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Due ottimi film italiani al cinema

Visti da Francesco Masala: Le otto montagne e Le Vele Scarlatte, e un corto, Salva Ralph

 

LE OTTO MONTAGNE – CHARLOTTE VANDERMEERSCH, FELIX VON GROENINGEN

Ho letto un paio d’anni fa il libro di Paolo Cognetti (qui), e mi era piaciuto molto, e temevo per il passaggio dal libro al film, e mentre lo guardavo tutti i dubbi svanivano.

I due protagonisti sono bravissimi (come tutti gli attori, d’altronde), il merito è anche dei due bravi registi belgi, naturalmente.

Bruno (Alessandro Borghi) è davvero eccezionale, sotto quella barba non immagini che ci sia un attore.

E' un uomo d’altri tempi, il mercato, i contatti, le banche lo fregano, e lui viene chiuso in un angolo, senza via d’uscita.

Pietro (Luca Marinelli) è uno che non trova la sua strada (e poi la trova in Nepal), ha lasciato con rancore il padre, un bravissimo Filippo Timi, che soffre tantissimo dalla lontananza del figlio.

Solo con la madre, l’ottima attrice Elena Lietti, Pietro riesce a tenere i contatti e attraverso di lei Bruno e Pietro riescono a non perdersi.

Alla fine esci dal cinema contento, contento di aver (ri)conosciuto Bruno e Pietro.

insomma, un film da non perdere.

 

Le Vele Scarlatte – Pietro Marcello

il film “francese” di Pietro Marcello è una storia di un secolo fa, dopo la prima guerra mondiale, con immagini d’epoca che potrebbero benissimo essere prese da J’accuse, di Abel Gance.

è la storia di Raphael che torna dalla guerra, sua moglie è morta, e poi si scoprirà come e perché, resta una bambina, Juliette, che lui alleva con infinito amore.

intanto Raphael cerca di sopravvivere lavorando onestamente, è un operaio-artigiano come pochi.

Juliette cresce, sempre brava a scuola, in un villaggio di merda, e sì scoprirà perché.

Juliette, che intanto è diventata bella e ha conosciuto l’amore di un aviatore, è sempre tormentata dai ragazzi del paese (fra i quali per un attimo appare Quinquin del film P’tit Quinquin, di Bruno Dumont.

un film d’altri tempi, che non sfigura nei nostri.

buona (volante) visione – Ismaele

ps: la canzone che canta Juliette è una poesia di Louise Michel

eccola:

Les hirondelles 

Hirondelle qui vient de la nue orageuse

Hirondelle fidèle, où vas-tu ? dis-le-moi.
Quelle brise t’emporte, errante voyageuse ?
Écoute, je voudrais m’en aller avec toi,

Bien loin, bien loin d’ici, vers d’immenses rivages,
Vers de grands rochers nus, des grèves, des déserts,
Dans l’inconnu muet, ou bien vers d’autres âges,
Vers les astres errants qui roulent dans les airs.

Ah ! laisse-moi pleurer, pleurer, quand de tes ailes
Tu rases l’herbe verte et qu’aux profonds concerts
Des forêts et des vents tu réponds des tourelles,
Avec ta rauque voix, mon doux oiseau des mers.

Hirondelle aux yeux noirs, hirondelle, je t’aime !
Je ne sais quel écho par toi m’est apporté
Des rivages lointains ; pour vivre, loi suprême,
Il me faut, comme à toi, l’air et la liberté.

da qui

 

“Le vele scarlatte” è ambientato nel periodo storico tra le due guerre mondiali in un piccolo paesino di campagna. Un ambiente e un tempo che sanno di antico, di semplice, di situazioni legate alla natura e alla genuinità di cibo, relazioni e amicizie.

Purtroppo gli eventi non andranno tutti in questa direzione svelando anche caratteristiche poco costruttive nel paese come l’invidia, la gelosia, l’arroganza e l’egoismo di diversi personaggi. Una dinamica ben organizzata da una buona sceneggiatura e da delle ottime interpretazioni magistralmente dirette da Pietro Marcello. La sua regia da spazio non solo alla vicenda e ai personaggi ma anche alla natura, ai paesaggi, ai colori dei prati, delle case facendoci respirare proprio l’atmosfera.

Juliette inesorabilmente avrà anche fame d’amore, quell’amore che cade letteralmente dal cielo e che gonfia quelle vele che metaforicamente danno una spinta inesauribile a una barca per affrontare il mare aperto. Andare oltre le difficoltà, intraprendere il cammino anche se il traguardo sembra lontano, mai arrendersi sono gli ingredienti per realizzare i propri sogni.

Un ottimo film, di quelli che parlano al cuore, lo interrogano e il cuore si chiede come mai, oggi, non può essere così tutto benedettamente genuino.

da qui

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