• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Debito pubblico. Articolo 81: la costituzione tradita

Debito pubblico. Articolo 81: la costituzione tradita

L' articolo 81 della costituzione italiana dispone quanto segue:
 
"Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.

L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.

Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese.

Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte".
 
Dunque, secondo la costituzione italiana vigente, ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte. Qual è la ratio della disposizione? Cosa vuol dire "indicare i mezzi per farvi fronte"?
 
Pur consapevoli del ruolo circoscritto riconosciuto ai lavori preparatori dalla dottrina costituzionalista, dobbiamo ammettere che, in questo caso, i lavori dell'Assemblea Costituente, con gli interventi di Einaudi, Mortati e Vanoni, indirizzano l'interpretazione in modo univoco.
 
Pare certo che lo scopo della norma sia quello di limitare la produzione di leggi che importano nuova o maggiore spesa pubblica, soprattutto di iniziativa parlamentare.
 
Se questa è la precisa ratio della parte dell' art. 81 qui discussa, diventa inevitabile adottare un'interpretazione rigorosa dell'espressione "indicare i mezzi per farvi fronte".
 
Essi devono essere costituiti da proventi tributari o da entrate extratributarie quali il corrispettivo della cessione di beni pubblici o utili distribuiti da imprese in mano pubblica.
 
E' invece vietato il ricorso a prestiti o all'emissione di titoli di debito pubblico, in particolare a medio/lungo termine, da collocare sui mercati finanziari.
Talmente vasta è stata la disapplicazione di questa parte della costituzione che, deficit dopo deficit, lo stock del debito pubblico italiano è diventato imponente. Il servizio di questo debito risulta così costoso, soprattutto in presenza di alti tassi di interesse, da condizionare negativamente e pesantemente non solo l' economia del nostro paese ma anche la vita stessa delle sue istituzioni democratiche.
 
Si può legittimamente parlare di un vero e proprio tradimento della costituzione, che risale agli anni Sessanta del secolo scorso.
 
Oggi i diretti eredi delle forze politiche che, come si ricava da questo studio della Banca d'Italia, più hanno contribuito a devastare la finanza pubblica italiana sono spesso i più impegnati a denunciare attuali vere o presunte violazioni della costituzione stessa.
 
Non è dunque facile stabilire chi, evangelicamente, sotto questo profilo, abbia nell' occhio una trave o una pagliuzza.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.12) 14 novembre 2012 21:15

    Salve,
    tempo fà su Wikipedia trovai una spiegazione sul debito pubblico che spiegava che l’articolo in questione (81?) limitava le spese del governo. Poi la corte costituzionale con una piccola modifica al testo permise ai vari governi di spendere e spandere a piacimento o quasi. Su Wikipedia, oggi, 14 Nov. 2012 questa notazione non è più riportata. Non so più a chi credere. Può darmi delucidazioni?
    Grazie
    Roberto Calvetti
    [email protected] 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares