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Dal veleno per il Papa alle olgettine della Ciumaria

"Vi sono storie che non possono essere spiegate che ipotizzando un loro nato nascosto; che così come ci sono state raccontate, presentano tanti e tali buchi di sceneggiatura da essere del tutto incredibili o che credibili diventano solo ammettendo che l'incompetenza umana non conosca limiti".

Il Fatto Quotidiano, la settimana scorsa, ha rivelato il contenuto di un documento di cui è entrato in possesso. Un foglio, scritto in tedesco "perché la cosa restasse riservata" in cui il cardinale Castrillon, già presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" e, prima ancora, Prefetto della Congregazione per il Clero, quindi non un pincopalla qualsiasi, avvertiva il Papa della possibilità di un complotto ai suoi danni. Una congiura per assassinare contemporaneamente Benedetto XVI e il suo delfino, Angelo Scola, l'arcivescovo di Milano, che sarebbe stata rivelata dal cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, durante dei colloqui tenuti in un suo recente viaggio in Cina. 

Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha liquidato il tutto affermando che "si tratta evidentemente di farneticazioni che non vanno prese in alcun modo sul serio".

Un invito che, per il momento, in attesa disaperne di più, può essere il caso di fare proprio, specie considerando che in rete, e non solo, girano continuamente voci di macchinazioni danni di questo o quel Capo di Stato; voci tanto folli da far apparire tale anche chi le volesse prendere in considerazione per più di qualche istante.

Eppure vi sono storie che non possono essere spiegate che ipotizzando un loro nato nascosto; che così come ci sono state raccontate, presentano tanti e tali buchi di sceneggiatura da essere del tutto incredili o che credibili diventano solo ammettendo che l'incompetenza umana non conosca limiti.

Quella, per esempio, degli italici minatori di notizie che non sono accorti, per anni, dell’esistenza di un’intera struttura volta a a procurare carne, più o meno fresca, al grande mostro di Arcore.

Centinaia, forse migliaia, di persone coinvolte, tra ragazze, autisti, personale della sicurezza, cuochi e camerieri, e neppure un rigo di tutto questo fino all’espolosione del caso Noemi. Poi, improvvisamente, il diluvio; emergono foto scattate anni prima, prove su prove a documentare le turpi abiudini di un satiro senile. La chicca? La foto di una pagina della sua agenda in cui figurano, nell’arco di una giornata che avrebbe dovuto essere dedicata ad impegni istituzionali, solo appuntamenti con donnine. Un grandissimo scoop, però fatto anni prima, quando lo stesso sessuomane era alla guida di un’altro governo.

Non c’è che dire; se non c’era stato, fino ad allora, nessun complotto per mettere a tacere il tutto, contando forse di far affari sotto banco con il maniaco, si è trattato di un clamoroso caso d’incapacità da parte dei nostri grandi quotidiani nazionali; non solo i loro giornalisti, con tutte le loro immaginabili risorse, non sono stati capaci di recuperare notizie che, per dir così, giacevano alla luce del sole, ma i loro direttori sono anche stati talmente miopi da averne avute altre tra le mani per lunghissimo tempo (le foto del fotografo sardo, le ricordate? Il poveretto aveva provato a venderle per anni) senza riuscire neppure a riconoscerle per tali.

Pensare che quel che avveniva nel letto del satrapo sia stato rivelato solo quando qualcuno, magari sull'altra sponda dell'Atlantico, ha deciso di staccare la spina ad un alleato, fino ad allora prezioso per il suo anti-europeismo, che si era messo a fare un po’ troppo di testa propria, mi pare l'unica alternativa possibile; meglio, che sarebbe possibile se, considerandola, non si rischiasse, magari dagli stessi giornalisti di cui parlo sopra, d'essere messi sullo stesso piano di chi crede alle scie chimiche o agli ometti verdi.

E il buon Fini? Che dire di lui? Se si accetta la versione ufficiale della sua lite con Berlusconi, si deve anche ammettere che si tratta di un povero mentecatto a cui sono occorsi quattordici anni per accorgersi, finalmente, di essersi unito a qualcuno che aveva a cuore più i propri interessi che quelli del paese. Sarebbe un povero di spirito, dunque, il Presidente della Camera; un semplice. Un fanciullino innocente. Uno che subito dopo l’uscita dal governo, dopo aver confessato di capire poco o nulla di politica, avrebbe dovuto dimettersi e dedicarsi alla coltivazione degli ortaggi.

Ricordare che Fini è stato il numero due del Movimento Sociale, il partito di Gladio e della CIA durante gli anni della guerra fredda, è assolutamente fuor di luogo; qualcosa d’innegabile, ma che con quel che è successo un paio d’anni fa non ha nulla a che vedere. Tutta un’altra storia. Questo se non si vuole essere accusati di "complottismo" o, peggio, essere invitati a consultare uno psichiatra.

La storia, d'altronde, ci insegna che tutto è come appare; soprattutto che è come ci dicono.

La seconda Guerra Mondiale è iniziata quando truppe polacche hanno distrutto la stazione radio di una cittadina tedesca di confine; l’Italia non ha attaccato la Grecia, ma è intervenuta per difendere dai soprusi ellenici i prodi irridentisti ciumarioti.

La Ciumaria. Chissà se anche lì avevano le olgettine?

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