• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > De puttanam natura... attenti a chi dedichiamo le scuole

De puttanam natura... attenti a chi dedichiamo le scuole

Il primo giorno di scuola tutto ti sembra diverso ed anche un po' più grande.
 
Ti può capitare di sentirti piccolo, timido ed ignorante, e di essere ai piedi di una sormontante struttura qual è la tua nuova scuola, per ragioni che nella maggior parte dei casi dipendono sempre dagli altri, dai luoghi o dai tuoi genitori ad esempio, e mai da te stesso.
 
Poi la prima cosa che impari, la prima che odi e la prima che imparerai ad odiare, è il suo nome: Tito Lucrezio Caro, ad esempio.
 
Il Tito Lucrezio Caro è un liceo scientifico nato nel 1965 e che esiste ancora oggi, a Napoli, all'inizio di Via Manzoni.
 
La prima cosa che ti insegnano a scuola di Tito Lucrezio Caro, è che di Tito Lucrezio Caro si sa poco o niente, in quanto sembra sia stato poco presente nella scena politica, ergo è presente in pochissime citazioni.
 
Sembra un po' la prima regola del Fight Club.
 
Sei del Tito Lucrezio Caro ma di Tito Lucrezio Caro non devi sapere un cazzo. Mi hanno raccontato di alcuni latinisti che hanno addirittura messo in discussione la sua stessa esistenza, in quanto "Lucrezio" potrebbe essere un possibile pseudonimo di Cicerone.
 
Tutto sommato di Lucrezio solo una cosa si conosce bene: la maestosità della sua opera principale, il "De Rerum Natura", "Sulla Natura delle Cose", o meglio "Sulla Natura".
 
In questo poema Lucrezio parla di un "mostro" e di un "eroe": il mostro è la religione, l'eroe è Epicureo, perché con la sua dottrina ha liberato l'umanità dalla schiavitù della religione.
 
Secondo Lucrezio, che a sua volta riprende la dottrina epicurea, la religione è la causa dei mali e dell'ignoranza degli uomini. Tuttavia lo scopo e la magneficenza della sua opera, secondo i critici, non sta nel confezionare valori predefiniti, ma nel fornire gli strumenti culturali per decidere liberamente in cosa credere.
 
Tito Lucrezio Caro secondo San Girolamo era un ateo psicotico, e secondo i critici il suo poema principale è rimasto incompiuto.
 
Un pazzo di cui si sa poco o niente, a parte il nome e cognome, e che ha scritto un'opera che risulta pure incompiuta: ecco, pensate che a tutto ciò sia pure dedicato una scuola.
 
Mica come le scuole di oggi che invece sono "avanti": vengono dedicate ai personaggi contemporanei, mica ai pazzi sconosciuti di un tempo.
 
Le scuole di oggi ad esempio sono la "Gianfranco Miglio" di Adroquella con il sole delle Alpi riprodotto sulle finestre, agli ingressi, sugli arredi e sui contenitori dell'immondizia.

"Io sono per il mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate".

Sarebbe curioso scrivere questa manciata di parole il primo giorno di scuola su tutte le lavagne, a firma del Profesùr Gianfranco Miglio, giurista, politologo e politico italiano, se non che ex ideologo della Lega Nord: sono parole dette in quest'intervista a Il Giornale del 20 marzo del 1999, a pochi anni dalle Stragi di Capaci e di Via D'Amelio.
 
Ma il primo giorno di scuola tutto sembra diverso ed anche un po' più grande.
 
C'è chi si presenta ai piedi di un ateo psicotico che si scoccia di finire le sue opere, uno di quelli che 2000 anni fa diceva "guarda e impara" e non "ignora e credi".
 
E c'è chi invece si presenta ai piedi di un ex-Senatore della Repubblica, uno di quelli che una decina di anni fa diceva che la mafia e la 'ndrangheta in realtà andrebbero costituzionalizzate.
 
E poi quando finalmente la scuola sarà solo un brutto ricordo?
Tutti/e a prostituirsi, per fare carriera (Stracquadanio docet).
 
 
Suave, mari magno turbantibus aequora ventis e terra magnum alterius spectare laborem; non quia vexari quemquamst iucunda voluptas, sed quibus ipse malis careas quia cernere suavest. (libro II, vv. 1-4, De Rerum Natura)

È dolce, quando i venti sconvolgono le distese del vasto mare, guardare da terra il grande travaglio di altri; non perché l'altrui tormento procuri giocondo diletto, bensì perché t'allieta vedere da quali affanni sei immune. (Tito Lucrezio Caro)

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox




Palmares