Era mio figlio
Solo uno spermatozoo riesce a fecondare l'ovulo femminile, uno su mille ce la fa! E così accadde in una coppia che si lasciò presto, dopo l'amore, uno resta a New York dove vive in solitudine ma come imprenditore di successo nel centro della finanza mondiale, pensa agli affari e si occupa di trasportare o stare accanto a suo padre ormai in sedia a rotelle.
L'altra se ne va a Toronto e lì vive un'altra vita con un marito e … il figlio di cui restò fecondata 20 anni prima dal newyorkese e che ora, 19enne, è morto. La donna lo va a comunicare al vero padre, padre di uno spermatozoo almeno, e lui che figli non ne ha mai voluti avere e la famiglia non era il suo habitat naturale – suo padre lo picchiava da ragazzo – apprende dell'esistenza del figlio solo dopo la morte di Allen.
Sarà stata l'idea di aver involontariamente avuto un figlio, d'aver compiuto pure lui l'impresa, sarà la curiosità di scoprire come viveva costui altrove, sarà l'orgoglio di almeno aver dato la vita a qualcuno o sarà la voglia di recuperare il tempo perduto, ma post Allen's mortem, e si mette in marcia, anzi in volo dal La Guardia di Nyk, fino a Toronto per colà ripercorrere i passi o un po' della vita che quel ragazzo ha vissuto. Era in gamba Allen, naturalmente (per quale padre il proprio figlio non lo è?), scriveva poesie o dediche shock-anti ma magnifiche e suonava il piano “da dio” (i disen a Milan). Le poesie erano soprattutto per la sua insegnante di francese, nientepopodimeno che Diane Kruger (molto meglio in Oltre la notte o Aus dem nichts del 2017, ultrapremiato), per la quale il ragazzo Allen sdilinquiva, al punto da scriverle su una parete della scuola una dedica gigante, sconcia ma molto bella, a causa della quale fu mandato via da quel liceo.
Il protagonista che scopre di avere un figlio con cui non ha vissuto è, udite udite, Richard Gere, a questo padre viene detto di possedere il mento e le labbra di Allen, che gli assomigliava dunque, era proprio suo lo spermatozoo dimenticato. Il titolo originale suona come Longing, che vuol dire bramare, desiderare, e sembra inverosimile rimpiangere un figlio non vissuto né conosciuto, un estraneo ma non di sangue. Il forte rimpianto provoca un finale delirante all'imprenditore e alla famiglia di Elizabeth, 13enne virtuosa strumentista pure lei, che giace nella tomba accanto ad Allen: un matrimonio tra i due defunti – in presenza delle loro gigantografie (come i forzitalioti nelle loro celebrazioni dinanzi alla sacra salma di Arcore, cartonata) - verrà celebrato, i genitori han portato all'altare i figli defunti, tanti invitati e location adatta a Toronto, un'apoteosi, un delirio proprio.
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