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Dalla plastica le case del futuro?

Ricliclare la plastica è cosa che ormai si fa da anni. Non tutta però viene riciclata; è il caso dei polimeri che vengono generalmente bruciati.

Dalla plastica le case del futuro?

Quello che mancava era la sua applicazione in campi forse impensabili. Viene da una piccola azienda inglese la scoperta di una sostanza, ottenuta con il riciclaggio dei polimeri di bassa qualità o autoindurenti, in grado di sostituire il cemento nella costruzione di moduli abitativi: Una piccola azienda britannica che ha fatto del problema la soluzione. La società, dopo due anni di lavoro e in collaborazione con le università di Cardiff e di Glamorgan, il Building Research Establishment (BRE) e il Carbon Trust, ha sviluppato a partire da rifiuti plastici e minerali un nuovo materiale da reimpiegare in edilizia. Thermo Poli Rock (TPR) è il nome di battesimo per il prodotto, frutto di un processo di lavorazione a freddo della plastica ed a ridotto consumo energetico; fattore importante soprattutto se si considera che ad esclusione di materiali polimerici come il Pet o l’HDPE, le plastiche di bassa qualità o termoindurenti richiedono una procedura complessa con notevoli costi di rilavorazione. In questo caso rifiuti pre-selezionati sono stati riciclati e ridotti di taglia, quindi miscelati a resine e gomme termoplastiche ottenendo un composto liquido modellabile al pari del cemento, impermeabile, ignifugo, e con eccellenti proprietà di isolamento. Il TPR è stato impiegato per realizzare pannelli strutturali, leggeri ed al tempo stesso ad alta resistenza a loro volta al 100% riciclabili e sicuri dal punto di vista chimico.

Utilizzo che per ora ha un limite: la durata del materiale è di 80 anni, pertanto, dopo tale data il modulo dovrà essere demolito, va notato però che il materiale può essere riciclato al 100%.

Certo, si dovrà cambiare "mentalità" nell’utilizzo, finalità e destinazione dei moduli, in modo particolare in quelli abitativi - oggi esistono costruzioni che resistono da secoli. Se però consideriamo la "fame" di case esistente oggi, nulla vieta di costruire per l’immediato, e a costi bassi, per dare modo a chi ne ha bisogno di avere comunque una casa, senza per questo, come succede nei terremoti, usare materiali come il legno che comportano, comunque, un intervento dannoso al territorio.

Si potrebbero, comunque, usare per capannoni industriali che, comunque, hanno bisogno di modifiche periodiche per adeguarli alle esigenze dell’azienda; o per quelle costruzioni che servono per determinati scopi e per periodi brevi - penso alle strutture costruite per olimpiadi dove il problema maggiore è il loro riutilizzo dopo l’evento che è sempre fonte di polemiche; con queste strutture si potrebbe trovare la soluzione adatta per "costruire, demolire e riciclare".

Una innovazione che dovrebbe trovare immediata applicazione visto i vantaggi che presenta.
 

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