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Donne maltrattate, mute e rassegnate: c’è sempre una via d’uscita

Oggi, 25 novembre, è la giornata internazionale contro la violenza sulla sfera femminile. Vi racconto la storia vera di una delle tante Donne, vittima di uomo carnefice, che ce l’ha fatta a dire basta: un nastro bianco contro la paura.

Un nastro bianco contro la paura.


Non arriva più
il fiume in piena
che spazzava via
il male di vivere.
Aridi,
gli occhi,
bramano
un bagno di lacrime

dove affogare
e le pene purificare.
Poche stille scarlatte
affiorano,
e subito si spengono,


soffocate,
in lei e con lei.

 

Piove leggermente, adesso. I tergicristalli emettono un sinistro cigolio. I suoi occhi cercano di contenere inutilmente lacrime che scivolano mute. Non ti rivolge la parola per tutto il breve tragitto. L’ennesima umiliazione le ritrasmette fotogrammi delle angherie da te subite. Tu non fiati, come al solito, l’idea di farle male ti scorre addosso. Da ubriaco. Da sobrio, poi, ti penti. Vigliacco. E' stufa di comprendere i tuoi malesseri. E' stanca di giustificarti. Sei una bestia. E ciononostante è incatenata al palo di questa assurda realtà. Voleva il rock and roll?! Il destino l'ha presa alla lettera.

A casa, tu prendi la via delle scale e ti dilegui nel tuo, ovvero suo, spazio. Sa già che pretendi ti segua. Non esiste! Trova una scusa, ormai ha sgomento delle tue reazioni. “Devo controllare la posta e poi vengo a letto“. Ma spera ardentemente che il sonno ti risucchi negli inferi. Accendi la tv. Lei, al piano di sopra, nella sua tana, avvia il pc. Ha soltanto voglia di non pensare, dimenticare, cazzeggiare un po’ con gli amici virtuali. S’immerge nell’etere per rinascere. Online, però, il tempo vola. Guarda l’ora e realizza che non l'hai ancora cercata. Strano. Per questa notte sono salva, pensa. Ma è meglio spegnere e raggiungere il letto, prima che tu scopra che lei è ancora sveglia. Confessa questo timore come un presagio, scherzandoci su, nel suo spazio virtuale. Non ha proprio voglia di lasciare quel mondo, le manca da quando lo frequenta pochissimo. Vorrebbe restare connessa, anche per non ripiombare nell’angoscia, tuttavia, a malincuore, chiude tutto.

Si alza dalla poltrona cercando di non fare rumore. Nel voltarsi una fitta lancinante le spacca l’aorta in due. Le sei ad un palmo dal naso con l’occhio iniettato di follia. Una mandria di belve indemoniate l’investe in pieno. Con uno spintone la catapulti fuori dalla stanza e t’avventi sul suo amato pc, scaraventandolo a terra: il monitor s’invola e rimbalza in frantumi, la tastiera stramazza sdentata, cavi elettrici scintillano, il mouse crepa spiattellato. Ritorna per cercare di bloccarti, implorandoti di smetterla, e peggiorando le cose. Tu allora l'aggredisci: Lo vedi?? A te importa solo di questo pc!!! Che cazzo fai ancora in piedi, ehhhh???

Sbamm! Lo schiaffone la scaraventa dritta nel cesso che sta proprio di fronte. Un fracasso infernale continua a provenire dalla sua stanza. Stai riducendo tutti i pezzi del pc ai minimi termini. Lei annichilisce in un angolo, cercando di scomparire. Ma poi si fa coraggio e torna a dissuaderti, cercando di calmarti e riportarti alla ragione. In risposta riceve un altro doloroso schiaffone che la sbatte al suolo. Lei, ridotta ad uno rivolo di prostrazione, si rifugia di nuovo nella toilette, questa volta chiudendosi dentro a chiave.

Così, come il lampo di furia cieca s’impossessa di te, alla stessa velocità t’abbandona. Ti sente allontanare borbottando. Un silenzio spettrale cala tra le quattro mura domestiche. Lei resta - per un tempo indefinibile - seduta sul water, in preda a sussulti e brividi. Albeggia, quando, con mani tremule, socchiude l'uscio e spia un campo di sterminio metallico: il pavimento della sua camera è un cimitero di rottami. Tu sei andato a lavorare, fortunatamente. Sguscia fuori circospetta. Allo specchio, la sua immagine mortificata le provoca nauseabondi conati. Copiose lacrime rigano il livido volto provato: Basta. Devo fuggire da questo Inferno! Un'impeto di rabbia feroce l'assale, corre in sala, afferra il telefono e - col cuore in gola - compone velocemente il numero della Polizia…

Lividi nell’anima
le hai lasciato
neri come il male

che ora prova

il corpo maltrattato.
Non più dolci ore
per il suo debole cuore
ma solo amaro dolore.

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