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 Home page > Attualità > Politica > Crollano i tassi dei Bot: il premio della serietà

Crollano i tassi dei Bot: il premio della serietà

L’asta di Bot tenutasi ieri si è conclusa con uno straordinario successo; la richiesta è stata doppia rispetto all’offerta ed i titoli sono stati collocati con un rendimento dimezzato rispetto a quello dell’asta precedente: pagheremo il 2,735% (contro 5,952% dell'ultima asta) ai sottoscrittori degli 8,5 miliardi di Bot ad un anno e lo 1,644% (contro il precedente 3,251%) a chi ha comprato i 3,5 miliardi di Bot a sei mesi.

E’ una notizia la cui importanza può difficilmente essere sopravvalutata e non solo perché, a conti fatti, risparmieremo poco meno di 300 milioni di euro d’interessi.

Per certo è la conferma della bontà della strategia di Draghi (non va dimenticata la sua decisione di consentire alle banche di usare i titoli di stato come garanzia per i prestiti allo 1% della BCE) , come pure un segno, tangibile e contante, della mutata considerazione di cui gode il nostro paese agli occhi degli investitori, stranieri e non.

Altrettanto sicuramente, una grossa parte del merito, per quel che sta accadendo (mentre scrivo lo spread col Bund sta crollando sotto a quota 450 e i titoli bancari italiani tirano, dopo giornate pesantissime, un sospiro di sollievo) va certo ascritto a Mario Monti; prima ancora che a questo o quello dei suoi successi diplomatici (ed è certo stato importante il fatto che abbia convinto Merkel ad accettare il rafforzamento del fondo Esm), a quel che dice quando gira per l’Europa in nome e per conto nostro e, soprattutto, a come lo dice.

Ha “qualcosa” il Professore; quell’indefinibile “it”, per dirla con i nostri amici americani, che rende credibile un comunicatore: quando col suo viso serio e con i suoi modi seri, parla seriamente di serietà, a quanto pare viene preso, non solo dalla maggioranza degli italiani, proprio sul serio. E’, contrariamente a un certo capocomico che ha occupato il suo ruolo in un recente e mai abbastanza deprecato passato, esattamente il tipo di rappresentante di cui l’Italia necessitava per convincere i propri creditori della propria assoluta volontà di far fronte ai propri debiti.

Qualità straordinarie, quelle di Monti, (o forse solo normali, per il capo dell’esecutivo di un normale paese europeo) che però varrebbero poco o nulla se la società italiana, messa davanti alla prospettiva di ingollare le amarissime medicine del Professore, non avesse dimostrato una straordinaria, e per molti inaspettata, maturità.

I cittadini italiani hanno capito quanto il Paese fosse vicino al disastro e, nella stragrande maggioranza, se pure hanno coscienza delle limitate possibilità del governo Monti (le liberalizzazioni promesse, come rilevano gli onnipresenti benaltristi, non toccano alcuni settori chiave e certo era auspicabile una finanziaria ancor più equa), non hanno, solo per questo, dato ascolto ai peggiori populisti che li invitavano a clamorose azioni di protesta; ai masanielli di vario colore che, giocando al tanto peggio tanto meglio, hanno cercato - e cercano - di porsi alla guida di una contestazione che, per loro dispiacere, nei fatti non ha mai travalicato i limiti di un civilissimo dibattito.

Importantissimo, in questa dimostrazione di coesione sociale e di responsabilità, è stato l’atteggiamento assunto dal sindacato. Qualcuno si aspettava (pregustava) un autunno di fuoco; gli ultimi mesi sono invece stati un periodo di confronto, a volte duro, tra governo e parti sociali, ma sempre senza preclusioni ideologiche e senza una ricerca gratuita dello scontro. Non è accaduto nulla che abbia travalicato la normale dialettica tra un serio governo ed i seri sindacati di un paese serio.

L’inizio, spero, di un nuovo modo di condurre le relazioni industriali in Italia; una lezione di cui hanno certo preso atto i mercati e che dovrebbero fare propria anche certi esponenti del nostro mondo imprenditoriale, a cominciare dal buon Marchionne (le cui continue uscite fanno tutto tranne che bene alla causa del nostro paese), che ancora oggi non esclude un trasferimento negli USA della sede del suo gruppo e che afferma sprezzante di non aver nulla da dire al governo Monti.

Ha ragione; dovrebbe solo imparare il modo con cui ci si confronta con i rappresentati dei lavoratori. A fare auto serie (altro argomento su cui il feroce macho col maglioncino non pare ferratissimo), invece, dovrà insegnargli qualcun altro.

Commenti all'articolo

  • Di martin (---.---.---.20) 13 gennaio 2012 16:35
    martin

    Secondo me la straordinaria capacità persuasiva di Monti deriva più dal fatto di essere, con tutto il rispetto, una sorta di burattino nelle mani della Merkel (ci mancherebbe che non riuscisse a convincere il suo "sponsor"). Che poi questo tecnico dall’aspetto inquietante di un vampiro sia meglio del lenone di Arcore non ci piove. Ma sarei più cauto coi complimenti, non mi piace questo clima di seria condivisione. Quanto all’asta dei Bot aspetterei febbraio prima di cantar vittoria, anche perchè oggi lo spread veleggia di nuovo oltre i 500punti base. E siamo proprio sicuri che i titoli di stato andati a ruba non siano anche un segnale di sfiducia crescente nel sistema bancario?

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