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Diminuiscono i reati ambientali e aumentano gli arresti

E’ stato presentato al Senato “Ecomafia 2016”, il rapporto di Legambiente che si occupa della criminalità ambientale. Secondo il rapporto, nella lotta agli ecoreati compaiono i primi segni di un’inversione di tendenza, grazie all’introduzione, nel 2015, della legge sui delitti ambientali nel codice penale. Il risultato è un calo di reati e un aumento di arresti.

I principali contenuti del rapporto sono esaminati in un articolo di Anna Romano pubblicato su Nationalgeographic. Analizzando i dati del rapporto, emerge un quadro molto composito dei diversi tipi di ecoreati. Infatti se la tendenza è di un generale calo, per alcuni settori i reati sono invece in aumento.

Diminuiscono gli illeciti ambientali accertati, i cui numeri restano però alti: 27.745, più di 76 al giorno. Continua la pressione dell’abusivismo, indifferente alla crisi del settore edilizio, con 18.000 nuove constatazioni di immobili fuorilegge. Sono in calo le infrazioni del ciclo dei rifiuti e del cemento, per i quali il primato negativo spetta alla Campania, con il 18% di casi su scala nazionale. La Campania ha anche il più alto numero di roghi, seguita da Calabria, Sicilia e Puglia.

Nonostante il calo complessivo dei reati nel 2015, cresce purtroppo l’incidenza degli illeciti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) dove se ne sono contati ben 13.388, il 48,3% sul totale nazionale (nel 2014 l’incidenza era del 44,6%). Ad aumentare a livello nazionale sono invece gli illeciti nella filiera agro-alimentare, rappresentati principalmente dalla contraffazione di marchi protetti come il parmigiano, l’olio e il vino.

Anche i reati contro gli animali sono in salita, con oltre 8.000 reati registrati: nel racket degli animali sono incluse le corse di cavalli clandestine, combattimenti di cani e traffico di animali esotici.

Nel settore dei beni culturali gli illeciti diminuiscono, ma le cifre sono ancora preoccupanti: il valore delle opere sequestrate o recuperate dalle forze dell’ordine è di 3,3 miliardi di euro, sei volte superiore a quello registrato l’anno precedente.

Il rapporto annuale di Legambiente si occupa anche del mercato illegale del legno pregiato e dei pallet, gli imballaggi di legno usati nel trasporto merci. Un mercato nero forse poco noto rispetto ad altri, ma che alimenta un business da circa 720 milioni di euro solo Italia. E che, secondo la Fao, sarebbe responsabile del 50% della deforestazione nel Sud del mondo. La legge sui delitti ambientali ha permesso di raccogliere i primi frutti, ma restano diversi fronti aperti.

Uno di questi è stato evidenziato dal presidente del Senato, Pietro Grasso, dal 2005 al 2012 Procuratore nazionale antimafia, che è intervenuto alla presentazione del rapporto.

“Serve un programma nazionale di bonifica per i territori inquinati che continuano a immettere veleni nell’acqua, nell’aria e negli alimenti” ha detto Grasso. “Abbiamo il dovere di ricostruire un equilibrio fra territorio e società, fra sviluppo e cultura, fra ambiente e diritti della persona”.

Per Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, dopo la legge sugli ecoreati e quella sulle agenzie ambientali sono necessari altri interventi: “C’è bisogno con urgenza di leggi sui delitti contro gli animali, di norme per semplificare l’abbattimento degli ecomostri, di strumenti contro le agromafie e della costituzione di una polizia ambientale più strutturata sul territorio”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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