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Emilia Romagna, regione a più alto tasso clericale

Un po’ a sorpresa è l’Emilia Romagna la regione che nel 2017 registra il più alto tasso di clericalismo istituzionale stando al quadro che emerge dalla “Clericalata della settimana”, la sezione del sito dell’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti (Uaar), che raccoglie le affermazioni e gli atti più clericali compiuti da rappresentanti di istituzioni o di funzioni pubbliche.

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Papa Francesco
 

«L’Emilia Romagna ha in effetti inanellato una lunga serie di iniziative di stampo confessionale», commenta Adele Orioli, portavoce e responsabile iniziative legali dell’Uaar. «Iniziative che in molti casi si sono tradotte anche in un significativo esborso nei confronti della Chiesa o di realtà che ad essa in vario modo afferiscono».

«Mi limito a qualche esempio: in aprile il Comune di Ravenna ha rinnovato una convenzione con la cattolica Federazione italiana scuole materne (Fism) per finanziare gli istituti privati con un contributo totale di 2,5 milioni di euro per gli anni 2017, 2018 e 2019; in luglio il consiglio comunale di Bologna ha approvato, su proposta della vicesindaca Pillati, una delibera che stanzia 970mila euro l’anno nel periodo 2017-2022 a favore delle scuole private; in dicembre la Commissione tributaria provinciale di Bologna ha deciso di non far pagare l’imposta sugli immobili a due istituti scolastici religiosi di Imola e ad uno di Borgo Tossignano (la città di Imola esigeva un totale di 33 mila euro, mentre l’altra amministrazione 3.300 euro). Ma fioccano iniziative di stampo confessionale anche in ambito universitario: in giugno l’università di Parma, che già concede spazi per l’evangelizzazione cattolica, ha aperto una sala di preghiera per studenti musulmani dopo accordi con l’associazione studentesca islamica dell’ateneo; in ottobre il rettore dell’Università “Alma Mater” di Bologna, Francesco Ubertini, ha conferito a papa Francesco il Sigillum Magnum, massima onorificenza dell’ateneo agli ospiti più illustri».

«C’è però da dire – puntualizza Orioli – che il primo posto dell’Emilia Romagna potrebbe dipendere almeno in parte da una maggiore trasparenza e facilità nel reperire le informazioni: se dovessi tirare a indovinare direi infatti che innumerevoli sono i casi dei quali non veniamo a conoscenza perché fanno meno “scandalo” o perché non vengono alla ribalta nell’ignavia generale».

Il resto del Paese comunque non è da meno. «Alcune iniziative hanno dell’incredibile», prosegue Orioli. «Penso per esempio al sindaco di Guardia Sanframondi (Benevento) Floriano Panza, che in occasione dei “riti settennali di penitenza”, processione cattolica in cui centinaia di incappucciati si battono il petto a sangue, ha emesso un’ordinanza per vietare l’utilizzo dei telefonini “allo scopo di agevolare la partecipazione e consentire il dovuto raccoglimento e la preghiera personale e collettiva”; oppure al gruppo consiliare di minoranza “In movimento – Corinaldo c’è” del Comune di Corinaldo (Ancona) che ha presentato un’interrogazione al sindaco per contestare la presenza del pornoattore Rocco Siffredi quale testimonial di un’iniziativa locale. I sottoscrittori dell’interpellanza lamentavano che la comparsata di Siffredi contrastasse “in maniera provocante e provocatoria con la figura della nostra concittadina Maria Goretti martire e assunta alla santificazione per l’elevatissimo messaggio della purezza”».

«Una menzione speciale, diciamo fuori concorso, la merita poi il sindaco di Roccacasale (AQ), Enrico Pace, il quale dopo l’incendio che quest’estate ha sconvolto l’area si è detto convinto che ad estinguere le fiamme siano state “le fate” che, secondo le leggende popolari, vivrebbero nelle vicinanze del paese».

«Ci piacerebbe poter dire che l’elenco da noi stilato è esaustivo – conclude Orioli – ma purtroppo, per quanto lunghissimo, non è affatto così. Si limita a dare la misura di quanto ci sia ancora da lavorare per fare dell’Italia un Paese laico».

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