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Dalla pandemia al totalitarismo

Sembra quasi che fosse stato pianificato tutto in anticipo e che i vari Stati si siano ispirati al modello cinese, senza tenere conto che nel continente asiatico esiste una vera e propria dittatura totalitaria.

Oggi miliardi di persone in tutto il mondo vengono costrette ad avviarsi verso uno stile di vita radicalmente diverso, che coinvolge libertà molto meno personali, fisiche e finanziarie.

In Italia questa emergenza è stata pensata in due fasi.

FASE 1

Fine gennaio 2020, un nuovo virus inizia a diffondersi in tutto il mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara una pandemia globale.

Tutti, nessuno escluso, dai funzionari della sanità pubblica, ai politici, ai media e altre voci influenti nel mondo temono un allargamento veloce della contagiosità del virus e, visto il crescente numero di casi, il Covid-19 viene definito come estremamente pericoloso.

Nel giro di pochi giorni chi prima (come l’Italia), chi dopo (come Francia, Germania, Regno Unito, USA e altri) dichiarano gli stati di emergenza. Alla velocità della luce impongono misure di blocco che limitano la maggior parte delle persone alle loro case, a partire dalla chiusura delle scuole per poi chiudere gran parte dell’economia globale. Mai la politica è stata così veloce, se pensiamo che una legge ci impiega minimo un anno per essere approvata dal Parlamento, e sottolineo minimo un anno, ci renderemo conto che i vari decreti nazionali, regionali e comunali, che sono stati dichiarati immediatamente esecutivi, di fatto declassano i vari consessi democratici e la stessa Carta Costituente, diventando così un’imposizione autoritaria senza contraddittorio e/o appello.

Chiudere tutte le attività imprenditoriali, imporre il coprifuoco h24, autocertificare gli spostamenti che sono autorizzati solo per pochi casi, è un atto, a dir poco, totalitario. Così facendo non solo si violano le libertà individuali, bensì succede che i mercati mondiali implodono, facendo presagire disastri ben più gravi di una qualsiasi epidemia.

L’opinione pubblica è stordita, timorosa, nel contempo stimola la contraddizione frapponendo discussioni fra i vari esperti, che poi smentiscono loro stessi man mano che passano i giorni; come l’esempio del virologo Buriani che all’inizio di febbraio dava per certo che il Covid-19 in Italia non sarebbe mai arrivato, per poi dire che attendiamo un’altra ondata di contagio in autunno e che non muoiono solo gli anziani, bensì creperemo tutti.

In Tv si snocciolano numeri altalenanti, dati dalla Protezione Civile, che non è comunità scientifica, ma va bene lo stesso. L’Istituto Superiore della Sanità fornisce cifre diverse, ma alla Protezione Civile poco importa e aumentano morti, contagiati, ricoverati, però anche guariti. Si danno i numeri del giorno stesso, del giorno prima, l’incidenza in percentuale, quanti più di ieri, meno di l’altro ieri e più del mese scorso, così ti perdi nel meandro di numeri freddi e matematici, finché non capisci più che stanno parlando di persone, esseri umani, uomini e donne. E si inizia a pensare al complotto cinese, qualcuno pensa che sia americano, altri che il virus è europeo, e chi più ne ha, più ne metta.

Si resta in casa, si esce solo per motivi particolari; se esci devi usare mascherina e guanti, devi restare distante almeno un metro dagli altri. Nessuno ti dice che c’è la cura, che medicine usare, dove fare il tampone per capire se sei contagiato o meno. Se hai il Covid-19 e sei asintomatico puoi infettare gli altri, quindi devi restare a casa, ma come puoi saperlo se nessuno ti dice come e dove fare il tampone?

I leader nazionali, regionali e comunali, così come i funzionari della sanità pubblica, avviano conferenze stampa quotidiane. Li usano per pompare fuori statistiche spaventose affermando che il virus ha il potenziale per uccidere milioni e milioni di persone in tutto il mondo.

Siamo tutti terrorizzati ma diamo comunque fiducia, restiamo a casa, tanto è per un periodo di 14 giorni, almeno così dicevano a febbraio: due settimane è il tempo classico della quarantena, parola degli esperti. Ora queste due settimane sono diventati due mesi, 60 giorni, nove settimane.

È ora di passare alla fase successiva, la fase 2.

FASE 2

La maggior parte delle informazioni sono difficili da decifrare e gettano poca luce reale sul corso naturale della diffusione del virus in ogni area geografica.

Funzionari e media a volte massimizzano, altre volte minimizzano o distorcono i fatti, i numeri. Altri scienziati si avvicendano e si differenziano per chi vuole aprire tutto e chi dice che si deve rimanere chiusi fino alla scoperta del vaccino, anche fosse fra un anno. Tutta gente che ha uno stipendio o pensione in tasca, mentre gli altri, come me, preferirebbero morire di virus piuttosto che di fame.

Invece di pensare realmente alla soluzione i media si concentrano su statistiche allarmanti, per lo più prodotte da accademici in conflitto fra loro, influencer dei social media e organizzazioni di alto profilo. Il messaggio principale è che questa è una guerra e molte vite sono in gioco, l’unica cura sembra essere quella di restare a casa. Come in guerra durante i bombardamenti quando si doveva entrare nei rifugi; ma allora non ci restavi h24, passato il pericolo tornavi fuori e pensavi a come vivere e sopravvivere.

Ad ascoltare i media oggi, il mondo è in balia del virus.

La fase 2 è la ripresa graduale delle attività. In questa seconda fase saranno le banche private a gestire il processo di ripresa, le stesse banche che hanno causato il crollo della finanza mondiale nel 2008-2009 e che hanno frodato migliaia di risparmiatori.

Chiuderanno migliaia di imprese, una parte di quelle che rimarranno aperte potranno “beneficiare” di prestiti bancari da rimborsare comodamente in sei anni al tasso corrente di mercato (fino all’8%), magari trasformando gli attuali fidi e finanziamenti da chirografari a garantiti dallo Stato.

Quello stesso Stato che a sua volta dovrà restituire i prestiti europei con il nuovo “Fondo europeo per la ripresa”. Uno Stato al collasso, senza idee chiare, senza una base solida per essere un buon garante perché le sue imprese, l’eccellenza italiana, è andata distrutta da un totalitarismo assurdo, che rimarrà nel tempo, perché il vaccino ancora non esiste.

E quando esisterà, altre pandemie potrebbero insorgere, perché abbiamo compreso che la nostra sanità pubblica, fiore all’occhiello del mondo occidentale, in effetti è apparsa come un bluff, e se non la si ripensa in grande, saremo costretti all’estinzione sanitaria.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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