• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Media > Terremoto | Bufale, quando viralità fa rima con vanità

Terremoto | Bufale, quando viralità fa rima con vanità

L'ultima narra che la magnitudo del terremoto di pochi giorni fa sia stata ridotta per esonerare lo Stato dai costi della ricostruzione. Sono le bufale sul web, novelle leggende metropolitane diffuse, spesso diffuse da persone comuni per ragioni di visibilità.

Le bufale sul web non sono nient'altro che leggende metropolitane 2.0. Quasi sempre si tratta sempre di storie improbabili (ma possibili), nate chissà dove e rilanciate da persone qualsiasi, che così si tramandano di generazione in generazione, nonostante le cicliche smentite.
Che si parli di Teoria del Gender o del fondo per parlamentari disoccupati del fantomatico senatore Cirenga, queste storie hanno preso il posto che un tempo fu di Aids Mary e degli alligatori nelle fogne di New York.
Il meccanismo è semplice, e trae origine dall'assunto che per trovare mondi paralleli non c'è bisogno di fare viaggi interstellari: basta aprire Facebook, dove coesistono universi sociali tra loro lontanissimi, destinati a non incontrarsi mai (o quasi) e popolati da utenti con gli stessi interessi, le stesse paure, e spesso lo stesso livello culturale.
È qui che si annida il meccanismo di viralità di una bufala: nella tendenza a fare amicizia con persone simili a noi, che fruiscono i nostri stessi contenuti e che con i loro like contribuiscono ad attirarne altre. L'intelligenza collettiva esiste e internet ne è una sua espressione, ma diventa ignoranza collettiva nel momento in cui la disinformazione si diffonde in Rete.
 
L'unica differenza rispetto alle urban legends classiche è che una volta si esordiva con “un mio amico mi ha detto che…” quasi a voler legittimare il racconto chiamando in causa terzi non meglio definiti; oggi, invece, si tende sempre più spesso a parlare in prima persona, come sottolineato da Enrico Mentana nel suo post sull'ultima bufala partorita su faccialibro, quella della magnitudo del terremoto nel Centro Italia corretta al ribasso su pressione del governo per non accollare allo Stato i costi della ricostruzione.
 
Con la Rete che fa da cassa di risonanza a ogni nostra esternazione e con l'Auditel dei mi piace ormai assurto a indice di stima sociale, al sig. Rossi non basta più raccontar frottole come una volta: oggi vuole anche attribuirsene il merito.
 
Perché la disinformazione di massa viaggia meglio sulle ali della vanità dei singoli.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità