Diritti per transessuali e coppie gay: ci pensano gli episcopalisti

Mentre i cardinali della Chiesa Anglicana che siedono a Westminster fanno procedere a rilento la consultazione del Parlamento inglese per una proposta di legge sui matrimoni gay, i cugini d'oltreoceano della Chiesa Episcopale si fanno di nuovo bandiera del progressismo religioso. I primi a consacrare un cardinale apertamente gay nella Chiesa Anglicana nel lontano 2003, gli Episcopalisti, alla Episcopal General Convention cominciata ieri ad Indianapolis, si sono spinti decisamente oltre.
La Convention ha infatti deciso di regolamentare ufficialmente l'inclusione dei transessuali nella vita della Chiesa Episcopale, e di condannare all'interno della comunità religiosa le discriminazioni di cui sono invece spesso vittima al di fuori di essa. L'assemblea ha dunque deciso di modificare due canoni in maniera tale da rendere chiaro che il processo di ordinazione è aperto a tutti e che ai transessuali deve essere garantito uno stesso posto nelle fede, e perciò nella struttura gerarchica stessa della Chiesa. Nel dibattito che ha preceduto la deliberazione, la Reverenda Carla Robinson, parlando da transessuale, ha enfatizzato l'importanza del tema, soprattutto per tutti coloro che non sono stati fortunati come lei nel trovare accoglienza nella comunità religiosa: ''includenduci ufficialmente nel canone, noi, come Chiesa, stiamo continuando a incarnare il benvenuto di Cristo che è prioritario nella nostra fede, e a rendere chiaro al modo intero che l'amore di Dio è per tutti''.
Ad aggiungersi a questa importante delibera, 111 voti a 41, la Convention ha anche approvato un rito liturgico provvisorio per consacrare in Chiesa le coppie dello stesso sesso. Mentre per alcuni Reverendi intervistati la decisione rientra nel progetto che già da tempo vuole allargare l'inclusione pastorale, teologica e canonica, altri hanno espresso dubbi sul supporto delle scritture a una decisione come questa. Molti, oltre a esprimere dubbi d'ordine teologico, hanno anche manifestato preoccupazione sull'immagine che verrà proiettata sulla Chiesa madre, ovvero quella Anglicana, che aveva già vietato, per la totale noncuranza degli Episcopalisti, politiche progressiste come questa.
Polemiche a parte, le delibere della Convention di Indeanapolis hanno una grande risonanza. Oltre a stimolare, con il principio dell'universalità del messaggio religioso, un prima o poi necessario e soprattutto proattivo ingresso di tutte le Confessioni Cristiane dentro il dialogo della modernità, lancia anche un appello in più a tutte le entità politiche ancora tentennanti sui pari diritti riservati alle coppie omosessuali e alla comunità transessuale.
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