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Da Brennan a Grillo passando per Cassese: la strada che conduce alla fine della Democrazia

Nel mondo accademico italiano, e non solo, il successo arride al saggio di un giovane filosofo della politica americano: Jason Brennan. Il titolo del saggio è “Contro la Democrazia” e vanta la prefazione di un giurista di alto profilo come Sabino Cassese.

 La prima riflessione riguarda proprio la prefazione: come è noto Cassese al recente referendum costituzionale, riguardante la controriforma costituzionale che prendeva il nome dal trio Verdini/Boschi/Renzi, ha sostenuto la proposta di modifica alla Costituzione e, coerentemente con tale posizione, ha redatto la prefazione al saggio di Brennan. In sostanza Brennan nel suo saggio sostiene una cosa molto semplice: i cittadini non hanno nessun interesse a partecipare alla vita politica e, nel caso in cui lo facciano, nella stragrande maggioranza dei casi non hanno competenze sufficienti per poter scegliere in modo appropriato. Il cittadino privo di competenze in materie economiche e in scienze sociali fa le sue scelte politiche rispetto alla propria personale visione del mondo; mezzo secolo fa Guicciardini avrebbe detto secondo il proprio “particulare”. Tradotto in un linguaggio meno specialistico: il cittadino comune, quello che Brennan definisce hobbit, non solo non ha competenze, non ha nulla da guadagnare dal partecipare alla vita politica e, cosa ancor più grave, è un emerito ignorante.

Se contestualizzassimo la filosofia politica di Brennan al dibattito politico e istituzionale che stiamo avendo in Italia, scopriremmo che le argomentazioni sono le stesse. Di fronte a una massa di hobbit e di hooligan, che rappresentano entrambi le masse populiste all’assalto della diligenza, restano solo coloro che sanno; da qui la necessità di un governo epistocratico o, per dirla con il direttore de Il Foglio, di competenti. Brennan sta ispirando con le sue teorie la linea politica dell’opposizione pro establishment al governo Conte. Giorni fa Cerasa, in un articolo apparso su il Foglio, sosteneva la necessità di un Governo di competenti. Alla proposta di Cerasa hanno fatto subito da sponda Calenda e la Bonino. Il senso di queste affermazioni è che di fronte all’ascesa di movimenti politici, definiti con disprezzo populisti, le elites, che non possono che essere competenti, devono operare per escludere dalla partecipazione politica sia gli hobbit che gli hooligan, rispettivamente coloro che non capiscono nulla e coloro che vivono la partecipazione politica da tifosi.

Il titolo dell’articolo di Cerasa è eloquente : Viva il complotto dei competenti. Ma chi sono i competenti? Ce lo dice sempre il dott. Cerasa: <<Quando l’opposizione dà i numeri, sono i numeri a fare l’opposizione. Dalle sberle di Boeri a quelle di Boccia passando per Bankitalia, Confcommercio, Abi e tutti gli altri. Come mettere a nudo la demagogia populista: “I dati non si fanno intimidire>>.

A ciascuno delle istituzioni citate corrisponde un nome: Tito Boeri Presidente dell’inps, Massimiliano Giansanti Presidente di Confagricoltura, Carlo Sangalli Presidente di Confcommercio, Vincenzo Boccia Presidente di Confindustria, il Presidente dell’Abi Antonio Patuelli. Tutti questi personaggi sulle stesse pagine de il Foglio riceveranno il crisma del prof. Cassesse, lo stesso della prefazione al saggio di Brennan nonché difensore della controriforma costituzionale suggerita da JP Morgan e tradotta in norma dai neocostituenti Verdini, Boschi e Renzi. Per legittimare i personaggi sopra elencati il prof. Cassese, nell‘intervista rilasciata sopra richiamata del 17 luglio scorso scomoda la Costituzione salvo contraddirsi quando sostiene << La democrazia non è solo elezioni, consultazioni popolari, ma anche competizione tra forze politiche, dialettica maggioranza-minoranza, controllo parlamentare del governo. >>

Concordo e mi chiedo cosa c’entrano i personaggi sopra richiamati? Non mi risulta che rappresentino uno degli organi che cita il prof. Cassese, che si spinge oltre fino a dichiarare <<Le frasi e i toni che ascoltiamo (un vicepresidente del Consiglio ha minacciato il 13 luglio: “Se anche uno solo dei funzionari italiani che rappresentano l’Italia all’estero continuerà a difendere trattati scellerati come il CETA, sarà rimosso”) sono da democrazia illiberale.>>.

 La domanda che mi piacerebbe fare al prof. Cassese è molto semplice: in Democrazia chi dà l’indirizzo politico? Per quanto mi risulta sono i cittadini attraverso il voto nel rispetto delle regole che lo stesso esimio costituzionalista richiama. Ed ecco qui la costruzione culturale mirante ad influenzare l’opinione pubblica al fine di spianare la strada alla trasformazione del nostro sistema politico in un totalitarismo liberista e tecnocratico. Brennan con le sue argomentazioni, per la verità in molte parti misere e di pura fantasia, sostiene che la democrazia ci rende nemici.

<< Ho dimostrato – scrive sempre Brennan – che la maggior parte dei cittadini democratici sono hobbit e hooligan, e che la maggior parte degli hobbit sono potenziali hooligan. La maggior parte degli elettori non è solo ignorante, ma anche disinformata e irrazionale. ( ndr. Consiglierei a Brennan la lettura del saggio di G. Standing Precari e anche il 2° c. dell’art. 3 della Costituzione Italiana)

L’ignoranza e l’irrazionalità sono persistenti. Le persone resistono ai tentativi di raggiungere un consenso o informarsi di più. (…) I tentativi di sradicare l’ignoranza e l’irrazionale tendono ad aggravare il problema. (…) Gli hobbit e gli hooligan esercitano su di me un potere politico. Come abbiamo visto, lo fanno con intenzione altruistiche, ma allo stesso tempo in modo del tutto incompetente. Questo, sostengo, mi dà buone ragioni per odiarli, per considerarli dei nemici e pensare di essere loro nemico>>. Nella prefazione al saggio di Brennan, Cassese esordisce sostenendo che <<La democrazia rappresentativa è nata come forma epistocratica e tale è rimasta per lungo tempo, nell’antichità prima e poi in tutto il periodo del suffragio limitato (…) Chi votava sceglieva non solo kratos, ma anche ed , non solo forza, ma anche virtù e competenza. Questo valeva quando il suffragio era limitato per censo, o per grado di istruzione, o per esperienza nell’esercizio delle funzioni pubbliche>>. Era questa la ragione per la quale agli albori della democrazia le cariche ad Atene venivano sorteggiate. Ed ecco qui un passaggio che fa coincidere quanto sostenuto da Cerasa, Brennan, Cassese e da Grillo. Le argomentazioni di ciascuno di essi porta all’abbattimento della democrazia. Cerasa invocando il governo dei competenti annulla la funzione di scelta dei cittadini. Della serie al di là del voto vale ciò che stabiliscono i tecnici. Brennan sostiene che la democrazia ci rende nemici e comunque siamo in presenza di una massa di ignoranti e di tifosi. Cassese, sempre nella prefazione al saggio di Brennan richiama la Costituzione sostenendo che l’epistocrazia può operare come correzione della democrazia, come un suo limite, non al posto di essa, salvo tornare al suffragio limitato. Infine Grillo, con l’idea del sorteggio delle cariche pubbliche e il superamento del parlamento attraverso la rete, di fatto introduce una sorta di limitazione del corpo elettorale. In conclusione siamo in presenza di un attacco alla democrazia e alla partecipazione dei cittadini alla vita politica. Le argomentazioni sono diversificate ma hanno tutte lo stesso obiettivo. Perfino quando Cassese si pone il problema di dare corso alla sostanziale applicazione dell’art. 3, 2° comma della Costituzione non fa nessuna riflessione sulle politiche economiche attuate in questi anni. Precarizzazione, disoccupazione, crescita della disuguaglianza sociale, vincoli tecnici imposti dai “competenti” , ai quali fa riferimento Cerasa, hanno spinto i cittadini ad allontanarsi dalla partecipazione politica. Ne è prova la crescente percentuale di astenuti. Nell’antica Grecia i cittadini della Polis, coloro che avevano diritto ad essere sorteggiati, non erano impegnati quotidianamente alla ricerca di un lavoro. Al cittadino spettava la politica e l’uso delle armi. Agli schiavi e ai meteci toccava il lavoro e le attività commerciali e artigianali. Altro che società di persone libere! Siamo in presenza della costruzione progressiva di un sistema sociale sempre più simile all’antica Grecia. Le politiche economiche di questi anni, la stessa gestione dei processi migratori, la restaurazione dei rapporti di classe indicano che siamo in presenza di pratiche che mirano a condizionare le persone per imporre loro una nuova struttura mentale e fisica, funzionale ad un sistema sempre di più oligarchico.

Commenti all'articolo

  • Di Ascoltate si fa sera (---.---.---.178) 28 agosto 2018 14:36

    Il popolo non è ignorante, ne ha solo i coglioni pieni, anche di intellettualoidi comunisti con la puzza sotto il naso.

  • Di paolo (---.---.---.49) 29 agosto 2018 08:36
    Articolo di estremo interesse, come raramente mi capita di vedere.
    L’aricolista fornisce una chiave di lettura precisa e puntuale .
    Ovviamente non condivido nulla della tesi di Brennan e della prefazione di Sabino Cassese, che ne è degno corollario. Il rag. Cerasa (non dott. Cerasa) e tutta la pletora dei distinti signori citati, rappresentano proprio quella visione alternativa a cui la sinistra avrebbe dovuto opporsi. Purtroppo, lo dico da uomo di sinistra, il renzismo ha posto una pietra tombale definitiva su quello che avrebbe dovuto essere il partito che rappresentava gli ideali di sinistra. Oggi la sinistra, intesa come organizzazione politica espressione delle masse popolari, non esiste più. I vari cespugli fanno riferimento a capi e capetti impalpabili che non hanno più alcuna ragione di esistere.
    La sinistra andrebbe ricostruita, ripartendo dai valori fondanti, ma lo spazio politico ormai si è molto ristretto. Non vedo nulla di buono all’orizzonte.
    Complimenti per l’articolo.

  • Di Giuseppe Aragno (---.---.---.227) 29 agosto 2018 09:52

    Un ottimo articolo e un campanello di allarme. Bisognerebbe farlo circolare. 

  • Di Persio Flacco (---.---.---.47) 29 agosto 2018 21:32

    Ottimo articolo. In effetti sta avvenendo un fenomeno singolare: iniziano ad essere proposte qua e la delle pseudo teorie sui difetti della democrazia derivanti dalla "incompetenza" del popolo, che sarebbe incapace di esprimere un governo che gestisca nel modo migliore la cosa pubblica. La singolarità del fenomeno è dovuta a vari fattori. Il primo è che il governo delle élites è da sempre una realtà di fatto che solo di recente ha iniziato ad essere messa in discussione dalle scelte popolari. Merito della Rete, della pluralità di informazioni che vi circolano e della sempre maggiore quantità di persone che vi accedono e che, grazie ad essa, si scambiano opinioni e si informano saltando i canali e le fonti ufficiali. Il secondo fattore è che ora le élites in qualche modo cercano di recuperare la perduta presa sulle masse tentando di convincerle a tornare volontariamente al regime precedente. In altri termini tentano di convincerle a passare da una tutela subita inconsapevolmente ad una tutela consapevolmente accettata. L’argomento usato per convincere la massa fa leva su alcune sue vulnerabilità: la bassa considerazione che ha di se stessa e della sua competenza e capacità di condursi; la sua tendenza istintiva ad affidarsi ad un "capo". Non penso che il tentativo avrà successo: il rapporto di fiducia è ormai rotto ed è difficile recuperarlo. Temo piuttosto che si moltiplicheranno i tentativi di neutralizzare la Rete, che è un obiettivo più accessibile in quanto lo strumento Rete è attualmente nelle mani dei "competenti". Il prossimo settembre si riaprirà la partita in sede UE, e un colpo di mano va messo in conto.

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