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Diego, grazie lo stesso

La Germania liquida l’Argentina con un sonoro 4 a 0. Diego rischia con una formazione troppo offensiva e scopre il fianco a una Germania che segna ancora a raffica. Troppo facile per i tedeschi, troppo deboli gli argentini. Nonostante gli evidenti errori di impostazione tattica e tecnica del match, Maradona saluta il mondiale da protagonista. 

La volpe tedesca di rommeliana memoria ha fatto un sol boccone dell’allegra brigata argentina. Non è stata una guerra lampo, nonostante il gol immediato del vantaggio teutonico, ma una vittoria gustata con calma e pazienza.
 
L’asado argentino è molto più saporito di un würstel tedesco e richiede tempi di cottura un po’ più lunghi. Diego non ha sottovalutato l’avversario, ha forse sovrastimato la formazione che ha messo in campo. Sperava di danzare sull’armata tedesca alternando passi di tango al ritmo tutto cuore e sudore di una cumbia. E invece i tedeschi ingrugniti e agonisticamente cattivissimi hanno cavalcato come valchirie sui timidi argentini. A un altro allenatore ci verrebbe da dire: hai lasciato a casa Zanetti e Cambiasso, hai tenuto in panchina Milito, potevi far entrare Veron, hai insistito con un imbarazzante Demichelis e uno spaesato Otamendi (destinato comunque a una gran carriera da centrale difensivo, non da laterale). Ma a Diego no, certe cose non si possono dire.
 
Lo sapevamo tutti che non era un allenatore come gli altri, né un selezionatore in grado di guidare una nazionale con tutti i suoi giocatori sparpagliati in Europa. A Diego ci viene da dire lo stesso grazie. Grazie di cuore. Ci hai divertito, ci hai emozionato e ci hai fatto sognare. Ogni generazione ha bisogno di un mito in cui credere. Ai giovani di oggi, le generazioni precedenti hanno lasciato solo le briciole del loro benessere e della loro gioventù carica di speranze. E in molti sapevano che Maradona poteva regalare un sogno. Ma non ci siamo illusi di cambiare il mondo vedendo Diego abbracciare e baciare i suoi giocatori. Abbiamo voluto credere in un sogno destinato a vivere un mese d’estate, come un vecchio amore adolescenziale destinato a sparire con il primo freddo di ottobre.
 
Purtroppo il sogno si è chiuso con un po’ di anticipo. De Andrè direbbe: "E’ stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati". Faulkner risponderebbe: "Tra il dolore e il nulla io scelgo il dolore". E per chi ha creduto in questo amore argentino, il dolore oggi ha il volto di Diego Armando Maradona con le mani incrociate sotto le ascelle. Tutto sommato, un sorriso è ancora a portata di mano.

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