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Disfunzioni sessuali e depressione: un legame

Depressione e disfunzioni sessuali sono accomunate dagli stessi meccanismi patogenetici, tanto che, all’insorgere dell’una possono comparire di riflesso anche gli altri come è vero il rapporto inverso: causa ed effetto sono dunque due ruoli dinamici che possono essere rivestiti ora dal disturbo dell’umore ora dalle problematiche che ledono la sessualità.

A complicare la situazione troviamo alcuni trattamenti farmacologici, come gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), che tra gli effetti collaterali possono indurre delle alterazioni nella sfera sessuale del paziente tali da instaurare un circolo vizioso patogeno tra la sessualità e il tono dell’umore (Reynaert et al, 2010).

Infatti per un soggetto affetto da depressione, la possibilità di un blocco iatrogeno della sessualità (cioè conseguente ad un trattamento farmacologico/intervento chirurgico) rappresenta un ulteriore rischio per l’aggravio dello stato dell’umore.

Ciò va a sommarsi con i vari effetti collaterali che la depressione ha sulla sessualità e che principalmente riguardano l’inibizione; lo stato depressivo per definizione va a smorzare lo slancio vitale dell’individuo e con esso anche il piacere sessuale e l’affettività ne risultano compromessi.

Non a caso uno dei criteri diagnostici presenti nel DSM 5 attribuisce all’anedonia un ruolo di centrale importanza tale da inficiare gravemente il funzionamento globale dell’individuo.

E’ altresì possibile che negli stati depressivi non gravi, ma accompagnati da ansia, l’attività sessuale possa rivestire il ruolo di meccanismo difensivo contro l’autodistruzione che contraddistingue la depressione: in questo caso i rapporti sessuali possono essere più frequenti anche se poveri di soddisfazione, sfociare in una dipendenza sessuale o in un quadro parafilico.

Proprio a causa del doppio nodo che lega le due variabili oggetto di discussione è necessario che i medici facciano attenzione nel somministrare farmaci (sempre a seconda del caso specifico) che non vadano ad inficiare sensibilmente la sessualità del paziente; questo perché l’atto sessuale è di per sé un potente antidepressivo e la dimensione psicosessuale del soggetto è necessario che venga tutelata il più possibile.

E’ inoltre importante, alla luce della variabile eziologica alla base della depressione e delle disfunzioni sessuali, far leva su un trattamento che sia globale ed integrato dando così spazio anche alla dimensione psicologica, cognitiva, emotiva e relazionale del paziente.

Infine, un importante tema su cui la ricerca dovrà far luce in futuro riguarda lo studio delle differenze genetiche tra gli individui, in modo da poter costruire dei trattamenti ad hoc altamente individualizzati, al fine di evitare o gestire al meglio le disfunzioni correlate al disturbo depressivo e viceversa (Clayton et al, 2014).

 

Tirocinante: Nicoletta Massa

Tutor: Fabiana Salucci

 

Bibliografia

American Psychiatric Association (APA) (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014

Jannini, E. A., Lenzi, A., & Maggi, M. A. (2007). Sessuologia medica. Trattato di psicosessuologia e medicina della sessualità. Elsevier srl.

 

Sitografia

https://www.webmd.com/depression/guide/sexual-problems-and-depression

https://www.ipsico.it/sintomi-cura/calo-desiderio-sessuale/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21057415

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25148932

 

 

 
 
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