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Crotone come la Terra dei Fuochi

Crotone 16 novembre. Piove mentre i ragazzi all’ombra degli ombrelli si radunano nel piazzale dello stadio. Insieme a loro tanta gente, compresi i malati di cancro, che insieme a Tina De Raffaele stanno combattendo da tempo la loro guerra contro un nemico invisibile:il cancro.

Tina l’instancabile, colei che ha raccolto le sue forze per essere segno, presenza attiva in una Crotone avvelenata dai tanti materiali interrati nel sottosuolo che sta generando morti su morti. Non si contano più i decessi per tumore: bambini donne, uomini, giovani stanno pagando il loro tributo di vite ad un Minotauro affamato che nel labirinto della malattia divora la carne fino all’ultima cellula sana che rimane.

Pioggia, raduno, palloncini bianchi, striscioni retti da mani di ragazzi che la faccia ce l’hanno messa tutta, che hanno disertato i banchi si scuola, poiché i dirigenti scolastici non hanno concesso il permesso di partecipare alla manifestazione e stare insieme, per fare numero ed essere solidali con chi il male lo ha addosso da tempo ed è solo a combattere lottare per affermare il diritto alla vita. Si incammina il corteo quella metà del cielo, graziata per tutta la durata dalla pioggia che smette di venire giù, che ha deciso di essere benevola con quelle persone che sfilano al grido di "Cancro Crotone", o il "cancro siete voi", rivolto a chi nel silenzio colpevole ha barattato per profitti la città, rendendola quasi inospitale non più vivibile, straniera ai loro stessi figli.

E che siano colpevoli lo dimostra la diserzione di uomini delle istituzioni, in prima linea quando devono mettere la faccia davanti a qualche tv e spararsi la posa, ma che oggi non hanno raccolto l’appello di quanti gridavano al sindaco di venire fuori dalla sede del pd, e che ha snobbato ancora una volta il dolore di tanta gente. Sfila il corteo davanti a vetrine di quei pochi esercizi commerciali rimasti che, in segno d’adesione, hanno esposto nelle loro vetrine i palloncini bianchi e si affaccia qualcuno su quelle porte ricordando per un istante la tragedia scampata la vita vissuta e scandita da chemio e radio e controlli e viaggi della speranza per alcuni vani, inutili.

Dice Tina, leonessa che vuole aggredire il suo male: "abbiamo diritto a curarci abbiamo diritto ad avere strutture valide presso cui rivolgerci, poiché attualmente anche questo ci viene negato e soprattutto c’è la necessità di invertire questo ciclo perverso di morte chiedendo una bonifica promessa e mai attuata". Alla testa del corteo Erminia. Lotta da otto anni contro il suo male. Otto anni di peregrinazioni, di sale asettiche di ospedali e di medicinali che ti entrano in corpo ed avverti la fredda sostanza che ti penetra nelle vene rendendoti la bocca amara, gonfiandoti che è necessaria per la propria sopravvivenza.

Nel corteo molte donne e ragazzi con la mascherina sfilano, e non importa se sono malati. Quando si combatte la battaglia della vita ci si appiglia a qualunque cosa, stai in piedi costi quel che costi. E’ importante che la città sappia che il silenzio omertoso venga penetrato da quella botta vitale rappresentata da chi il male lo combatte ed è diventato un compagno inseparabile. Escono fuori anche i trampolieri del teatro della Maruca. Con i loro palloncini bianchi in mano, sembrano voler sensibilizzare anche il cielo perché ascolti e faccia proprie le voci del dissenso, amplificando le voci che si alzano da terra..

Marcia dietro loro, in testa agli striscioni una ignara bambina con dei bonghi in mano e sembra sdrammatizzare per un istante il senso di quella marcia, fino a Piazza della Resistenza, con il cancello della casa dei cittadini sbarrato. Ed è a piazza della Resistenza che si consuma l’ultimo atto di una giornata fatta di testimonianze di quanti salgono su quei gradini per raccontare e raccontarsi.

Giovannino Cavallaro, anni dieci è morto. Un ragazzo quindicenne è lì per raccontare del suo amico di scuola Pasquale ammalato, una donna mostra la foto della figlia neanche quarantenne morta andata nella terra delle ombre, Una mamma settantenne che assiste la figlia chiede che le si dica cosa fare difronte al rifiuto della figlia di continuare a curarsi. Francesca legge una lettera accorata. Delle ragazze accompagnate da una chitarra intonano l’Alleluia ingoiando le lacrime che soffocano la voce tanta è l’amarezza e la rabbia per come siamo stati ridotti. Infine dopo un girotondo per esorcizzare la tristezza su tutti la voce di Tina che non si arrende e dice che questi raduni non sono che l’inizio di una lunga battaglia per la sopravvivenza.

Cita le parole del Papa Tina: "La corruzione non va mai perdonata e dice di sentirsi forte di non arretrare di un millimetro" e quelle voci nonostante siano state snobbate dalle istituzioni, sarànno come un uragano la cui velocità è destinata ad andare oltre gli estremi confini di una Crotone che ancora non ha capito fino in fondo la dimensione del dramma che ci tocca tutti da vicino, che si annida nelle famiglie, che in una stessa famiglia si è portata via mamme padri, figli ragazzi che al posto dei sogni vivono incubi per un destino negato, per una malattia che un giorno bussa alla porta del tuo corpo e si impossessa di te.

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