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 Home page > Attualità > Cronaca > E questo sarebbe il ministro della Difesa di un Paese del G8?

E questo sarebbe il ministro della Difesa di un Paese del G8?

Perle mattutine a “Radio anch’io“, Radio1 Rai, dalle 9 alle 10.

Ospite della trasmissione condotta da Giorgio Zanchini è il ministro della Difesa, e reggente di An, Ignazio La Russa.

Che, verso la fine della trasmissione, così risponde a un ascoltatore che gli chiedeva conto della scelta del governo italiano di seguire Bush nella sciagurata guerra in Iraq:

Sulle armi di distruzione di massa di cui il dittatore iracheno Saddam Hussein sarebbe stato in possesso ci fu un grave errore della Cia.

E fin qui, andrebbe anche bene.

Poi inizia a scivolare.

Non fu solo il governo italiano a seguire gli Stati Uniti, ma tutto il mondo, anche alcuni Paesi arabi.

Ah sì? E quali Paesi arabi?

La Casa Bianca, nel riportare l’elenco dei 49 paesi accreditati come membri della Coalizione dei volenterosi, cita il solo Kuwait. Nessun altro. E 49 paesi, appena 49 paesi, sui 192 appartenenti alle Nazioni Unite. Senza contare che poi, di questi 49, soltanto 8 presero effettivamente parte alle operazioni militari e postbelliche in Iraq (Corea del Sud, Regno Unito, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Stati Uniti e Ucraina).

8 su 192 sono, secondo La Russa, “tutto il mondo”. Resta da capire quali sono gli “alcuni Paesi arabi”: forse l’Italia e la Spagna.
Ma tutto questo, Ignazio non lo sa.

Il meglio deve ancora venire. Poco dopo infatti un La Russa ormai in piena confusione afferma con sicumera:

faccio molta fatica a ricordare Paesi che furono contrari all’intervento in Iraq.

Proviamo a rinfrescargli noi la memoria.

Francia

Francia

Germania

Germania

Russia

Russia

Cina

Cina

Giappone

Giappone

Brasile

Brasile

Cioè due tra i principali Paesi europei (Francia e Germania), la grande potenza euroasiatica (Russia), i tre giganti asiatici (Cina, India, Giappone), la più importante nazione sudamericana (Brasile). Tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Cina, Francia, Russia).
Ma tutto questo, Ignazio non lo sa.

Lo stesso ministro, poco dopo, delizia gli ascoltatori:

poi alcuni invece non parteciparono all’Afghanistan, ma all’Iraq parteciparono proprio proprio tutti.

Ops.

Vuoi vedere che il ministro della Difesa non sa distinguere l’intervento in Afghanistan (2001) con quello in Iraq (2003)? E che ha scambiato i due conflitti?

Sembrerebbe proprio di sì. In Afghanistan, infatti, andarono la NATO, la quasi totalità dei Paesi europei, e pure stati islamici come Bahrein, Giordania e Pakistan.
Ma tutto questo, Ignazio non lo sa.

Inquietante, in ogni caso, la reazione di Giorgio Zanchini, conduttore di “Radio anch’io”: prova timidamente a correggere il tiro del ministro, sussurrando “una parte del mondo” quando La Russa la spara grossa dicendo che fu l’intero globo ad andare dietro a Bush. Ma poi tace. Non reagisce. Non corregge un ospite, per di più con un ruolo di peso come quello di ministro della Difesa, che spande a piene mani sciocchezze e imprecisioni su due guerre.

Due sono le possibilità: o anche Zanchini non riusciva a ricordarsi Francia, Germania, Russia, India, Cina, Brasile, Giappone eccetera, o aveva paura di ledere la maestà del politico di turno.
O è ignorante o è remissivo
. In entrambi i casi, ci spiace per lui, non può essere un buon giornalista.

E tutto questo, Ignazio forse lo sa.


Per ascoltare l’audio della trasmissione, c’è il provvidenziale archivio di “Radio anch’io”. Le perle di La Russa cominciano a splendere dal minuto 43:30.
 

AGGIORNAMENTO [13:01] Il conduttore della trasmissione, Giorgio Zanchini, ci ha inviato poco fa un’email per rispondere a quanto scritto dal blog:

Mi sono andato a risentire la registrazione e condivido in parte le sue affermazioni - e la durezza di ciò che ha scritto sul suo sito -. Quando La Russa afferma “tutto il mondo… etc” io obietto “una parte del mondo”, lui prosegue “gran parte… faccio fatica a ricordare i Paesi che non parteciparono…” e lì in effetti avrei dovuto citare Francia Germania etc., ma forse ho avuto paura che la trasmissione si incartasse su quel punto e c’era un po’ di confusione, in cuffia mi dicevano chiedigli delle cose sulla politica attuale. Comunque non ha torto, avrei dovuto essere più pronto, ma in tutta franchezza non mi pare di esser stato remissivo, gli ho posto diverse questioni difficili, abbiamo mandato in onda diverse telefonate piuttosto scomode.

Siccome in molti sbagliano, ma non tutti sanno ammetterlo, diamo atto a Zanchini della puntualizzazione e ci auguriamo che lui, come noi, possa prendere spunto dagli errori per migliorarsi. Internet serve anche a questo. La tempestività e l’onestà della replica di Zanchini, in ogni caso, sono rare nel mondo del giornalismo, e per questo ci pare di poter smussare i giudizi ultimativi che avevamo scritto nell’articolo. Ammettere le proprie mancanze, non sedersi su posizioni acquisite, è qualcosa che non può mancare a un buon giornalista. E tantomeno a un buon politico: attendiamo una replica chiara e onesta anche e soprattutto da La Russa.

 

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