• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Davanti all’immensità del mare non può nascere un dittatore, Corrida (...)

Davanti all’immensità del mare non può nascere un dittatore, Corrida #32

L’unico racconto pubblicato a puntate sulla rete che è un po’ come la vita: si sa quando e come inizia, ma non si sa mai bene dove vada a finire.

per chi avesse perso il filo, la puntata precedente

.32

Cercare un uomo abituato a non lasciare tracce o ricordi, farlo in un territorio che si spande per centinaia di metri, fino a dove può arrivare lo sguardo, senza punti di riferimento, con la testa completamente vuota o sottosopra, cercando di non piangere, è molto più complicato di quanto possa sembrare.
Pepito trotterellava come libero dall’aratro e felice di questo, e si portava con sè un immenso e complicato fardello, che tuttavia sembrava non pesargli. Ero il suo bagaglio, toccato dal vento, si posavano gli sguardi delle persone, ed io tenevo gli occhi puntati semplicemente più in là, dovunque fosse, pronto a raccogliere segnali o fallimenti.
Le giornate si allungavano e tutti sembravano aspettare l’estate, per coricarsi silenziosamente in una siesta pomeridiana in cui trattenere il tempo tra le dita, sentirlo scorrere all’interno della propria pace.

I giorni si susseguivano senza alcun successo, si faceva viva la speranza che Felipe fosse tornato indietro, mentre oscurava i pensieri la certezza della difficoltà nel rintracciarlo se avesse continuato il cammino. Non capivo dove avrebbe potuto essere, non riuscivo a stabilire un legame un nesso.
Quando un uomo scappa, scappa.

Si faceva sempre più netta la sensazione di partecipare alla strana danza di due trottole su di un tavolo, un roteare continuo di attrazione e repulsione, senza incrociarsi, in un destino che appare comune. Mi affacciavo alla silenziosa capacità del caso di combinare i fatti, e proprio per questo, spinto anche da una mia profonda inerzia, mi decisi a dargli la totale libertà di impossessarsi della mia vita. Se dovevo vagare, lo avrei fatto, sperando che un qualcosa o qualcuno mi conducesse in direzione di Felipe.

Detti una scossa alle redini di Pepito, e sentii nei suoi muscoli il piacere di trotterellare, si rallegrava del movimento, non sembrava per niente affaticato sotto il mio peso.


Mi feci portare da lui, assecondando il suo istinto, e sferzammo per ore ed ore la pianura semi desertica, fino ad arrivare a intravedere il mare.

Pepito sembrava deciso ad annusare il mare, ed io spinto da lui, mi convincevo che quella doveva essere la stessa direzione già intrapresa da Felipe, sentivo di stare calpestando le sue orme, sentivo gli zoccoli rompere le zolle di terra già solcate dalle sue scarpe, mi giungevano odori di erba e frasi lontane.

Arrivai a Isla Cristina e decisi di fermarmi per la notte in una locanda disadorna, semplice, di quelle che usano le persone che non vogliono lasciare dietro di sè nient’altro che il conto pagato.
Dopo aver sistemato la stanza e dato da mangiare a Pepito, decisi di bermi un boccale di birra, giusto per fare due chiacchiere col locandiere e capire se avesse mai visto Felipe. Contavo sul fatto che persone come lui se ne incontrano poche, e dopo tutto, non mi avrebbe fatto certo male fare due chiacchiere.

Il locandiere si chiamava Samuel, aveva una lontana discendenza italiana, del Piemonte, un ramo di famiglia che aveva deciso di germogliare lontano da casa e dalla Francia, con lo spuntare di sogni diversi e gemme diverse, di un verde più opaco. La gente di mare ha dentro di sè una profonda nostalgia, anche quando non si muove mai dalla costa, è una semplice condizione di riflesso dovuta al passare la vita davanti a qualcosa di manifestatamente immenso.
Davanti a una banchina di un porto non può nascere un dittatore.

Chiesi una birra a Samuel ed iniziai a parlare, di quanti fossero i viaggiatori che passavano da lì, dei visi, degli accenti. Pochi mi disse, più che altro pescatori e comercianti, ma sempre troppo pochi per essere un business.
Iniziai a descrivere Felipe, a dargli qualche tocco fotografico, qualche impressione caratteriale, e Samuel sembrò avere capito.
"Un tizio del genere ha passato qua fuori una notte circa due settimane fa. Bevve un paio di birre, poi chiese una coperta, la pagò, come se avesse voluto comprarla, poi andò fuori, in riva al mare, e fece un fuoco. Penso abbia provato a dormire lì, almeno fino a che non è stato portato via dall’esercito. Non si può accender eun fuoco qui, non si può fare un accidente."

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares