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Elezioni: l’affluenza della domenica

Ieri i cardinali si sono riuniti in preghiera per celebrare il giorno del Signore.Per questo YouTrend è stata costretta a tornare a dedicarsi ad eventi più mondani quali le elezioni politiche nazionali. Ieri c’è stata la prima giornata di votazioni: i leader politici come al solito si sono recati alle urne in mattinata, e non sono mancati gli appelli ad andare a votare.

Appelli che però, a quanto pare, sinora non sono stati ascoltati da tutta la popolazione: pesantissimo infatti lo scarto dell’affluenza di ieri sera rispetto alla stessa ora della domenica delle elezioni di cinque anni fa. Per quanto fosse prevedibile una flessione, probabilmente non in molti si aspettavano che alle 22 di ieri si sarebbe recato alle urne appena il 55,2% degli aventi diritto al voto, ovvero il 7,4% in meno rispetto a cinque anni fa. Nonostante le previsioni anche piuttosto catastrofiche che stanno circolando nelle ultime ore, comunque, in base al trend che si sta sviluppando negli ultimi anni in cui gli italiani hanno preso l’abitudine a votare in numero piuttosto consistente nella mattinata di lunedì, l’affluenza dovrebbe attestarsi sopra il 70% con con un calo che sarà probabilmente comunque tra i 5 ed i 9 punti percentuali rispetto al dato definitivo delle ultime elezioni (80,6%).

Per quanto sia possibile ipotizzare, sempre che dalla situazione registrata dai sondaggi di due settimane fa non sia cambiata in maniera sensibile nell’ultimo periodo, chi sia stato danneggiato particolarmente questa flessione, è comunque complicato riuscire a definire la reale distribuzione del voto ai partiti sul territorio. Questo è soprattutto dovuto al fatto che è la prima volta che il Movimento 5 Stelle, accreditato di percentuali estremamente rilevanti di consensi, si presenta su scala nazionale, ed è quindi ben complicato ipotizzare in quale regioni sia più forte ed in quali più debole.

Comunque, in uno scenario in cui l’astensione colpisce particolarmente il Nord Ovest (-8,0%) ed il Sud e le Isole (-9,6%) ed in cui è soprattutto nei centri più piccoli che non si va a votare(l’affluenza ha fatto segnare -4,6% nei comuni sopra il mezzo milione di abitanti, -5,7% nei comuni tra i 200.000 ed i 500.000, -5,9% in quelli tra i 100.000 ed i 200.000, e addirittura -8,1% in quelli sotto i 100.000), se si prova a vedere se sono presenti correlazioni tra la variazione dell’affluenza e l’andamento di alcuni partiti nel 2008, si può notare come là dove il centrodestra nel 2008 era più forte è proprio dove il calo della partecipazione al voto è stato più netto.

Si può dunque da qui concludere che l’astensionismo – come d’altra parte da molti preventivato – abbia colpito duramente il centrodestra tradizionale? Per quanto non si possa afermare con certezza, è sicuramente quantomeno probabile, dal momento che la mappa delle variazioni dell’affluenza (escludendo la notevole eccezione del Veneto, che da questo punto di vista si sta comportando in maniera almeno apparentemente anomalafa corrispondere le tendenze più marcatamente negative alla geografia elettorale della fu Forza Italia.

Un’ultima segnalazione, inoltre, va fatta sull’analisi del dato politico che emergerà dalle urne nella giornata di domani. Da un calo così marcato, infatti, più importante dell’analisi sui risultati in termini percentuali ottenuti dai partiti sarà probabilmente una valutazione sui voti in terminiassoluti. Per esempio, se si ipotizzasse un calo del 7,3% dell’affluenza rispetto al 2008 (equindi un 73% di votanti a questa tornata, come stima YouTrend), e si presumesse che tutti i voti dispersi verso l’astensione (circa 3.400.000fossero voti persi dal centrodestra, la coalizione guidata all’epoca da Silvio Berlusconi (con in più La Destra, che nel 2008 corse da sola) avrebbe avuto comunque circa 900.000 voti di vantaggio sul centrosinistra guidato all’epoca da Walter Veltroni; un centrosinistra che con ogni probabilità raccolse a sua volta– in termini assoluti – un numero di voti nettamente superiore a quelli che otterrà Bersani quest’anno. Sarà quindi interessante provare a capire in quali direzioni – ed in quali entità – si sarà distribuito il patrimonio politico di centrodestra e centrosinistra in queste elezioni.

Di Davide Policastro

Questo articolo è stato pubblicato qui

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