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E’ ora di fare le grandi pulizie di primavera

E' ora di fare le grandi pulizie di primavera

La parola d’ordine per superare la crisi è innovazione. Lo ha ricordato il governatore Draghi portando i numeri

secondo l’indagine periodica della Banca d’Italia, esse [le aziende che hanno ristrutturato] prevedono per il 2010 un aumento del fatturato superiore di 3 punti a quello di imprese simili non ristrutturate. Tra le imprese industriali con 50 e più addetti che hanno investito in ricerca e sviluppo nel triennio precedente la crisi, l’aumento previsto del fatturato è di oltre il 6 per cento.

Questo dato si collega al pensiero con cui mi sono svegliato stamani: ma siamo un paese che sta rinnovandosi, o è vero il contrario?

Penso ai tempi in cui si stava peggio. La legge sul divorzio, sull’aborto, la riforma del diritto di famiglia, hanno segnato delle tappe fondamentali nella crescita civile e sociale - e di conseguenza anche economica - dell’Italia. Ora che si sta meglio o che comunque "ce la caveremo meglio degli altri", quali sono le grandi innovazioni?
Da vent’anni siamo tutti impegnati a battaglie di retroguardia, a cercare di salvare i diritti acquisiti e le conquiste date per certe. Non parlo solo del diritto al lavoro: un’intera generazione di giovani è ormai cresciuta conscia che non esiste terra ferma sotto i piedi. La precarietà del lavoro dell’artista di una volta è ormai una sensazione comune per tutti, come la ottantenne che ho visto da McDonald’s in America spazzare i tavoli e pulire i vetri, la fine che faremo tutti anche noi italiani.
I vari governi Berlusconi hanno saputo fare leggi che stanno riportando indietro il paese di un secolo, smantellando a piccoli colpi anche quel meraviglioso testo rivoluzionario che è la Costituzione. Stiamo lottando tutti per la libertà d’informazione contro una legge bavaglio, per uno stato laico che riconosca pari dignità a chi crede e a chi non crede, per il diritto di critica anche all’interno dei singoli partiti senza per questo essere espulsi, per la nobiltà della politica contro gli arraffoni, gli evasori, i furbetti ed i ladri in generale.

Siamo ancora ai fondamentali e ci arroghiamo il diritto di siedere al tavolo dei grandi.

Sento già le obiezioni: questi sono ragionamenti da disfattismo comunista, in fin dei conti siamo un paese meraviglioso con i nostri monti ed i nostri mari, le nostre opere d’arte secolari, il genio insito nel nostro DNA. Su quest’ultimo punto, senza essere comunisti e disfattisti, trovo difficile trovare una briciola dell’intelligenza divina in personaggi come Gasparri e Cota.

Eppure di brillanti intelligenze italiche ce ne sarebbero molte in giro, solo che - guarda caso - il loro pensiero innovativo lo hanno portato oltralpe od oltre oceano. Solo un caso, o la necessità di sopravvivere ad una paese che sta morendo di vecchiaia e di muffe cerebrali?

Per innovare l’Italia occorre per prima cosa pulire le stanze da tutto il marciume che si è depositato in questi anni, in primis questa classe dirigente, politica ed economica. Prima lo faremo, con le buone o con le cattive, prima ci risolleveremo. Ogni giorno lasciato passare impunemente è un giorno perso.

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