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Currywurst sotto la Fernsehturm. Reportage di uno sportomane da Berlino (1).

Per l’irrequietezza tradizionale che serpeggia nella mia famiglia e per la inusitata voglia di scappare dal San Valentino di cioccolato io e la mia trequarti (che da questo momento chiamerò “la Sara” per darmi un vezzo settentrionale) siamo salpati alla volta di Berlino, di venerdì. Chiaramente, da malato acuto di sport ho prestato la medesima attenzione al Brandeburg Tor e all’animata discussione tenuta negli studi della ZDF sulla difesa del Bochum, per cui questo può essere un reportage su cosa mi è sembrato lo sport tedesco nei miei tre giorni berlinesi (chiaramente potevo dare di più, ma la parte semplicemente turistica mi ha rubato ore fondamentali per vedere qualche gara di skeleton in più).

Venerdì sera, mentre vaghiamo in una Postadmer Platz nel bel mezzo di un -6° in cerca di uno stimolo fotografico, mi capita di intravedere Timo Hildebrand fanfarone come non mai regalare una comoda vittoria al Bayer Leverkusen. La doppietta di Helmes per i giornali del giorno dopo sancisce una doppia verità: il centravanti del futuro è questo ragazzino impertinente che giocava nel Sportfreunde Siegen e la favola dell’Hoffenheim sta per tramontare. Ma lo spazio più vasto nei giornali del sabato erano per Kathrin Hölzl, vincitrice a sorpresa della prova di gigante femminile nei campionati del mondo di sci della Val d’Isere. A dire la verità, fin da questa gara le attenzioni mediatiche erano spostate tutte verso Maria Reisch, vedette anche per presenza scenica dello sci alpino tedesco.

Il sabato è stato un giorno davvero speciale. Al di là che stare a guardare la Torre della Tv immersa nella foschia nevosa è uno spettacolo che confina con il fantasmagorico, meraviglioso è stato anche vedere già dalla mattina un fluire dolce di tifosi dell’Hertha che si dirigevano verso l’Olympiastadion colorando di azzurro e bianco i vagoni della U-Bahn. Può sembrare la cosa più melensa di questo mondo, ma vedere famiglie con genitori sessantenni e figli ventenni andare a tifare la propria squadra con un barattolo di crauti in mano è qualcosa che in Italia non ho mai visto e non solo per la difficoltà di recuperare quel cibo. La partita era davvero succulenta, Hertha-Bayern, e il Berliner Zeitung titolava “Gotterdammerung” con un visual in prima pagina sportiva che metteva faccia a faccia i due fratelli Hoeness (Dieter, dirigente dell’Hertha e Uli, direttore sportivo del Bayern).



Quando la Sara si accorse che guardavo con desideroso abbandono quelle sciarpe, per abortire ogni mia illazione del tipo: “E che ne dici se nel primo pomeriggio andiamo allo stadio a vedere Hertha Berlino-Bayern Monaco? Ha vinto lì i mondiali l’Italia!”, mi ha trascinato al Pergamon Museum per buone tre ore tra Kore con la testa mozzata, battaglie furiose tra giganti scioccanti per bellezza e altezzosi dei e il blu violaceo della porta di Ishtar. Fuori mi è arrivata all’orecchio una di quelle coincidenze che ti capitano una sola volta nella vita: l’Hertha aveva vinto grazie ad un grande Voronin e un pessimo Lam ed era prima in classifica dopo un sacco di tempo. Quando uno dice il caso. Dopo aver percorso tutto l’Unter den Linden e la Karl Marx Alle (con riposino-merenda ad Alexander Platz a base di currywurst e kartoffel), noto nella tv di un bar una pubblicità che mi sembra di aver già visto. Boris Becker promuove il sito di poker online Poker Stars, ma a differenza della metafora tango-poker scelta per il mercato italiano, in Germania l’advertising si basa sull’idea che attraverso il gioco del poker si può diventare burattinai del destino altrui, ma solo fino a che qualcun altro non prende in mano il nostro. Se compresa, sembra essere più una pubblicità progresso contro il gioco d’azzardo che un filmato promozionale. Mah…

Il tour continua tutta la sera con cena finale a base di patate immerse nella panna acida e birra. Tornati all’ovile, verso l’una scopro con enorme piacere che sulla D:SF danno un programma totalmente incentrato sulla giornata di campionato (solo il giorno dopo in un notiziario so della vittoria mondiale di Maria Reisch nello speciale femminile. La fiducia in lei era quindi ben riposta). Mentre la Sara sprofonda nel sonno, io mi godo due ore di filmati delle partite (molto particolari questi highlights perché mentre i nostri iniziano sempre con la giocata decisiva del match, in Germania la prima immagine dove si riassume la partita è sempre una giocata non importante per il risultato. Ad esempio, per Bochum-Shalke 04 il servizio si è aperto con una mezza gomitata di Rafinha rifilata a Sestak in area di rigore, mentre per Werder Brema-Borussia M’Gladbach con una occasione fallita da Mesut Ozil), di commenti e di interviste (delle quali non ho capito un’acca).

Alle 3.30 della mattina tiro delle somme: 1) dopo aver visto le papere di Neur, Enke e Adler, capisco che la Germania non sta messa tanto bene a portieri. 2) Dobrovski è la bandiera e il trascinatore del Bochum 3) Il portiere belga del Borussia Mönchengladbach, Logan Bailly, è il nuovo Preud’Homme 4) Dopo che è intervenuto in studio, ho capito che Diego è un uomo di poche parole con un carattere bello tosto 5) Josip Simunic, sul quale già nutrivo dubbi riguardo la sua stabilità mentale, è da oggi in poi un giocatore che amerò per sempre dopo averlo visto scartare di tacco nella sua area di rigore Klose, Donovan e Schweinsteiger. Mi addormento con questi pensieri che straripano.

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