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Difesa gratis per i cittadini, non per lo Stato

Mentre attendiamo i dazi di Trump, ecco l'idea multipartisan, fotocopiata dall'egemonia culturale dell'Avvocato del Popolo. Andiamo di scorporo o prendiamo un fantasioso MES difensivo. Cioè altro debito, ma "senza gravare sul popolo"

Mentre gli europei attendono nervosamente i primi ordini esecutivi di Donald Trump, subito dopo il suo insediamento a gennaio, con i nuovi dazi a nostro carico, e mentre in Italia c’è chi praticamente non vede l’ora che ciò accada, visto che al giro precedente “il nostro export è comunque aumentato”, e alla fine “con i dazi gli americani diverranno più ricchi e potranno venire più spesso in vacanza da noi”, sul tavolo resta il punto del traguardo del 2 per cento su Pil per le spese per la Difesa.

Meloni e le priorità reali

L’Italia è praticamente l’unico grande paese Ue (con la Spagna) ad essere molto lontano dal target, ed è quindi partito il dibattito su che fare, nell’impossibilità di stampare moneta ma anche caccia e carri armati con stampanti 3D. Ieri abbiamo avuto due prese di posizione pesanti. La prima è quella del/la premier, Giorgia Meloni, che ha scolpito:

Io sono assolutamente convinta che l’Europa e quindi anche l’Italia debbano riuscire a garantire la loro maggiore indipendenza, la loro maggiore autonomia, anche investendo di più in difesa. Chiaramente servono gli strumenti per poterlo fare. Ci sono delle “aperture” per permettere anche ai Paesi più indebitati di arrivare a spendere per la difesa almeno il 2% del Pil, come chiede la Nato, ma su questo bisogna fare molto di più.

Si può fare di più, quindi. Ad esempio? Ancora Meloni:

L’unica cosa che io non sono disposta a fare è prendermela con i cittadini italiani, con i lavoratori. Noi spendiamo le risorse su priorità che sono reali. Non gettiamo soldi dalla finestra.

Quindi, la sintesi: spendere per la Difesa sono soldi buttati dalla finestra, e le priorità reali sono altre. In alternativa, lasciateci scorporare dal deficit le spese per la Difesa. Ora, non sono certo che Trump gradirebbe sentirsi dire che la spesa per la Difesa è una inutile ubbia, ma il problema è e resta in seno alla Ue.

Oggettivamente, con il ritorno del Patto di stabilità e grandi fabbisogni di spesa alle viste, per transizione ecologica, tecnologica e difesa europea, non saranno bei momenti. I populisti europei sono già pronti a scuotere l’albero e raccogliere i frutti. Ma l’Italia resta tetragona con i suoi leggendari scorpori: passano lustri ed ere politiche e la canzone resta quella, da destra come da sinistra. Vado di scorporo.

Meloni, con questo concetto, si mette in scia del riverniciato rossobruno Giuseppe Conte. Nel senso che è diventata pacifista? No, che ritiene che la spesa per la Difesa non debba gravare sui cittadini ma sullo Stato. Ricordate la frase immortale dell’Avvocato del Popolo sul Superbonus? “Gratuitamente per le famiglie, non per lo Stato”. Meraviglioso, una vera prova di forza di egemonia culturale. Al punto che Meloni riprende e rilancia lo stesso concetto.

Enrico Letta e il MES difensivo

E a sinistra, o centro-sinistra, come stanno dopo la batosta americana? Qui prende la parola Enrico Letta, durante il Festival Città Impresa di Bergamo. E ha subito un’idea meravigliosa:

Credo che nessun politico italiano riuscirebbe a convincere gli elettori a tagliare il welfare per aumentare le spese di difesa, perché noi, a differenza della Germania, non abbiamo margine di bilancio.

Riporta il Corriere oggi. Stesso concetto di Meloni: non abbiamo soldi, spiacenti. Che fare, quindi? Ecco l’idea geniale che si fa strada a colpi di fari nella mente europeista di Letta. Leggiamo dallo stesso articolo:

Ma esiste un’alternativa e a suggerirla è proprio il presidente dell’Istituto Jacques Delors: istituire una linea di credito del Mes per la difesa. «Non vedo ragioni per non utilizzarlo per finanziare le necessità di difesa europea. Servirebbe anche all’Italia, per uscire dal cul de sac in cui si è infilata», ha spiegato l’ex presidente del Consiglio, facendo riferimento alla mancata ratifica da parte dell’Italia che sta bloccando la riforma a livello europeo.

Quindi, vediamo: saltato l’uso del MES sanitario, rilanciato ossessivamente dal terzo sesto polo a tempo ampiamente scaduto e credendo di poterci finanziare investimenti in sanità, ecco l’idea lettiana del MES per la Difesa. Cioè altro debito, a condizioni assai favorevoli: “Donne, è arrivato il debitino!”, già si sente urlare per strada. Perché, vedete, non possiamo tagliare la spesa per welfare per pagare quella per la Difesa. Giusto, sono d’accordo.

E allora, anche per Letta facciamo più debito ma sotto le insegne del MES, per farci perdonare di non averlo ancora ratificato. Europeismo di platino, praticamente. Ma chi ha convinto Letta che l’emissione di debito comune per la difesa oggi costerebbe molto meno rispetto ai nostri Btp? Mistero. Gli altri paesi hanno quasi tutti raggiunto il target di spesa, manchiamo noi, e quindi ci facciamo finanziare a tasso agevolato o presunto tale il nostro ritardo. Per uscire dal cul de sac o per prendere per il cul ma senza sac se stessi prima che il prossimo?

E soprattutto, “visto che non possiamo tagliare la spesa per welfare, facciamo altro debito”, che concetto è? Il debito aggiuntivo sarebbe sostenibile, a prescindere dal fatto che venga fatto con Btp o improbabili eurobond? Vai a saperlo.

L’unica certezza, quindi, è che gli italiani sono, a livello multipartisan (diciamo così) legatissimi al concetto: niente oneri a carico dei cittadini, ma solo dello Stato. Mi sovviene la saggezza degli antichi: mens insana in scorporo insano.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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