• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Diciamo la verità, alla politica del femminicidio non importa (...)

Diciamo la verità, alla politica del femminicidio non importa nulla

​Dopo gli ennesimi due femminicidi di Lucca e Caserta sono intervenuti tutti, politici e non. Dai servizi con sottofondi strappalacrime di Studio Aperto all'immancabile paternale di Laura Boldrini, fino alla consueta ondata d'indignazione sui social, ormai il sentire comune dispone di un ricco arsenale di pensieri - conformisti o trasgressivi, a seconda dei casi - a cui attingere ogni volta che c'è da commentare l’ennesima tragedia di turno. 

Pensieri di cordoglio, di rabbia, di tenue speranza. Tanti pensieri, forse troppi. Tutti accomunati dal non aver capito che non ci sono rimaste più parole da dire e che sarebbe ora di passare ai fatti.

E qui si apre il vuoto.

Il 10 maggio scorso, Maria Elena Boschi ha aggiunto al suo già ricco curriculum istituzionale la delega per le Pari opportunità. Eppure nessuno se n'è accorto. Ci sono voluti quasi trenta giorni prima che, il 9 giugno, la ministra proferisse parola su Facebook per spiegarci che il femminicidio è innanzitutto un «problema degli uomini» e che per affrontarlo «dobbiamo parlarne (...) ovunque si formano le donne e gli uomini di domani, a cominciare ovviamente dalla scuola», ma senza spiegare né in che modo né con quali risorse.

Ci sono voluti quasi due mesi e almeno un’altra dozzina di vittime prima che Boschi toccasse di nuovo l'argomento nella giornata di ieri. Poiché lottare contro la violenza sulle donne è una «priorità del governo», ha annunciato la ministra, è in arrivo una cabina di regia interistituzionale «per promuovere risposte concrete». La cui prima riunione si terrà tra un mese: il prossimo 8 settembre. Alla faccia dell'urgenza.

Nel mentre, i centri antiviolenza di tutta Italia annaspano, in attesa di finanziamenti statali che non arrivano e schiacciati da spese che non riescono più a sostenere. In attesa soprattutto di quel tanto declamato Piano nazionale antiviolenza, che prevede lo stanziamento di 12 milioni di euro in progetti di sostegno alle donne vittime di violenza di genere, ma di cui nessuno degli addetti ai lavori sa più nulla da mesi e che probabilmente giace immobile nel cassetto di qualche palazzo romano.

Questa inerzia ci lascia l’amara sensazione che al mondo politico, del femminicidio, e più in generale dei diritti civili, non importa sostanzialmente nulla. Almeno a telecamere spente. Lo abbiamo visto nei mesi scorsi, quando il tema dei diritti è evaporato con l'estenuante approvazione delle unioni civili, per cui non c’è da stupirsi se di altri provvedimenti di rilievo come il ddl di contrasto all'omofobia o il citato Piano antiviolenza si sia persa ogni traccia.

Come succede sempre davanti a un fatto di cronaca, nel polverone dell’indignazione si va in tv, si annunciano provvedimenti, si invitano le donne a denunciare e a non sottovalutare i compagni violenti. Poi però cala il silenzio e si torna a pensare ad altro.

Del resto, se ci sono voluti ben tre anni - dopo le dimissioni della ministra Iosefa Idem il 24 giugno 2013 - per avere di nuovo una titolare delle Pari opportunità, qualcosa vorrà pur dire.

 

Foto: Wikimedia

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità