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Egitto | Shawkan, in prigione da 1500 giorni per il “reato” di fotogiornalismo

Superato il 1500° giorno di detenzione, sabato l’ennesima udienza del processo contro il foto-giornalista egiziano Mahmoud Abu Zeid (detto Shakwan) ha prodotto soltanto l’ennesimo rinvio.

Dalla prima volta che è comparso di fronte a un giudice, il 14 maggio 2015, il processo viene sistematicamente aggiornato. La prossima udienza si terrà il 17 ottobre:  Shawkan l’affronterà in condizioni di salute sempre più precarie a causa dell’epatite C contratta in carcere. Per non parlare, citando le sue parole, dei “sogni che ormai si sono infranti per sempre”.

Shawkan è stato arrestato il 14 agosto 2013 mentre si trovava, per conto dell’agenzia fotografica Demotix di Londra, in piazza Rabaa al-Adawiya, al Cairo, a documentare il violentissimo sgombero di un sit-in della Fratellanza musulmana. Fu un massacro con centinaia e centinaia di morti in un solo giorno.

Per aver svolto il suo lavoro, Shawkan rischia una condanna all’ergastolo per questo lungo elenco di pretestuose accuse: “adesione a un’organizzazione criminale”, “omicidio”, “tentato omicidio”, “partecipazione a un raduno a scopo di intimidazione, per creare terrore e mettere a rischio vite umane”, “ostacolo ai servizi pubblici”, “tentativo di rovesciare il governo attraverso l’uso della forza e della violenza, l’esibizione della forza e la minaccia della violenza”, “resistenza a pubblico ufficiale”, “ostacolo all’applicazione della legge” e “disturbo alla quiete pubblica”.

Il suo “reato” è solo quello di aver fatto il suo lavoro.

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