazia mi ha fatto conoscere tutte le sue sorelle che mi hanno accolto con amore e affetto. E ho raccontato loro come vive e cosa pensa un uomo ombra condannato a morire in carcere.

Il momento più toccante è stato quando tutte insieme in coro mi hanno cantato una canzone che hanno scritto per me.

Le ultime strofe finivano con queste belle parole: Zanna Blu, corri vai non esitare. La tua vita è aperta e correre potrai. Questo è il tempo della vita. Questo è il tempo dell’amore. Amico mio sii forte. Non è un addio.

Poi il mio cuore s’è sciolto come neve al sole e mi sono commosso, perché forse quelli che pensano che le persone non cambiano mai non sanno che anche i cattivi piangono e forse più dei buoni.

 

13/02/2017

Oggi ho ripensato alla bellissima giornata che ho trascorso ieri e a quando suor Grazia, mano nella mano, mi ha portato a firmare dai carabinieri.

Dopo di che, invece di ritornare subito dentro il monastero, mi ha fatto entrare da un’altra porta dicendomi che c’era un mio amico che mi conosceva e che mi voleva parlare. L’ho seguita, pensando a come fosse possibile che un mio amico abitasse da quelle parti senza che io lo sapessi.

Quando mi sono trovato in chiesa davanti a un crocifisso ho capito che l’amico di cui parlava suor Grazia era Gesù: ho pensato che, a volte, sono proprio ingenuo e sono anche contento di esserlo.

 

14/02/2017

Ieri sera, in carcere, ho raccontato ai miei compagni della bella giornata che ho trascorso insieme alle suore di clausura di Pratovecchio. Quando ho detto che mi sono divertito e sono stato meglio di quando da giovane andavo a donne in discoteca, mi hanno guardato male, si sono messi a ridere e mi hanno preso un po’ in giro. Eppure è la verità.

L’altro giorno mi sono veramente sentito tanto amato come non mi capitava da tempo, perché quelle suore erano bellissime, sia dentro che fuori. E, soprattutto, le ho sentite felici come forse non lo sono tante donne che vivono fuori e che non hanno l’abito monacale.

Colgo l’occasione per salutarle tutte con affetto in particolar modo Federica, Suor Agnese, Angela, Martina, Maria Albertina, Giovanna, Paola Diana, RosaMaria, Lucia, Mirella, Tiziana, Maria Pia.

Gli altri nomi non me le ricordo, ma il mio cuore si ricorderà per sempre dei loro sorrisi e dei loro volti.

 

15/02/ 2017

Ho mandato a mia figlia questa bella canzone che mi hanno scritto e cantato le suore di clausura quando sono andato a trovarle nel monastero di Pratovecchio:

 

DIO C’È!

 

È arrivato il tempo di riabbracciarti.

Il cuore batte forte all’impazzata.

Ti dico: son felice.

E sappi che lo è.

Il buon Dio che ti ha portato qui da me.

 

Parenti amici e tuoi conoscenti.

Felici della tua semilibertà.

Ma sappi che il tuo cuore

vola in alto e si sa già

che l’amore ha vinto, vince e vincerà!

 

RIT: Caro DIO ti dico grazie e tu lo sai.

Quanta grazia ci hai donato in questi anni.

Son felice e te lo dico.

Perché questo è dono tuo.

Carmelo mio, guarda avanti, ed io con te.

 

Hai vinto notti anche quando era tutto buio.

Hai lottato fino a non morire.

Hai resistito, hai insistito e hai avuto forza che

ti ha portato oggi a sorridere di te.

 

RIT : Angeli In Cielo, Angeli In Terra.

Angeli Accanto.

Ci son angeli che ci camminano di fianco.

NADIA grazie, grazie mille per tutto ciò che fai.

La tua presenza è di un angelo lo sai.

 

Il tempo passa e passa questo istante.

Ma sai l’Amore unisce ogni viandante.

Ti accompagno, ti sostengo ti ricordo che questa è

l’opera stupenda che il Signore Dio c’è.

 

RIT : Zanna Blu, corri vai non esitare.

La tua vita è aperta e correre potrai.

Questo è il tempo della vita.

Questo è il tempo dell’amore.

Amico mio sii forte.

Non è un addio.

 

Le suore di clausura di Pratovecchio febbraio 2017

 

16/02/ 2017

Un ergastolano dal carcere di Opera a Milano mi ha scritto:

Per la prima volta in vita mia, amico mio, inizio davvero a crederci di poter riassaporare, un giorno non tanto lontano, la vita reale: ho tanta, tanta voglia d’amore, di mare, di libertà. Solo tu che hai esperito sulle tue carni le mie stesse esperienze puoi davvero capirmi. (Giuseppe)

 

17/02/ 2017

Nel mondo libero ti può capitare veramente di tutto e questa mattina, quando sono uscito dal carcere e sono arrivato nella struttura della Comunità dove svolgo la mia attività di volontariato, ho trovato questa bellissima lettera che ha allietato il mio cuore.

Non posso che fare i complimenti a questi meravigliosi ragazzi per la loro ricerca, il loro impegno a comprendere la vita di un detenuto e per avere pensato e scritto proprio a me.

Il mio cuore dice grazie.

 

All'attenzione del Sig. Carmelo Musumeci.

In calce invio la lettera realizzata dai miei alunni della scuola media di Chiusi della Verna che hanno realizzato un lavoro sulla condizione detentiva in Italia.

 

Siamo una classe di scuola media di Chiusi della Verna (Ar) e, con il nostro Professore di I.R.C., abbiamo conosciuto la Sua storia. Abbiamo avuto modo di conoscere i vari sistemi di carcerazione e rieducazione presenti in Italia e all'estero e ci siamo convinti che, se ci deve essere un carcere, dovrebbe avere certe caratteristiche: celle più grandi e più spaziose, minimo 15 mq a persona, che possano garantire la privacy di ogni singola persona; presenza di palestre e spazi per praticare sport; presenza di biblioteche ed emeroteche; creare spazi per le arti visive (cinema, teatro, pittura, scultura); garantire la giusta importanza al cibo e alla sua qualità; avere luoghi di culto e avere la possibilità di frequentare laboratori dove imparare un mestiere; avere la possibilità di maggiori incontri con familiari e amici; avere luoghi aperti dove poter vedere il cambiamento delle stagioni. Ma la cosa più importante per noi, è che il carcere debba servire a rieducare i carcerati e ridare loro una speranza, senza farli uscire peggio di come sono entrati, evitando di trattarli male, facendo vedere la detenzione come un'ingiustizia invece che un modo per aiutarli a migliorare.

La ringraziamo per l'attenzione che ci ha concesso e se vorrà, potrà darci un Suo giudizio sul lavoro che abbiamo fatto. Un caro saluto.

 

I ragazzi della classe terza di Scuola media di Chiusi della Verna (Ar)

Cordiali saluti. Prof. Leonardo Magnani

 

18/02/ 2017

Ho scritto ai ragazzi della classe terza di scuola media di Chiusi della Verna:

 

Carissimi ragazzi e ragazzi,

Avete capito quello che i nostri governati non vogliono capire e cioè che è una grande stupidaggine fare giustizia con un carcere come quello concepito in Italia, perché, più che punire i reati, incita a moltiplicarli.

Penso che questa società stia perdendo la capacità di pensare, di amare e di essere umana: quando la giustizia punisce, dovrebbe preoccuparsi anche di farlo senza arrecare altro male. Tanto, in realtà, non si può rimediare più al male già fatto.

Molti, purtroppo, confondono la giustizia con la vendetta. Una pena che non finisce mai, come la condanna all’ergastolo, non è altro che una vendetta che non rende migliore né chi la emette né chi la subisce. La pena per essere giusta dovrebbe pensare al futuro e non al passato. L’ergastolo invece guarda sempre indietro e mai avanti. La pena - per essere capita, compresa ed accettata - deve avere una fine e, in questo modo, avrebbe anche un fine! Una pena che non finisce mai non può essere capita, né compresa né tantomeno accettata.

Cari ragazzi, io credo che il carcere sia la malattia: meno se ne fa, più si guarisce in fretta. La limitazione dei contatti con l’esterno, l’imposizione di norme burocratiche ottuse e spesso stupide ed infantili imposte per anni e anni, creano dei poveri diavoli che non riusciranno più a inserirsi nella società. Io credo pure che la galera, così com’è, sia un’istituzione totalitaria e criminogena perché, oltre a privare della libertà, della gestione della propria vita e spesso anche dei propri pensieri, spoglia il detenuto della sua identità perché lo costringe a disimparare a vivere.

Il carcere oggi in Italia rappresenta uno strumento di straordinaria ingiustizia, un luogo di esclusione e di annullamento della persona umana. Dietro la vuota retorica della risocializzazione e della rieducazione, si nasconde in realtà una vita non degna di essere vissuta. Io credo anche che se si esce dal carcere dopo troppi anni, quando ormai la famiglia e la società ti hanno dimenticato, o ti muoiono padre e madre e non hai figli, diventi a tutti gli effetti un fantasma che non riuscirà più a inserirsi nella società e che, probabilmente, farà di nuovo del male e tornerà in carcere. Infatti, quando impari a vivere sott’acqua per quasi una vita intera, senza amore, né affetto, né relazioni sociali, è difficile poi tornare a respirare di nuovo sulla terra ferma.

Cari ragazzi, vi lascio con un sorriso a cielo aperto, almeno fino a questa sera, quando rientrerò in carcere, e vi consegno questa bella frase di Dostoevskij: “Se io stesso fossi un giusto, forse non ci sarebbe neppure il delinquente davanti noi”.

Buona vita, Carmelo

 

19/02/ 2017

Tutte le mattine, quando esco dal carcere, la prima cosa che faccio è quella di alzare la testa per osservare il cielo.

E mi ricordo che per un quarto di secolo l’ho sempre visto nei cortile dell’ora d’aria tramite una grata o tra le sbarre della finestra della mia cella.

Poi m’incammino verso la mia nuova vita pensando a quanto sono fortunato di essere diventato un uomo ombra semilibero.

 

20/02/2017

Uno studente universitario che sto aiutando nella stesura della sua tesi di laurea mi ha scritto:

Oggi facevo delle ricerche sulle origini del carcere.. .e ho pensato che, forse, il vero problema è che bisognerebbe porre le basi per prevenire il reato piuttosto che reprimerlo. Spesso mi chiedo: che farò nella vita? È indubbio che ci siano persone con molte più opportunità di quelle che hanno altri. A prescindere dal passato, credo che sia stato bello incontrarci, ad un certo punto della vita, per dialogare e scambiarci idee. Non so se capiti spesso...ma ‎ne sta venendo fuori un'ottima collaborazione.

Io ti vedo come una mente libera piena di idee. Ti sembrerà strano ma hai reso più libero anche me... nel senso che ho più coraggio nell'esporre le mie idee. Piano piano ce la stai facendo... hai già sconfitto l'ergastolo...non abbatterti. Capisco la paura...ma tu puoi farcela.

Un abbraccio. Daniel

 

21/02/2017

Ho scritto nuovamente alla classe di terza della Scuola media di Chiusi della Verna:

Cari ragazzi,

 desidero scrivervi per ringraziarvi delle vostre belle risposte che avete dato, che mi hanno fatto capire che siete il futuro e la parte migliore della società.

Vi dono il mio libro “Le avventure di Zanna Blu”, spero che lo leggerete e ve lo passiate fra di voi, poi mi direte cosa ne pensate.

 In questo libro ci sono le fiabe che non ho mai potuto raccontare ai miei figli e ai miei nipotini, perché per tanti anni sono stato recluso in un’isola e non potevo vederli spesso.

E quando mi venivano a trovare ero separato da un vetro divisorio e non potevo toccarli o baciarli, ma per fortuna il mio cuore lo ha sempre fatto ugualmente.

Adesso i miei figli sono grandi, ma per fortuna ho due meravigliosi nipotini che, anche se mi hanno visto poco, mi vogliono tanto bene.

Il mio sorriso vi abbraccia tutti quanti e vi augura una buona vita. Se i giudici me lo consentiranno, vi verrò a trovare per raccontarvi la mia storia. Vi voglio bene.

Carmelo.

 

22/02/2017

Tutte le mattine, appena esco dal carcere alle sei e mezza del mattino, la prima telefonata la faccio alla mia compagna ed è bellissimo sentire la sua voce assonata.

Il carcere senza amore è una specie di cancrena che ti fa appassire la mente, il cuore e l’anima. Per questo io, grazie all’amore della mia famiglia, sono riuscito a sopravvivere.

 

23/02/2017

 Dopo il mio ultimo articolo, mi è arrivato questo bel commento:

Caro Carmelo, quante verità sono racchiuse in così poche parole. Io non ho vissuto il collegio, ma ricordo che quando ero piccola la minaccia più grande che veniva fatta a noi bambini era "se non fai la brava ti porto in collegio!" E al solo pensiero, a noi piccoli venivano i brividi! Po, è arrivato lo studio e con esso la salvezza, la consapevolezza. Ma non per tutti. Ha ragione il tuo compagno di collegio: grida forte il tuo riscatto, il tuo credere in te stesso, perché tu rappresenti una possibilità di rivincita concreta non solo per la società, ma anche per chi è ancora succube di se stesso e dell'Assassino dei sogni.

Un abbraccio. Simona

 

24/02/17

Incomincio a perdere la pazienza, mi sento preso in giro, non mi danno il nullaosta per avere una patente di guida per poter lavorare: tutti se ne lavano le mani.

Non so più cosa fare e sto pensando di fare uno sciopero della fame per attirare l’attenzione e sensibilizzare questa oscura burocrazia.

 

25/02/17

 Oggi, dopo 26 anni di carcere, sono stato per la prima volta dal barbiere del paese e mi sono divertito. Mi sono ricordato che per anni i capelli me li ha sempre tagliati un mio compagno ergastolano sardo che era abbastanza bravo perché fuori faceva il pecoraio, e aveva fatto esperienza tosando le pecore!

Lo pagavo facendogli un caffè; invece il barbiere ha voluto 15 euro, ma sono uscito dal salone felice lo stesso perché fuori ad aspettarmi c’era un grande cielo senza sbarre che mi aspettava.

 

26/02/17

 In certi momenti trovo delle difficoltà a capire il nuovo mondo in cui mi trovo, perché le persone mi sembrano tutte incazzate e si arrabbiano facilmente, peggio che dentro il carcere.

Forse non sanno come si vive male dentro l’Assassino dei Sogni e non riescono a gustarsi la libertà come sto facendo io…

 

27/02/17

 Quando prendo il treno incontro sempre tanti studenti che vanno a scuola, che parlano a voce alta, ridono e scherzano.

Agli altri passeggeri danno fastidio, a me invece no. Anzi, mi piace osservarli e ascoltarli, forse perché sono stato tanti anni nel mondo dei morti e del silenzio.

 

28/02/17

 Le giornate si stanno schiarendo.

Ora, quando esco al mattino, non è più buio.

Appena fuori nel piazzale, apro la bocca verso il cielo. Ingoiò con avidità l’aria pulita del mattino.

Poi corro felice come un lupo verso l’ultima porta del carcere, pensando che sto rubando un’altra giornata alla “Pena di Morte Viva” e all’Assassino dei Sogni.

 

 

 

 

 

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