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Due secoli e mezzo di lotte passati invano?

di Turi COMITO

La sentenza della Corte europea dei diritti umani che invita lo Stato italiano a legiferare in materia di unioni civili è, ovviamente, una notizia ottima. E le polemiche del “Ruspini” leghista o della Cei fondate sul “benaltrismo” (sono “ben altri” i problemi degli italiani) fanno solo un poco pena: è altrettanto ovvio. Ché lo sappiamo tutti benissimo, senza bisogno del loro interessato contributo, che c’è gente che rovista nei cassonetti, che perde il lavoro e non lo trova più, che non ha i soldi per farsi curare adeguatamente e via dicendo. Solo che la Corte non si occupa di queste cose. La Corte si occupa di “Diritti umani”.

E cioè, per la precisione, di garantire l’applicazione di alcuni diritti fondamentali dentro una comunità – chiamata Consiglio d’Europa (che non è l’Unione europea, ma un’altra cosa) – specificatamente previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Tali diritti sono:
1) il diritto alla vita (proibizione della pena di morte)
2) diritto a non essere sottoposti a tortura (proibizione della tortura)
3) diritto a non essere sottoposti a schiavitù (proibizione della schiavitù)
4) diritto alla libertà e alla sicurezza (inteso nel senso che la detenzione è fortemente regolamentata)
5) diritto ad un processo equo
6) diritto a non essere condannato senza una legge che preveda un certo reato
7) diritto al rispetto della vita privata e familiare (nessuna intromissione dello Stato nella vita privata dei cittadini)
8) diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione
9) diritto alla libertà di espressione
10) diritto alla libertà di riunione e di associazione


11) diritto al matrimonio
12) diritto a un ricorso effettivo
13) diritto di non essere discriminati (per sesso, razza, religione, ecc.)

Dalla lettura di questa lista si capisce subito che la Convenzione e la Corte dei diritti dell’uomo sono una chiara emanazione della migliore tradizione illuministica e liberale che si è opposta, vittoriosamente alla fine, per qualche secolo alla tendenza dispotica di re e regine e di stati variamente assolutisti.

Manca del tutto, come si vede, qualunque riferimento ad una dottrina – teoretica e politica – pressocché coeva al liberalismo classico e che ha egualmente segnato la storia dell’Europa degli ultimi due secoli e mezzo: quella socialista. Quella cioè nella quale sono presi in considerazione non solo i diritti umani (individuali) ma i diritti sociali e che prevedono non divieti da parte dello Stato nei confronti dei cittadini, ma “prestazioni” dello Stato verso di loro. Per esempio (e alla rinfusa):

– il diritto all’assistenza sanitaria
– il diritto di sciopero
– il diritto di all’istruzione 
– il diritto a prestazioni di sussistenza dopo l’età lavorativa (le pensioni per intenderci)
– il diritto ad una retribuzione minima garantita e dignitosa per ciascuno 
– il diritto ad una vita dignitosa in assenza di capacità economiche autosufficienti

In base a queste “assenze” nella Convenzione dei diritti dell’uomo è impossibile rivolgersi alla Corte europea per, ad esempio, vedersi garantito un minimo di aiuto economico dallo Stato per evitare di rovistare tra i cassonetti. Oppure è impossibile citare in giudizio lo Stato italiano, o quello greco, per non avere accesso all’energia elettrica se non la si può pagare per evidenti disagi economici. E via di seguito.

Certo è possibile che un cittadino in condizioni di povertà estrema si rivolga alla Caritas per una minestra ma non è possibile che lo stesso cittadino si rivolga alla Corte per reclamare il diritto a non morire di fame. Anche perché non avrebbe i denari sufficienti per pagarsi un avvocato all’altezza della situazione.
Pertanto, stando così le cose, le polemiche fascistoidi e variamente reazionarie circa la sentenza della Corte che dimentica “ben altri” problemi risultano ridicole e infondate.

Bello però sarebbe se la sinistra, cioè tutte quelle formazioni figlie di un pensiero socialista egualitario e solidarista, lo dicessero chiaramente che, così com’è, la Convenzione dei diritti dell’uomo è una “conventio ad excludendum” visto che tra i diritti dell’uomo sono esclusi i diritti sociali, cioè quelli relativi alla dignitosa sopravvivenza di ogni uomo.
Alla fine si ha la sensazione che due secoli e mezzo di lotte siano passati invano.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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