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È tempo del fare, a litigare ci penseranno poi!

Ora tocca a Enrico Letta dimostrare che, sotto la sua guida, la vecchia guardia della politica italiana viene battuta e che è in grado di fare, più che litigare.

Non sarà semplice, il governo Letta parte svantaggiato a causa di opinioni diverse all’interno del PD, non tanto sulle enormi sfide che deve affrontare, bensì perché sarà costretto a farle assieme al PDL e, soprattutto, con Berlusconi.

I temi sono tutt’altro che semplici, l’Italia ha bisogno di rilanciare la propria economia e l’Europa ci chiede nuove attuazioni di austerità, a causa del deficit di bilancio che continua a crescere pericolosamente, nonostante le misure impopolari adottate dal governo di Mario Monti.

Allo stesso tempo, abbiamo anche bisogno di uscire dalla sempre più grave recessione e si dovranno attuare le riforme fondamentali per garantire al paese, non solo il superamento dell’impasse economico-finanziario, ma anche il rinnovamento delle istituzioni e della politica chieste a gran voce dalla base elettorale.

In pratica l’Italia ha bisogno di tutto: da una legge elettorale che renda più facile la costruzione di un governo, fino alle regole che stimolino la crescita, dalla riforma fiscale agli ammortizzatori sociali, dalla lotta alla disoccupazione galoppante agli aiuti alle imprese, e molto altro ancora. Questi sono problemi fastidiosi che possono essere affrontati solo da una coalizione forte e determinata, con un sostegno oltre misura e dirigenti politici maturi e responsabili, oltre che abili e onesti.

Non è certo facile adottare le giuste riforme di fronte a un governo di larghe intese, formato da coalizioni miste che nulla hanno a che spartire fra loro, men che meno le ideologie politiche. È una sfida imponente quella di Letta, se ci riuscirà sarà ricordato come un grande statista, al contrario, sarà colui che ha fatto solo ed esclusivamente un “inciucio” devastante per l’Italia. Il governo che nasce deve godere necessariamente di un’ampia maggioranza per creare la base necessaria a far riprendere l’economia del paese.

Non ha avuto torto il presidente Napolitano quando ha definito “imperdonabili” gli atteggiamenti di coloro che non hanno ancora attuato le riforme necessarie. “È tempo di porre fine alle parole vuote - ha dichiarato nel suo discorso alle Camere unite - il paese necessita di azioni e fatti concreti, non di una litigiosità ventennale”. Napolitano ha poi aggiunto che, se i rappresentanti di partito continuano a sottrarsi alle loro responsabilità, lui ne trarrà le conseguenze di fronte al paese. Potrebbe significare che si dimetterà, lasciando al paese la valutazione e l’interpretazione delle cause che determineranno tale sua estrema decisione fornendo così, agli elettori, il compito di “punire” nell'urna chi ha trasgredito ai suoi compiti istituzionali.

Tutti hanno riconosciuto la ragione di Napolitano e si sono richiamati al senso di responsabilità per poi, però, continuare a proporre ognuno la propria linea. Sarà difficile, soprattutto per il Partito Democratico, accettare la soluzione delle larghe intese. Per la maggior parte degli elettori del PD, e anche per molti dirigenti del partito, l’idea di formare un governo con Berlusconi, anche fosse nell’attuale stato di emergenza, è insondabile.

Come biasimarli?

Hanno una buona e considerevole parte di ragione ma, dopo tutto, Berlusconi è colui che ha il controllo assoluto del PDL, forse l’unica coalizione veramente forte e coesa, ma è anche colui che ha demonizzato i dirigenti del PD, da sempre apostrofandoli come “comunisti” in tono sprezzante. Berlusconi è l’uomo dei Tribunali e dei processi, alcuni molto imbarazzanti ed è facile che ponga condizioni per la sua immunità giudiziaria. In tal caso non solo il popolo del PD potrebbe insorgere, ma l’Italia intera che inorridirebbe se, a liberare giudiziariamente il Cavaliere, fosse proprio un governo a guida democratica. 

Berlusconi ha governato vent’anni per soddisfare se stesso; ha denigrato la magistratura come fosse un “sistema giudiziario mafioso”; ha compiuto, ai tempi di quando era imprenditore, illeciti gravi come grande evasore fiscale per miliardi di lire (circa mille), anche se non è stato condannato, ma solo per avvenuta prescrizione, e altri fatti, più o meno gravi. Fatto sta che è un personaggio "scomodo e imbarazzante", per non dire altro. I sondaggisti già prevedono una drammatica erosione del sostegno elettorale per il Partito Democratico, se entrasse in un governo di coalizione con il Cavaliere, ma non c’è alternativa.

Enrico Letta ha una sola strada da perseguire: fare bene il premier, sempre se riesce a formare il governo.

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