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 Home page > Tribuna Libera > Criteri d’identità

Criteri d’identità

Se io, in questo frangente, volessi pormi il quesito in base alle risposte del quale si identificano i criteri per stabilire la mia (la vostra) identità, dovrei, in prima battuta, all’apparenza, affrontare un ossimoro e un enorme paradosso seriale.

Il vocabolo identità infatti, a seconda di come lo si intenda, in termini prettamente tradizionali, si traduce in personale o collettivo, differenza o somiglianza, “quali sono le mie differenze dal resto del mondo” oppure “quali parametri (lingua, tradizioni, valori) mi rendono parte di un gruppo, di un popolo”?

Scrivevo pocanzi “a seconda di come lo si intenda, in termini prettamente tradizionali”, si perché per come la penso io le differenze, anche se non proprio, magari, quelle personalissime, possono e devono convivere con le altre, l’identità ristretta e quella di un popolo, in uno stato federale e democratico-partecipativo, convivono tranquillamente e bellamente (alla faccia dei globalizzatori) alimentando la prima la seconda di nuovi spunti e mantenendo aperta l’elasticità mentale dei componenti la prima.

Badiamo bene, chi mi legge da tempo lo sa, quando parlo di identità di un popolo, identifico un popolo come l’abitante di un area territoriale omogenea… Io non sono uno che si considera cittadino del mondo, ma per inciso sono disposto a vivere ovunque, ma integrandomi, al massimo delle mie possibilità, al mondo a cui andrei a “far visita”.

L’impostazione della vita moderna, la globalizzazione, l’assimilazione, hanno messo in difficoltà l’essere umano, tramite la cancellazione delle differenze, quindi delle identità, ma oggi, finalmente qualcosa sembra muoversi, qualcuno sembra destarsi dal torpore imposto e sponsorizzato… In una sorta di catena alimentare naturale la susseguenza degli eventi è stata esplicita nel corso degli ultimi decenni, prima la libertà, poi l’eguaglianza e infine oggi si può finalmente puntare all’identità. Non si tratta solo di esigenze etnico-linguistiche, ma anche di sessualità, economia, sostenibilità…ancora una volta le identità personali si aggregano, ma non si globalizzano, cercano uno spazio democratico all’interno dell’insieme.

Io, noi, che crediamo in questo però dobbiamo vigilare, stare attenti che non si sviluppino i cattivi usi che se ne possono fare, l’ “identitarismo” (per dirla alla de Benoist) può sia sfociare nel meglio come nel peggio,ispirare la più aggressiva xenofobia o il più disinteressato servizio del bene comune.

Quando si difende un identità bisogna farlo in maniera alacremente positiva, non utilizzandola come un baluardo difensivo, ma come la soglia di una nostra proprietà che ci consente di affacciarci ed integrarci al resto del mondo, vicino e lontano che esso sia.

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