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Durban 2, assenze giustificate?

La conferenza internazionale sul razzismo conclusasi qualche giorno fa a Ginevra ha evidenziato una preoccupante divisione tra alcune grandi democrazie "occidentali" e il resto della comunità internazionale. Come spesso accade, i mezzi d’informazione hanno dato una lettura unilaterale dell’evento, stigmatizzando con veemenza l’intervento di Mahmud Ahmadinejad e giudicando legittima (ancorché non unanimamente condivisibile) la decisione di chi non voluto partecipare ai lavori.
Mi permetto di fornire una lettura alternativa dei fatti.

Posso solo immaginare quanto sia stato traumatico per coloro che credono nella retorica moralista dei governi occidentali, l’apprendere che le grandi democrazie paladine della “nostra civiltà” hanno disertato il summit “Durban 2” contro il razzismo.

E, se io stesso mi annoverassi in questa schiera, quel che mi sarebbe ancora più difficile da digerire sarebbe sicuramente il constatare che Stati Uniti, Germania, Italia e gli altri non avevano nessun ragionevole motivo per farlo e, anzi, credo che la decisione di defezionare il summit abbia sortito l’effetto contrario rispetto a quelli che erano i loro obiettivi.

Il boicottaggio viene infatti giustificato in funzione di una supposta strumentalizzazione della conferenza da parte di alcuni “paesi estremisti” (in particolare Iran, Libia e Cuba), i quali ne avrebbero fatto un palco per accusare Israele di essere uno stato razzista.

Le domande che una persona dotata di un minimo di capacità analitiche dovrebbe porsi di fronte a queste argomentazioni sono essenzialmente tre:
L’Iran e la Libia hanno effettivamente il potere di condizionare la conferenza?
Quanto affermato da Ahmadinejad corrisponde a verità o è una pura menzogna?
E infine: anche qualora il potere di questi “stati estremisti” fosse così determinante, e se le affermazioni di Ahmadinejad si rivelassero null’altro che frottole, sarebbe ancora corretto boicottare la conferenza ONU?

La risposta alla prima domanda è sfumata. È infatti vero che nella commissione incaricata di stendere le bozze dell’ordine del giorno e della dichiarazione finale, i paesi “occidentali” erano in schiacciante minoranza, ma questa è solo la logica trasposizione numerica del fatto che (udite udite, spesso tendiamo a dimenticarlo) l’ “occidente” non rappresenta che una parte molto marginale della multiforme realtà mondiale. E mentre dal punto di vista militare ed economico l’Europa e gli USA possono spadroneggiare sui paesi “sottosviluppati”, in una sede anche solo relativamente democratica come quella delle Nazioni Unite i rapporti di forza sono decisamente diversi.

Ed è proprio con metodo democratico che sono stati eletti il presidente e il vicepresidente della commissione preparatoria: la libica Najat Al-Hajjaji e il cubano Resfel Pino Álvarez (per la lista completa dei membri del comitato preparatorio—> http://www.un.org/french/durbanrevi... ).
Ma non bisogna dimenticare che le bozze elaborate dal comitato vanno poi discusse e riformulate nel corso della Conferenza plenaria. E in questa sede non c’è scampo: vige il principio della democrazia più stretta. Uno stato, un voto. E anche laddove di volesse insinuare che il voto dei singoli stati non sia reso in maniera indipendente, sarebbe semplicemente ridicolo anche solo pensare che, con tutti gli strumenti di influenza economica, politica e (in extremis) anche militare, gli Stati Uniti, la Germania e l’Italia non riescano a reggere il confronto con Iran, Libia e Cuba quando si tratta di fare pressioni su stati terzi per condizionarne il voto. In casi come questo, quando le grandi democrazie accusano le organizzazioni internazionali democratiche di essere schiave degli estremismi, le persone che sanno leggere attraverso le demagogie “occidentali” capiscono che il messaggio si riduce semplicemente a “Non state dicendo quel che noi vorremmo diceste”.

In definitiva, credo che l’attribuire ai “paesi estremisti” un potere tale da condizionare in maniera irrimediabile l’esito della conferenza sia una falsità manifesta. È semmai vero che tale esito sarà pesantemente condizionato dalla maggioranza degli Stati mondiali (il che dovrebbe essere ritenuto normale in un sistema democratico), e che esso sarà con ogni probabilità contrario agli interessi degli stati europei e degli USA.

Per quanto riguarda la veridicità delle dichiarazioni del presidente Iraniano, non credo sia necessario dilungarmi eccessivamente, anche perché farlo significherebbe aprire una discussione troppo ampia per i propositi che questo breve testo si prefigge. Invito quindi chiunque volesse formarsi un’idea in merito a consultare qualcuna delle numerosissime opere sull’argomento (molto esauriente e istruttivo a questo proposito è il libro “Terrore Infinito” di Noam Chomsky). Personalmente credo sia fuori da ogni dubbio che l’occupazione Israeliana dei territori palestinesi abbia una fortissima componente razzista, e che all’interno dello stato israeliano viga un regime di apartheid politica, sociale ed economica finalizzato alla subordinazione dei palestinesi agli ebrei.


Da notare è che questo giudizio sullo stato delle cose in Palestina non è una mia personale elucubrazione, ma sono numerosissime le segnalazioni di abusi e violenze nei confronti dei palestinesi che risiedono in Israele, come testimoniano le dichiarazioni di Richard Falk (il relatore ONU per i diritti umani nei territori palestinesi), secondo il quale la politica israeliana verso gli arabi sarebbe “molto simile a un crimine contro l’umanità”. L’unica questione discutibile sarebbe a questo punto se definire queste continue malversazioni come “razzismo” o come semplici “crimini contro l’umanità”.

E anche se le conferenze internazionali non servono prettamente a questo proposito (per questo ci sono i tribunali internazionali), credo non sia oltremodo fuori luogo denunciare delle efferatezze dall’odore razzista nel corso di un summit sul razzismo.

A causa di questa scelta di Ahmadnejad, si è tentato di discreditarlo in tutti i modi, fino a tacciare di razzismo il suo discorso del 20 aprile (evidentemente senza ascoltarlo, perché solo un ignorante potrebbe equiparare la parola “sionista” alla parola “ebreo”, il che sarebbe come utilizzare “nazista” e “tedesco” come termini intercambiabili), oppure definendolo, come ha fatto Israele, “il nuovo Hitler” (ma che reazioni di indignazione avremmo avuto in “Occidente” se Ahmadinejad avesse dato del “nuovo Saddam” a Olmert?).

Beninteso, non sto dipingendo Ahmadinejad come un campione della giustizia, solo contro il mondo a difendere i diritti dei palestinesi (i quali, per inciso, attraverso il loro portavoce alla conferenza si sono detti non troppo favorevoli al tono utilizzato dal presidente iraniano): è evidente che la sua è una strategia volta a conseguire consensi elettorali e appoggi politici presso alcuni paesi arabi. Semplicemente, non trovo corretto stigmatizzare a oltranza questi secondi fini, dato che ogni governo (in primis quelli “occidentali”, che si trovano a fare i conti con un sistema democratico) adatta sistematicamente la propria azione in campo internazionale in funzione della ricerca di consenso interno. Non apprezzo Ahmadinejad, che per quanto possa a volte sostenere delle posizioni condivisibili rimane il presidente di un paese teocratico, oppressivo e violento, del tutto incompatibile con i valori che attribuirei alla mia soietà ideale. Ma perché tanto impeto nello stigmatizzare la doppiezza della politica solo quando si parla del presidente di un paese islamico?

E torno così all’ultima domanda, e cioè se la decisione dei governi che hanno disertato il summit sia giustificabile.

In questo caso la mia opinione è netta: dal punto di vista della coerenza e della correttezza questa mossa è stata inqualificabile. E il dato più inquietante è che nessun organo di stampa abbia condannato con ferma onestà questa indecorosa scelta, dipingendola per quello che irrimediabilmente è: l’ennesima dimostrazione che alcuni tra i grandi Stati “occidentali” utilizzano la retorica della democrazia, della libertà di parola, della diplomazia multilaterale e del confronto solo ed esclusivamente quando fa loro comodo.

Il punto è che i governi in questione hanno boicottato questa conferenza (organizzata, vale la pensa ricordarlo, non da una qualsiasi fondazione o da un paese integralista, bensì dall’Organizzazione delle Nazioni Unite) per due semplicissimi motivi: il primo è che gli Stati Uniti e parte dell’Europa non vogliono nemmeno sentir parlare di Israele come di uno stato terrorista e razzista, il secondo è che questi stessi paesi sono pronti ad accettare il confronto nelle istituzioni internazionali solo ed esclusivamente quando hanno la matematica certezza di veder trionfare le loro posizioni.

Chi si dichiara paladino della democrazia dovrebbe accettare la possibilità di essere messo in minoranza, come dovrebbe anche aver interiorizzato i principi base del dialogo e del confronto: se tu dici qualcosa che non condivido, io farò il possibile per confutarlo. È questa l’essenza dei principi sui quali si fonda la “Civiltà Occidentale”, per la quale gli Stati Uniti e l’Europa hanno combattuto decine di guerre. Salvo poi trovarsi più che pronti a sacrificarli sull’altare della realpolitik.

Rifuggire il confronto insinua il dubbio che non si sia in grado di difendere le proprie opinioni.

Tentare di delegittimare una conferenza internazionale boicottandola fomenta anche il sospetto che il proprio arroccarsi sia in cattiva fede.
E in entrambi i casi si tratta di comportamenti indegni per una democrazia che si vorrebbe moderna.

Commenti all'articolo

  • Di astrolab (---.---.---.207) 27 aprile 2009 19:20
    astrolab

    Evidentemente, Lei, analizzando nell’articolo, i comportamenti di alcuni, che a titolo di protesta, non hanno partecipato al summit Durban 2, che già dal primo episodio di questa sagra anirazzista, si è svolto in in paese dove il razzismo è la nuova indicazione del governo che ospitando il summit, in Sud Africa, lo stesso Governo ha notoriamente intrapreso un’atteggiamento razzista nei confronti degli Africani di pelle bianca, dunque non nasce certo sotto ’egemonia del buon consiglio, ma con motivazioni che, per alcuni, come il Presidente Iraniano, invece di chetarsi su pensieri Islamici razzisti nei confronti sia dell ’Occidente che sugli Ebrei, non ha fatto altro che dominare la scena a causa dell’iniquità dei partecipanti, che nulla hanno fatto per zittirlo, a parte quelli che se ne sono andati, ma il suo giudizio, sulla causa dei poveri Palestinesi, mi lascia pensare di un prezzolamento dell’autore che si dimentica come i fatti di violenza non nascono certo dalla parte Ebraica, visto che ne hanno ammazzati circa 6 ilioni, ed evidentemente , non sono piu’ disposti a porgere l’altra guancia, e forse per questo sono colpevoli di difendersi dai terroristi che guarda caso, vengono proprio dal paese dei poveri Palestinesi.
    Io non sono nè con gli uni nè con gli altri, ma guardo con occhio attento ciò che accade, ricordo che la Palestina festeggiava sparando nelle strade, con gioia, quando l’11 settembre migliaia di innocenti morivano per gli attentati dei terroristi Islamici.
    Ci vuole proprio un bel coraggio a giustificare questi animali, compreso il Presidente dell ’Iran che come tutti i dittatori, impone a tutti quelli che non la pensano come lui, la legge dittatoriale fatta di carcere e torture, che è sempre stata l’oppressione del Popolo Iraniano, già ma questo non si dice.. e pochi conoscono le realtà, il sottoscritto spesso si è recato in Iran, loro pensato all’atomica, e non hanno nemmeno le autostrade e i treni.....

    • Di pint74 (---.---.---.209) 27 aprile 2009 20:36
      pint74

      Forse un pò meno televisione ed un pò più di informazione in rete ti aiuterebbero a cambiare idea riguardo alle nostre "democrazie",soprattutto al paladino della "libertà" e della "giustizia" in medio oriente,cioè Israele.
      Nessuno mette in dubbio che l’autodifesa delloStato e dei suoi abitanti sia un principio base di qualsiasi governo ma il piccolostato di Israele con il suo arsenale nucleare eds un’ampia scelta di armi di distruzione di massa stà forse esagerando nell’applicare questo principio.
      Qualcuno negli anni 30 usò la scusa dello "spazio vitale" per giustificare la guerra.
      Qualcuno oggi usa la scusa dell’autodifesa per giustificare la violenza e la guerra.
      Comunque consiglio vivamente di leggere quando dicono organizzazioni umanitarie come Emergency o chi è in loco ad affrontare le conseguenze della giustizia israliana prima di sparare a zero sui palistinesi e sugli islamici in generale.
      Soprattutto consiglio di leggere un pò la storia di Gaza,quella reale e non quella pubblicizzata dall’occidente.
      Inoltre un pò di cultura islamica non guasta...Soprattutto conoscerne la storia e capire perchè è nato l’odio verso l’occidente.
      Forse i mostri non sono loro...


    • Di Danïela (---.---.---.250) 28 aprile 2009 14:10

      Astrolab:

      Evidentemente, Lei, ha un problema con l’analisi logica e l’uso della punteggiatura. E non è marginale. Non mi limito a un Morettiano "le parole sono importanti". La parola è riflesso del pensiero, e il Suo mi pare confuso.

  • Di pint74 (---.---.---.209) 27 aprile 2009 20:41
    pint74

    Tornando all’articolo,direi che è veramente ben fatto.
    Complimenti,dettagliato e veritiero.

  • Di TheGabbo (---.---.---.165) 27 aprile 2009 21:12
    Gabriele Cappelletti

     Astrolab,

    Credo che nel Suo discorso vi siano osservazioni corrette dal punto di vista fattuale, ma del tutto non pertinenti nell’analisi di questa tematica. Né queste osservazioni mi paiono efficaci nel sostenere la sua tesi che (sia detto senza fini di provocazione) non mi pare nemmeno del tutto chiara.
    Devo ammettere innanzitutto che fatico a cogliere il significato da Lei attribuito al termine “iniquo”: secondo la Sua interpretazione (mi corregga se sbaglio) iniquo non è solo chi non fa nulla per “zittire” gli avversari (codardi quei delegati europei, che in nome della giustizia avrebbero dovuto scagliarsi contro Ahmadinejad per zittirlo, invece che uscire di soppiatto dalla sala!), ma anche chi non si prodiga nel togliere la parola all’oratore, pur essendo d’accordo con quel che dice. Lei è libero di pensarla come vuole, ma mi domando a cosa servirebbero le conferenze internazionali se tutti condividessero la Sua visione.
    Per quanto riguarda il mio presunto “prezzolamento”, non Le nascondo che delle bustarelle mi farebbero comodo per tre motivi: primo perché quando si è studenti universitari i soldi non bastano mai, secondo perché la nostra realtà ci insegna che più si è corrotti più il nostro prestigio sociale aumenta, terzo perché per esser oggetto di avances economiche bisogna aver raggiunto una certa notorietà. Non ho quindi nessun particolare motivo per essere orgoglioso della mia totale indipendenza.
    La Sua considerazione di fatto sull’origine della violenza è parzialmente corretta. Parzialmente nella misura in cui Lei, di fronte a un’eventuale uccisione sistematica di cittadini coreani da parte del governo di Evo Morales in Bolivia, impugnerebbe gli sterminî coloniali perpetrati dagli spagnoli nel XVI secolo come giustificazione ragionevole.
    Come detto, inoltre, non intendo dilungarmi su uno dei conflitti più complessi e controversi del XX secolo. Nel mio articolo ho espresso la mia opinione a riguardo, e qui sottolineo che la questione essenziale riguarda il diritto del presidente iraniano a esprimersi, come anche i diritto di un ipotetico delegato israeliano a controbattere, qualora fossero state dette falsità.
    Il mio giudizio riguardo alla questione nucleare iraniana da Lei sollevata è descritto in maniera esauriente sul mio blog, e non ritengo necessario riportarla per intero in questa sede: se fosse interessato la invito a consultare, appunto, il mio sito.
     
    Cordialmente,
    Gabriele Cappelletti
     
    PS: Non mi trovo competente in materia di diritti umani nel Sudafrica post-apartheid. Le chiedo cordialmente di indicarmi le fonti a supporto delle sue affermazioni, così da potermi informare.
     
    PPS: Non posso che trovarmi perfettamente d’accordo con il commento di Pint74, che ringrazio per i complimenti.
     

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