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Emirati, 10 anni fa il processo di massa contro il dissenso

Mentre gli Emirati Arabi Uniti sono al centro dell’attenzione internazionale poiché ospiteranno la Cop-28, la più importante conferenza annuale sul cambiamento climatico, un anniversario – che cade esattamente oggi – rischia di rovinare la festa.

 

Il 2 luglio 2013 terminò il processo di massa allestito contro 94 cittadini emiratini, arrestati a partire dal marzo 2012, accusati di avere avuto rapporti con al-Islah, un’organizzazione affiliata alla Fratellanza musulmana che, secondo l’atto d’accusa, avrebbe cercato di modificare il “sistema di governo” del paese.

Dei 94 imputati, 69 furono condannati a lunghe pene detentive: 60 rimangono tuttora in prigione, compresi 51 che hanno terminato di scontare la pena ma che sono ancora privati della libertà in quanto sottoposti a una “formazione anti-estremismo”.

Cinquantadue organizzazioni, tra cui Amnesty International, hanno lanciato una petizione chiedendo agli Emirati Arabi Uniti di scarcerarli immediatamente, così come gli altri prigionieri detenuti in modo arbitrario.

La Cop-28, che è la 28esima Conferenza quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 con l’obiettivo di adottare misure volte a fronteggiare la minaccia globale rappresentata dai cambiamenti climatici.

Come già la Cop-27 dello scorso anno in Egitto, il fatto che si affidi una conferenza globale sul clima a uno stato le cui leggi limitano la libertà di espressione e che vanta una storia di soppressione della società civile è un pessimo segnale che – unito alla circostanza che il presidente della Cop-28 è anche il capo del settore petrolifero emiratino – rischia di compromettere l’esito della riunione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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