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Disoccupazione giovanile, livello record. Facciamo qualcosa?

L’Istat ha “festeggiato” il 1° maggio, diffondendo il giorno successivo, i dati provvisori sugli occupati e i disoccupati, relativi al mese di marzo del 2012. Il dato più preoccupante è senza dubbio quello riguardante la disoccupazione giovanile. Infatti il tasso di disoccupazione, verificatosi per la popolazione con età compresa tra i 15 e i 24 anni, ha raggiunto il valore record del 35,9%, il valore più alto sia dall'inizio delle serie storiche mensili dell'Istat (gennaio 2004) sia da quelle trimestrali (quarto trimestre 1992).

Appena dopo la diffusione di questi dati è arrivata una precisazione da parte dello stesso Istat.

Così si legge, a tale proposito, in un pezzo dell’Agi:

“Non e' corretto affermare che ‘più di un giovane su tre è disoccupato’: sarebbe più corretto segnalare che ‘più di uno su tre dei giovani attivi è disoccupato’. Lo precisa l'Istat.

L'Istat spiega che ‘in base agli standard internazionali, il tasso di disoccupazione è definito come il rapporto tra i disoccupati e le forze di lavoro (ovvero gli ‘attivi’, i quali comprendono gli occupati e i disoccupati).

Se, dunque, un giovane è studente e non cerca attivamente un lavoro non è considerato tra le forze di lavoro, ma tra gli ‘inattivi’.

L'Istat spiega che per quanto riguarda il dato sulla disoccupazione giovanile diffuso oggi e relativo al mese di marzo 2012 va ricordato che i ‘disoccupati’ di età compresa tra i 15 e i 24 anni sono circa 600.000, cioè il 35,9% delle forze di lavoro di quell'età (come riportato nel comunicato stampa) e il 10,3% della popolazione complessiva della stessa età, nella quale rientrano studenti e altre persone considerate inattive secondo gli standard internazionali”.

La precisazione non può che essere considerata valida. Ma resta il fatto che il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto un valore mai verificatosi fino ad ora, almeno da quando l’Istat fornisce le serie storiche mensili e da quando diffonde quelle trimestrali.

Ed inoltre si conferma il fatto che la disoccupazione giovanile in Italia è più elevata che in altri paesi europei.

Io stesso scrissi in un articolo, facendo riferimento a dati relativi al novembre 2011, in cui mi occupavo della disoccupazione a livello europeo:

“La situazione peggiora notevolmente se si analizza la disoccupazione giovanile e, in particolar modo, peggiora per l’Italia.

Infatti non si è affatto arrestata la crescita della disoccupazione fra i giovani con meno di 25 anni, nell'Unione europea, con gli italiani al quinto posto fra coloro che hanno i tassi di disoccupazione più alti (30,1%), ma al di sotto del record spagnolo, dove un ragazzo su due è senza lavoro (49,6%).

Nel mese di novembre del 2011 nei 27 Stati membri la disoccupazione dei giovani è arrivata a quota 22,3% (contro il 22% di ottobre 2011 e il 21% di novembre del 2010).

Poco migliore il dato dell'eurozona, contraddistinta da un tasso del 21,7% a novembre 2011, rispetto al 20,6% di novembre del 2010.

Pertanto gli italiani a novembre dell'anno scorso si sono ‘piazzati’ al di sopra della media europea (30,1%), dopo Spagna (49,6%), Grecia (46,6% a settembre del 2011), Slovacchia (35,1%) e Portogallo (30,7%). Oltre la media Ue anche gli under 25 disoccupati francesi (23,8%), mentre a registrare i tassi più bassi sono gli under 25 tedeschi (8,1%), austriaci (8,3%) e olandesi (8,6%). Complessivamente, secondo Eurostat, rispetto al novembre del 2010 c'è stato un aumento di 335.000 giovani senza lavoro nell'Ue a 27 paesi e di 207.000 nell'Eurozona”.

Pertanto, nel commentare gli ultimi dati Istat sulla disoccupazione, risultano condivisibili le valutazioni espresse da Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, riportate su Tmc News:

“‘Si sta creando una miscela esplosiva nel paese, tra aumento della disoccupazione, aumento delle tasse, blocco degli investimenti pubblici e privati’, ha sottolineato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

‘Qui occorre una svolta nella politica economica, altro che spending review - prosegue - il 2012 si sta confermando l'anno più nero per la disoccupazione.

Nessuno sta facendo niente per i giovani. Vanno accelerati i tempi di approvazione della riforma del lavoro, senza alterare il difficile equilibrio raggiunto in particolare sulle tipologie contrattuali, semmai rafforzando, anche con una dotazione economica, gli interventi di politica attiva per favorire la collocazione e ricollocazione lavorativa, e va finalmente sbloccato il credito di imposta per le nuove assunzione al Sud’”.

Anche i giovani della Cgil hanno preso in esame i dati sulla disoccupazione giovanile, così come si riferisce su Italian Network:

“‘Basta annunci e false promesse: una intera generazione è stata tagliata fuori dal lavoro e si troverà a pagare il conto di una crisi sempre più dura. Serve subito un piano di investimenti’.

Così in una nota i giovani della Cgil commentano i dati sulla disoccupazione giovanile diffusi dall'Istat, rilevando come il sindacato sarà in piazza giovedì 10 maggio ‘per ricordare al Governo che i giovani non possono essere solo un buon pretesto per ridurre i diritti sociali’...

Secondo i giovani del sindacato di corso d'Italia ‘i continui proclami di attenzione verso i giovani assumono un sapore amaro di fronte ai dati sulla disoccupazione giovanile. Il tasso di disoccupazione giovanile cresce a livelli esponenziali: altro che equità intergenerazionale, una intera generazione è stata tagliata fuori’.

Per questo, osservano, ‘è necessario finirla con annunci e false promesse. Come noto l'occupazione non si crea con la riforma del mercato del lavoro, né tanto meno con i tagli alla spesa pubblica: sono urgenti misure specifiche per scongiurare la recessione.

Chiediamo un piano di investimenti per l'occupazione giovanile che scommetta sui settori innovativi, sulla salvaguardia dell'ambiente e del territorio, sulle tante competenze dei giovani costretti a fuggire all'estero’.

Temi che saranno al centro della giornata di mobilitazione promossa dalla Cgil per il 10 maggio - Precarietà: l'unico taglio giusto -.

‘Saremo in piazza per dire che i giovani non sono un buon pretesto per ridurre i diritti sociali. Vogliamo risposte effettive: investimenti, occupazione e una riforma del lavoro - concludono i giovani della Cgil - che contrasti davvero la precarietà ed estenda gli ammortizzatori sociali a tutti i coloro che ne sono esclusi’”.

Sono d’accordo con quanto sostenuto dai giovani della Cgil, soprattutto quando affermano “sono urgenti misure specifiche per scongiurare la recessione”. Il punto fondamentale è proprio questo, ovvero che non è possibile pensare di ridurre la disoccupazione, e in primo luogo quella giovanile, se non si realizzano interventi volti a contrastare la recessione. Se il Pil continua a ridursi, non è affatto ipotizzabile che diminuisca la disoccupazione. E la disoccupazione deve diminuire in misura consistente.

Non c’è dubbio che a questo proposito occorra una politica economica volta a contrastare la recessione, varata dall’Unione Europea e effettivamente praticata soprattutto dai paesi più importanti, a partire dalla Germania. E il governo italiano deve attivarsi affinchè che questa nuova politica economica a livello europeo sia effettivamente promossa. Nel frattempo, comunque, il nostro governo può comunque, autonomamente, adottare interventi mirati appunto a combattere la recessione e a ridurre la disoccupazione. Fino ad ora questo non è avvenuto. Solo rigore fiscale, peraltro eccessivo. Intendiamo voltare pagina? E’, o meglio sarebbe, indispensabile.

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