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Discarica abusiva nel Parco Nazionale del Vesuvio. Com’è possibile?

Sequestrate 41 tonnellate di rifiuti speciali, 9 automezzi per il trasporto e un'area di 3000 metri quadrati adibita a discarica all'interno del Parco Nazionale del Vesuvio: proprio dove si trova cava Sari, la discarica di Terzigno. Denuncia il Presidente dell'ente Parco Ugo Leone sul sito istituzionale: «C´è il rischio che i rifiuti in faccia ai quali il Parco nazionale del Vesuvio aveva sbattuto la porta, entrino dalla finestra. La porta è la cava Vitiello data per non più utilizzabile come discarica; la finestra è costituita dalla minacciosa possibilità che la discarica SARI attualmente in funzione e in via di saturazione venga affiancata da una nuova cavità contigua all´attuale e sempre in area parco. Ciò mentre non solo la logica, ma la legge vorrebbe che, una volta chiusa quella discarica, si proceda alla sua rinaturalizzazione. Per questi motivi siamo costretti a riaprire la parcumiera con la speranza di doverla presto richiudere in contemporanea con la definitiva chiusura di tutte le discariche, comunque abusive, nel Parco. » Una notizia destinata a riaccendere l'insorgenza civile.

Quanto si apprende dagli inquirenti non deve sorprendere, sono anni che i comitati locali denunciano e si battono con coraggio contro questi crimini. I rifiuti sversati nelle fogne cittadine di Napoli per finire in mare o in fiumi e laghi. Gli scarti speciali riversati nella discarica abusiva nel Parco Nazionale del Vesuvio: la Guardia di Finanza questa mattina ha arrestato 7 persone e sequestrato beni per 4 milioni di euro. Come si possa realizzare una discarica abusiva all'interno di un Parco recintato, controllato dalla forestale e da un ente preposto è mistero. Subito si arriva a pensare, con ragione, a complicità istituzionali. Dentro al Parco è un continuo trafficare di mezzi e uomini in tutta la sua ampiezza. Sopra al suo cielo continui gli elicotteri della polizia e della forestale: come nascondere 3 mila metri di traffico illecito? Poco importa conoscere i nomi degli arrestati, rimarreste delusi nello scoprire che si tratta di capri espiatori. Conta invece un'altra notizia connessa: la DIA ha confiscato beni per circa un milione di euro a Rocco Veneziano, 57enne affiliato al clan dei Casalesi-fazione Bidognetti. Il presidente della provincia Napoli, Cesaro, è stato già accusato dal pentito Vassallo d'esser un affiliato di Bidognetti; mentre Nicola Cosentino d'esserlo dei casalesi. Veneziano è stato di recente condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione per 416bis, associazione mafiosa; geometra e imprenditore edile, considerato punto di riferimento per la gestione degli interessi economici del clan. Si occupava di predisporre la documentazione per indire gare di appalto e fornire i nominativi delle imprese 'pulite' alle quali assegnare i lavori per favorire gli interessi dei Casalesi. Ci troviamo davanti ad un gruppo criminale collaudato e radicatosi nel corso dei decenni grazie all'indulgenza e compiacenza politica, locale e nazionale. La mano nera della mafia politica che da sempre gestisce il traffico illecito di rifiuti con profitti intorno ai 10 milioni di euro. E non solo in Campania, questa illusione è un grave errore che difende la parte malata dello Stato italiano

Torniamo al Parco del Vesuvio e cerchiamo di capire come, questo traffico appena scoperto, potesse aver fino ad oggi operato nel silenzio. Luigi Cesaro, fondatore, tra l'altro, della Sapna, la società nata con lo scopo di gestire il sistema del ciclo integrato dei rifiuti nella provincia: conflitto di interesse. La Sapna si avvale della collaborazione di società importanti, come la Partenope Ambiente, controllata al 100% dal gruppo A2A. Dal bilancio 2010 di Partenope Ambiente emerge che nel passato esercizio Acerra ha prodotto un utile di 6,7 mln, di cui 6 mln sono stati destinati all'unico azionista A2A. Mentre il gruppo Impregilo che ha costruito il termovalorizzatore sta subendo un processo nell'aula bunker di Poggioreale dove a nessuno, nemmeno ai giornalisti, è permesso filmare, registrare o anche solo tenere il cellulare. Altra notizia connessa è sull'inchiesta della Procura di Caserta sulla terra «avvelenata» che, nel 2007, portò all’arresto di 38 persone e che si è conclusa con il rinvio a giudizio di altrettanti indagati. Tra i destinatari dei provvedimenti ci sono i titolari della «Naturambiente» di Castelvolturno – Giuseppe e Ludovico Ucciero – ed un loro dipendente, Marco Buongiovanni finiti nella complessa indagine denominata «Chernobyl», nata dalle inchieste «Madre Terra» e «Madre Terra 2».

Nel falso «compost di qualità», hanno appurato i carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente dei carabinieri, c’erano anche tracce di cromo esavalente, una sostanza altamente cancerogena che finiva mischiata al terreno agricolo. Il «cimitero» delle scorie industriali è stato individuato nelle campagne dell’agro nocerino-sarnese, nella piana del Sele, nel Foggiano e nelle falde freatiche di quasi tutta la Campania. Nell'inchiesta, crocevia dei traffici, viene indicato il porto di Napoli. Nelle indagini si è anche verificato l'arrivo di fusti dall'Ucraina, da qui il nome di tutta l'inchiesta: «Chernobyl». Gli inquirenti hanno accertato che le varie società, tutte affiliate tra loro e tra cui «Naturambiente» avrebbero dovuto trasformare i fanghi prodotti dagli impianti di depurazione e di trattamento delle acque industriali in «compost di qualità» per l’agricoltura, invece, falsificavano le carte: scrivevano dell'avvenuta raffinazione del rifiuto, mentendo. Gli inquirenti non hanno avuto dubbi poiché le prove raccolte, tra testimonianze, perquisizioni e intercettazioni ambientali e telefoniche presentavano una holding criminale dedita agli sversamenti illegali di rifiuti. Altro gruppo, la General Construction. La società è controllata dalla famiglia Gallo di Napoli, indicata come uno dei referenti principali di Ansaldo. Il gruppo Ansaldo Energia è controllata da Finmeccanica e nell'aprile 2001 ha costituito varie società con gli inglesi di International Power slc, multinazionale inglese sorta dalla privatizzazione dell'azienda pubblica britannica National Power. Ma, anche la Green Power è accusata di disastro ecologico.

Ansaldo e IP si sono affidate alla General Construction spa per prendere contatti con le realtà locali.

General Construction rientra in un sistema di aziende abbastanza complesso, una piccola galassia fino a diventare una società anonima dove impossibile sembra giungere a dei responsabili. Alla General Construction fanno capo Aled Pawer srl fondata nel luglio 2002, Sofip srl Società finanziaria immobiliare partenopea e la Holding Investimenti srl; questa è controllata dai Gallo ed ha acquistato il 50 per cento di Progest spa che si occupa di consulenze ambientali, e il 50% di Naturambiente srl di Castelvolturno. L'altro 50 per cento di Naturambiente è di proprietà della Holding Share, società a responsabilità limitata in mano ai tre giovani Ucciero di Castelvolturno.

Naturambiente dal 14 luglio 2000 conosce una epoca fatta di continue cessioni: quote cedute ai fratelli Gallo come persone fisiche, a loro volta cederanno le quote alla Holding Investimenti. Gli Ucciero, cederanno quote ai Capece i quali poi le rivenderanno alle persone fisiche Luigi e Giustino Ucciero. Nel 2002 le quote vengono riacquistate dai Capece per tornare infine definitivamente nelle mani degli Ucciero attraverso la Holding Share. Naturambiente e l'affare Venafro.

Si tratta dell'affitto dell'ex conservificio della Cooperconserve. Il Comune di Venafro lo acquistò sborsando un capitale con una procedura insolita, accollandosi un mutuo da 50 mila euro l'anno per una cifra complessiva che supera il milione e mezzo di euro. L'anomalia è che lo affitterà a Naturambiente per poco più di 25 mila euro all'anno.

Con una delibera del gennaio 2003 il capannone viene concesso in locazione per nove anni (rinnovabili) "per uso industriale a scopo ambientale alla società Naturambiente s.r.l. Gestione e Servizi Ecologici con sede in Castel Volturno o sua costituenda società".

Intanto torna in carcere Elio Roma, imprenditore nel settore dello smaltimento rifiuti, originario di Trentola Ducenta. I militari lo hanno arrestato in esecuzione di una sentenza definitiva che lo ha visto condannato a scontare sei anni di reclusione per traffico illecito di rifiuti. Riconosciuto colpevole di aver smaltito in maniera illegale fanghi provenienti dalle più disparate lavorazioni eseguite nel Nord Italia e dai depuratori campani. Il gruppo A2A opera soprattutto al nord. Tra gli altri imputati troviamo affiliati ai casalesi e tutti i conti tornano come per magia. I potenti casalesi

Ora stanno cercando il super latitante Zagaria, considerato assieme agli apparati deviati dello Stato, il padrone della gestione illegale dei rifiuti industriali in mezzo mondo. Zagaria di certo non è lontano da casa sua e si può credere di averlo quasi in pugno: basta ordinare il blitz che tutti attendono. Il potente boss dei casalesi ha le ore contate?

Il Patto: la camorra ci mette i terreni e le ditte di trasporto, lo stato toglie il pattume dalla strada e garantisce appalti e immunità, da sempre funziona così. Forse per queste trattative, ancora in corso, tra potente mafia e pezzi importanti dello Stato che la Prestigiacomo, ministro dell'ambiente, lo scorso 8 giugno avrebbe parlato di fiducia nelle indagine dei magistrati onde appurare gli appalti per l’affidamento del sistema Sistri? Per questo si rimanda continuamente il Sistri? Per via dell'ingerenza da parte della magistratura che rende complicato concludere le mostruose trattative?

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