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È di già Natale

Il quotidiano di economia e finanza, Il Sole 24 Ore, ha scritto sulla lavagna i nomi dei “buoni” e dei “cattivi”. La classifica che da più di vent'anni misura la vivibilità delle centosette province italiane attraverso una serie di dati statistici. Quando scrivi alla lavagna con il gessetto senti un rumore acuto e fastidioso, infatti sfregandolo si mettono in vibrazione le sue molecole. Si ha quindi l'emissione di un suono acutissimo. Il livello del rumore è modesto ma con una frequenza che disturba, al limite del campo delle frequenze udibili. Se si spezza, il rumore scompare.

È di già Natale. Chi lo ha detto che bisogna essere più buoni? C'è chi con jingle bells ci va a tempo grattandosi le palle. Una giornalata per spiaccicare la mosca sul parabrezza, il telefonino tenuto sull'orecchio schiacciato dalla spalla e il "vaffanculo" al lavavetri che ad alzare il tergicristallo non si azzarda ma ci prova sempre con la spugna nonostante un ditino che fa no a guastare la mira sul semaforo. Quello dietro s'incazza con il clacson se il verde non scatta. La frizione puzza. “Porca puttana, ci muoviamo?!”. La strada per il lavoro la mattina è più corta. La sera alle cinque, quando i capelli ti puzzano di fumo per uno stronzo che se ne frega dei divieti in ufficio, su quello stesso cammino segnato dal destino la via di casa non la ritrovi. 

“Mi danno un calcio in culo o mi lasciano in azienda?”. L'incubo della cassa integrazione e le file agli sportelli del collocamento ti rodono i coglioni se pensi a quei pezzi di merda che si stanno mangiando tutto nelle trattorie trasteverine a rutti condivisi e sottintesi, alla faccia di chi con una crocetta sulla scheda elettorale a Roma ce li ha mandati. E poi devi fare pure i conti con le reprimende di cazzari che vaneggiano meritocrazie de 'sta cippa, di sanità risanata con una risata e di scuole occupate giusto così per il piacere di quei prof che, come dice il premier Monti, non se la sentono di fare due ore in più la settimana.

È di già Natale. Un imbecille che gira e rigira ogni anno per i banchi occupati da giovani annoiati tenuti in rete da uno smartphone nascosto fra le gambe. E su quella giostra resa quotidianamente inutile girerà fino all'ultimo, fino alla pensione, ignorando l'ossessione compulsiva del Manzoni. Uno che ha scritto e riscritto quei Promessi Sposi, rivisti a comando dei potenti, addizionati o limati per aggiustare il tiro, mentre dall'altra parte dell'Europa, tra carcere e una giocata d'azzardo, Dostoevskij sfornava un capolavoro dopo l’altro. Diciotto ore, neanche un secondo in più. Le altre da contratto sono da consumarsi a domicilio con i compiti in classe da correggere, le lezioni da preparare, i consigli, gli scrutini, riunioni, esami, ricevimento genitori e altre seccature. Guai a sospettare che qualcuno possa approfittare di quel tempo incustodito dalle istituzioni per racimolare spiccioli in nero con qualche ripetizione privata segnalata dal collega, che tanto gentile e tanto onesto pare. Queste cose da noi accadono di rado. Di tempo pieno a scuola, come fanno i trogloditi anglosassoni, neanche a parlarne. Poi chi ce la mette sul gas l'acqua per la pasta?

È di già Natale. L'ossigeno in ospedale non manca prima che ti scendano giù alla morgue. I tagli del tagliatore con la legge del taglione hanno rimesso a posto i conti, ché era tutto allo sfascio. La prostata ti fa scodinzolare il pisello per le pisciate notturne? Fatti dare in culo! Una ecografia dopo mesi quando il radiologo si leccherà i baffi davanti a una lastra tenuta controluce che gli mostra un bel palloncino di salsicce sotto strutto al posto di una ghiandola prostatica.

È di già Natale. Uno stronzo. Apre il giornale e legge che vive in una città che si è classificata per la qualità della vita ad oltre metà classifica su centosette. Praticamente a tre quarti dalla prima e a un quarto dall'ultima. I risultati dell'inchiesta pubblicati sul Sole 24 Ore sono stati accolti con particolare favore da tutti gli amministratori pubblici “peggiori”. Poteva andare peggio. Tocchiamoci le palle. Diciamocelo con franchezza, dieci punti sotto metà classifica non ti fa eiaculare di gioia. Però, arrivare prima del capoluogo di regione, che potrebbe cooptarci nella propria provincia, il gesto dell'ombrello e una pernacchia come sobri cenni di intima soddisfazione sarebbe inappropriato derubricarlo nella stretta metafora del cagare fuori dalla tazza.

È di già Natale. L'ultima cazzata, una galleria di plexiglass ad ammantare la via dello struscio serale in provincia come a Milano (diciassettesima in classifica), pare sia l'idea dell'anno, che piace tanto ai commercianti, agli architetti, ai politici e alla gente. Facile intuirne il perché. “Finalmente, potremo vedere quanta merda ci piove dal cielo senza sporcarci”.

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