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Elezioni in Sardegna: si delineano le tendenze in vista delle europee

Anche le elezioni in Sardegna hanno confermato queste tendenze:

- avanzata del centro destra e della Lega in particolare che, però, sembra fare un po’ fatica rispetto al pronostici molto ottimisti dei sondaggi;

- tenuta del Pd, in particolare grazie all’apporto delle liste coalizzate;

- tracollo del M5s che perde decisamente il secondo posto;

- moderata tendenza alla frammentazione del quadro politico (ma questo è facile che accada in elezioni lovali, cove si formano molte liste civiche ad hoc).

La Lega si conferma partito egemone del centro destra (mentre Forza Italia prosegue nel declino) tuttavia fa ancora molta fatica nelle regioni meridionali. Se questa resistenza delle regioni meridionali alla penetrazione leghista dovesse confermarsi, per raggiungere quel 30-32% promesso dalle società demoscopiche, occorrerebbe o che nel Nord la Lega si attesti intorno al 50% o che riesca a sfondare decisamente nel quadrilatero “rosso” (Emilia, Toscana, Marche, Umbria) entrambe ipotesi piuttosto improbabili anche a causa della tenuta Pd.

Il Pd in quanto partito cala in Abruzzo ma regge bene in Sardegna (a quanto pare) ma sostanzialmente tiene grazie alle liste alleate che (in Abruzzo) arrivano a prendere complessivamente più del Pd.

Questo sembra voler dire che, se il Pd zoppica, è invece vitale l’area di sinistra o di centro sinistra. Si tratta di un’area frammentata ed un po’ confusa ma che lascia intendere che c’è un segmento non piccolo di elettorato che vuole qualcosa che si contrapponga alla destra ed al governo giallo verde, ma non si fida molto del Pd e cerca altro. Non abbiamo a disposizione i dati disaggregati, ma possiamo ipotizzare che ci sia un flusso elettorale dal M5s all’area di centro sinistra e segnatamente alle liste minori.

E’ invece preoccupante l’atonia delle varie liste di sinistra radicale (Leu, Si, Pap, Rifondazione eccetera) che sono quasi invisibili perché o non si presentano o si diluiscono in coalizione.

E veniamo alla tendenza più decisa: il tracollo del M5s. Dopo le politiche il M5s ha regolarmente perso tutte le elezioni regionali (Molise, Friuli, Val D’Aosta, Abruzzo, ora Sardegna) ma con un progressione sempre più marcata: nelle prime tre regioni. Dove si è votato prima dell’estate, il M52 ha perso una discreta quantità di voti rispetto alle politiche, però ha in genere mantenuto la posizione di secondo contendente. Dall’Abruzzo le tendenza si sono fatte molto più aspre, il M5s di è attestato nettamente al terzo posto ed il risultato sardo è il più deciso: -26% e terzo posto anche il confronto al Pd solo, senza alleati.

E’ vero che il M5s alle amministrative va sempre male, magari quando si voti per l’una e l’altra cosa nello stesso giorno, ma divari così forti non si sono mai verificati e, peraltro in tutte le elezioni parziali verificatesi. Dunque non si tratta solo del fatto che il M5s nelle elezioni amministrative è meno credibile, questo c’è ma non esaurisce il problema.

E’ evidente che c’è una quota di elettorato 5stelle deluso che va verso l’astensione o verso il centro sinistra. Il che ha una logica: il M5s aveva una grossa quota di elettori di sinistra che volevano punire il Pd e che oggi non apprezza affatto l’accordo con la Lega. Per di più se poi il M5s smentendo tutti i suoi principi vota per sottrarre Salvini alla giurisdizione ordinaria: questo è il primo segnale, il conto finale verrà alle europee.

Se dovessero confermarsi queste tendenze, vorrebbe dire che il Movimento avrebbe fatto un balzo indietro di una decina di anni, tornando al dualismo centro sinistra/centro destra. Bentornati nella seconda repubblica!

Aldo Giannuli

Questo articolo è stato pubblicato qui

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