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Elezioni tedesche: più bipartitismo, meno bipolarismo

Tra i tanti aspetti di queste elezioni tedesche, uno in particolare può destare un certo interesse, soprattutto in Italia, dove siamo sempre alla ricerca di modelli politici o istituzionali o esempi di leggi elettorali da applicare in patria. Si tratta del grado di bipolarismo o bipartitismo.

Come sappiamo in Germania vige un proporzionale con sbarramento al 5%, con assegnazione dei seggi sia attraverso collegi uninominali (primo voto) sia con liste bloccate (secondo voto); vengono prima eletti i candidati vincitori dei 299 collegi, e poi quelli delle liste bloccate, laddove il numero di vincitori dei collegi non bastasse a riempire i seggi assegnati con il calcolo proporzionale al partito in un determinato Land; se invece il numero di vincitori nei collegi è maggiore dei seggi spettanti in base al proporzionale, si assegnano degli “extraseggi”: è il caso di CDU/CSU sia in questa tornata che nel 2009.

Gli elettori tedeschi, pur persistendo il medesimo sistema elettorale, si sono comportati diversamente nel corso dei decenni: all’indomani della nascita della Germania Ovest, nel 1949, vi è stata una progressiva concentrazione del voto, con la convergenza dei voti di formazioni minori di centro-destra (nazionalisti hannoveriani, partito degli ex combattenti, cattolici del Zentrum) verso la CDU, e la perdita di importanza dei comunisti a favore della SPD. La Guerra Fredda portò anche in Germania ad una concentrazione dei voti su SPD o CDU, entrambi stabilmente sopra 40% per lungo tempo, una situazione durata fino ai primi anni ‘80 quando la crisi della sinistra a livello internazionale e l’emergere del movimento ambientalista portarono un nuovo attore sulla scena politica, i Verdi, che affiancarono i liberali della FDP come terza forza.

Da allora nulla è stato lo stesso: a Verdi e FDP si è aggiunta, con l’unificazione, la sinistra radicale, prima PDS, poi Linke, diffusasi pian piano anche ad Ovest, e una serie di partiti rimasti sotto la soglia del 5% ma degni di nota, come i civici Freie Wahler, i pirati, la destra radicale di NPD, Republikaner e DVU che con andamento ciclico hanno ottenuto a volte anche buoni risultati, soprattutto ad Est.

Dagli anni 2000 FDP e Verdi in particolare hanno catalizzato i voti dei delusi provenienti dai partiti a loro più vicini, ovvero CDU e SPD, in calo; rompendo il bipartitismo, ma compensando quasi totalmente la perdita di voti dei due principali partiti, senza quindi impedire anche una alternanza bipolare, intesa come succedersi al governo di coalizioni di centrodestra (CDU/CSU-FDP) e centrosinistra (SPD-Verdi). La cosa è tanto più evidente se si esamina il voto sugli aventi diritto, e non solo sui votanti, inserendo quindi l’astensionismo come alternativa al voto.

Ebbene, in queste elezioni sembra esserci una inversione di tendenza, perlomeno per quanto riguarda il voto alle forze maggiori: la somma dei primi due partiti è aumentata di oltre il 10% (sui votanti), cosa che non accadeva da molto e che certamente ci consente di dire che il bipartitismo è in ripresa; così come è risalita l’affluenza alle urne, anche se di poco, visto che si rimane su livelli più bassi che in passato.

Tuttavia, se pensiamo al sistema politico nel suo complesso, e quindi anche alle coalizioni giallo-nera e rosso-verde, il calo prosegue, soprattutto a causa del crollo della FDP, e il bipolarismo attira sempre meno elettori, mentre a trarre vantaggio, grazie in larga parte ad AfD, sono i partiti “fuori dal sistema”.

Ma vediamo ora i dati:

Andamento del bipolarismo e del bipartitismo nella storia delle elezioni tedesche

Si scorge una inversione di tendenza nel declino del bipartitimo in Germania, mentre continua quello del bipolarismo.

 

L'andamento del bipolarismo e del bipartitismo dal Dopoguerra

I voti dei due principali partiti tedeschi e delle due principali coalizioni, e quelli degli altri partiti o di quelli non coalizzati

L’inversione di tendenza nel bipartitismo è netta; sarà da verificare quanto durerà, finito magari l’effetto Merkel, anche perché nuove forze si affacciano nel panorama politico, senza che quelle vecchie accennino a indebolirsi. L’AfD ha tutta l’aria di poter diventare la forza populista di destra che ormai solo in Germania mancava e senza l’aura neonazista di NPD o dei Republikaner potrebbe veramente cominciare ad attirare elettori conservatori come già il Front National, l’UKIP o FPO fanno rispettivamente in Francia, Inghilterra ed Austria.

 

Gianni Balduzzi

Questo articolo è stato pubblicato qui

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