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Difesa dei classici

Gli autori classici della Letteratura sono importanti, molto importanti. È lo studio dei classici che ci permette di conoscere le nostre radici, quelle profonde, insite nelle nostre anime. Oggi i classici sono in gran parte dimenticati. C'è troppa voglia di modernità, troppa brama di lasciarsi alle spalle ciò che ci sembra così lontano nel tempo. Niente di più sbagliato.

 I classici sono capaci di parlare alla nostra anima, perché hanno affrontato tematiche "umane" che sono continuamente attuali. Omero, Platone, Virgilio, sono più vivi che mai e hanno sempre qualcosa di prezioso da insegnarci. Ci sono, poi, i classici della nostra Letteratura, quella italiana, che sono tantissimi, soprattutto quelli "dimenticati". Già, perché non ci sono soltanto i sommi, come Dante, Petrarca, Ariosto, Leopardi, Manzoni... Esistono anche i cosiddetti "minori", quelli che nella loro epoca furono famosi e che oggi più nessuno ricorda. Per esempio, Giovan Battista Giraldi detto "Cinzio" (1504-1573) fu l'autore della novella intitolata "Il Moro di Venezia", a cui il grande Shakespeare si ispirò per il suo celebre "Otello". E il grande Carlo Gozzi (1720-1806), rivale acerrimo di Carlo Goldoni, chi se lo ricorda? Eppure Gozzi fu il creatore della fiaba teatrale "Turandot", da cui Puccini trasse il suo famoso melodramma. E in quanto a Giovan Battista Niccolini (1782-1861), chi lo rammenta? Fu un drammaturgo autore di drammi storici, che volle emulare Vittorio Alfieri (1749-1803). Scrisse il "Nabuccodonosor", un dramma a cui si ispirarono Verdi e Piave per comporre il loro celebre "Nabucco". I classici sono importanti e non devono essere dimenticati. Oggi c'è troppo menefreghismo nei confronti della nostra Letteratura nazionale e dei nostri classici. Molte persone si vantano di non conoscerli, altre dicono che la loro lettura è... tempo sprecato! Altre, ancora, sostengono che è inutile studiare gli autori del Trecento, del Cinquecento e del Settecento: meglio studiare solo i moderni, dalla fine dell'Ottocento in avanti. Assurdo! I classici sono veri "maestri di vita" e la loro lettura è sempre edificante. Leggete alcune pagine del trattato "Della Tirannide", scritto da Vittorio Alfieri nel 1777, e vedrete quanto è attuale. Lo stesso dicasi per il Tasso: ci sono passi della Gerusalemme Liberata che risultano attualissimi. Per non parlare poi dell'Ariosto, del Foscolo, del Leopardi. Io ho dedicato ai classici diversi volumi della mia produzione letteraria: la raccolta di biografie "Figli di Muse minori", i "Dialoghi Letterari ", le raccolte di saggi "All'ombra del Parnaso" e "Lauri del Parnaso e acque di Castalia ", tutti pubblicati dalla casa editrice Hogwords. I classici sono importanti, non devono cadere nell'oblìo. Anche se viviamo in una delirante epoca antipoetica, non possiamo trascurare la cultura umanistica: essa è parte di noi, delle nostre radici spirituali, della nostra memoria, della nostra storia. Vivere senza cultura umanistica equivale a vivere come bestie, perciò teniamo sempre a mente i versi del nostro grande Padre Dante: "Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza". Oggi, più che mai, abbiamo bisogno dei nostri classici, della nostra letteratura, del nostro umanesimo. Se li perderemo, avremo davvero perso tutto. Dobbiamo restare "umani e umanisti", a ogni costo, perché al di fuori della luce dell'umanesimo... ci sono soltanto le Tenebre! Postremo Vate

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