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Da Berlusconi ci salverà l’Europa

La vicenda dell'intimazione dell'Unione Europea al governo italiano culminata con la presentazione mercoledì scorso della lettera di intenti, sembra una rappresentazione teatrale dove ognuno recita una parte mentre gli "intenti" veri sono altri.

I fatti dicono che lunedì l'Ue ha chiesto all'Italia un piano entro 48 ore per sistemare strutturalmente i conti. Cioè ha chiesto una cosa impossibile.

E il governo Berlusconi che fa? Per due giorni discute, al proprio interno e con le forze di maggioranza, sulle possibili misure da adottare, ma ne discute non in termini concreti di fattibilità, di conseguenze nel tempo, di impatto sull'economia, eccetera. Per fare ciò seriamente infatti sarebbe occorso molto ma molto più tempo, perché si dovevano consultare le parti sociali, occorreva fare calcoli e compararli, valutare l'impatto sociale e sull'economia a breve, medio e lungo termine, valutare gli effetti collaterali. Non bisogna essere economisti, e io non lo sono, per rendersene conto: occorre, credo, solo avere un po' di buon senso.

Il governo infatti discute del piano solo in termini di convenienze e di impatto politico. Le pensioni a 67 anni scontentano la base leghista, le liberalizzazioni scontentano uno zoccolo del PdL, con i licenziamenti più facili si accontenta la Confindustria, e si indeboliscono i sindacati, e così via. E questo scenario, a parte il fatto di poterlo intuire (che di per sè non è impresa proibitiva per nessuno) lo si evince, ed è confermato, dalle dichiarazioni che i vari "attori" rilasciano tra una "prova" e l'altra a "teatro chiuso": nessuno degli attori infatti si avventura a disquisire sulla "probità delle misure" (di cui magari nemmeno si intendono e si interessano), parlano solo di effetti e schermaglie politiche, che è molto più semplice in quanto è come parlare di niente (dato che si può dire tutto e il contrario), e per farlo non serve una preparazione particolare. 

Dopodiché, quando prima dell'ultima notte tutto sembrava saltare per aria, ecco che al lume di candela, tra uno sbadiglio e l'altro (questa degli sbadigli è solo una ipotesi, ma assai verosimile) si trova l'accordo. La lettera prende corpo, niente più crisi di governo, tutto è sistemato, la maggioranza torna coesa. Un governo che da mesi non riusciva a presentare un piano per lo sviluppo, è riuscito in mezza nottata a buttar giù un piano per salvare il Paese, rilanciare la crescita, puntellare i conti. Non ci potrebbe credere nemmeno una gallina.

Si potrà obiettare: era solo una lettera di intenti; lo "studio di fattibilità" verrà fatto dopo, tant'è che l'Unione Europea, che non è sprovveduta, ha accolto il piano favorevolmente, lo ha sostanzialmente approvato, riservandosi di aspettarci al varco dei fatti.

Siccome non si ha a che fare con degli sprovveduti; siccome all'Ue sanno che non si può valutare in pochi minuti l'efficacia e l'impatto di un insieme di misure così importanti per un intero paese; siccome non hanno neanche richiesto tempo per valutarle benché siano consapevoli del fatto che gli intenti debbano subire un vaglio di fattibilità il quale può dare anche esiti negativi, è evidente, allora, che la sommaria approvazione, così come la vicenda nel suo insieme, debbanno essere lette in altra chiave.

L'Unione Europea, sostanzialmente per mano dei paesi più forti a livello anche di "concreto potere decisionale", con questa mossa dell'ultimatum di 48 ore ha di fatto commissariato il governo Italiano e messo sotto scacco Berlusconi che è stato trattato proprio come lo scolaretto colto con tutti i compiti ancora da svolgere a vacanze di Natale finite. Lo ha rimandato a casa a fare in una notte quel che non aveva fatto in 15 giorni, ma non tanto per vedere se lo scolaretto riusciva a fare l'impossibile, quanto per dimostrare agli altri scolari e al mondo chi comanda veramente, e per evidenziare la totale inaffidabilità di Berlusconi, del suo governo che in quasi 10 anni ha portato il Paese sull'orlo del disastro, e adesso ancora con leggerezza inaudita pensa di sistemare tutto in una notte. Perciò io credo che l'Unione Europea non l'abbia nemmeno fatta una vera valutazione sui contenuti della lettera. Magari non l'ha nemmeno letta. Ha finto di accettarla, anche per rassicurare i mercati, consapevole che "peggio di quel che ha fatto finora Berlusconi non potrà fare", attirandolo in una sorta di tranello affinché si smascheri da solo alla prova dei fatti. E Berlusconi, a cui premeva solo ed esclusivamente la sopravvivenza sua e del Governo, è caduto nel tranello, forse anche consapevolmente. 

In altre parole, i fatti di questi giorni che sembrano recite di teatro, in realtà potrebbero essere mosse di "medio gioco" di una partita a scacchi il cui risultato potrebbe essere la caduta del Governo, e forse l'uscita di scena di Berlusconi. E siccome è una operazione che deve necessariamente avvenire senza forzature né scavalcamento di ruoli, ma attraverso "naturali" passaggi istituzionali, occorrerà tempo e cautela nelle mosse. Cioè una cottura a fuoco lento, ma non troppo.

Altro effetto rilevante delle mosse della Merkel e di Sarkozy (che comunque sono in prima linea anzitutto per proteggere le loro banche impegnate con i titoli italiani, oltre che greci) è quello di rafforzare nel mondo l'immagine dell'Europa Unita, che dimostra così di essere entità forte e affidabile, e di saper "mettere in riga" i paesi più "allegri". Con al contempo un ovvio vantaggio di immagine per Germania e Francia

Dunque, siccome mandare a casa il governo Berlusconi è una necessità ormai non solo per l'Italia, e visto che non riescono a farlo né gli italiani col voto, né la politica di opposizione, lo farà l'Europa, consapevole che non è più tempo di barzellette. Del resto l'on. Bossi, sia pure in modo più colorito, in parte ha ipotizzato proprio questo scenario, ma l'ha ridotto a una questione di "capricciose dispute", ovviamente per non ammettere che alla base delle mosse europee vi è una valutazione di "palese inadeguatezza" del governo Italiano.

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