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Crisi: anche i consumi sono diminuiti

Il 2010 si è chiuso con una nuova frenata dei consumi: una contrazione che, secondo la stima di Confcommercio, è dello 0,4%, dopo già il -0,6% del 2009. Nel solo mese di dicembre, secondo l'Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), gli acquisti si sono ridotti dello 0,5% in termini tendenziali, a fronte del -0,9% di novembre, restando invariati rispetto al mese precedente, a conferma di una sostanziale stagnazione della domanda. “Il quadro economico congiunturale si presenta ancora caratterizzato da dinamiche produttive piuttosto contenute”, commenta Confcommercio. Il comparto più dinamico si conferma quello delle comunicazioni (+2,7% nel 2010 e +2,4% a dicembre). Vanno bene anche i beni e servizi per la cura della persona (+0,9% nell'anno) e per la casa (grazie soprattutto alla domanda in aumento di elettrodomestici e tv). In netta diminuzione invece i beni e servizi per la mobilità (-8,7% nell'anno e -14,1% a dicembre), su cui continua a pesare la difficoltà della domanda di autovetture e motocicli.

Unanime la reazione dei consumatori che parlando di situazione allarmante per le famiglie. Adusbef e Federconsumatori avvertono che gli aumenti dei prezzi nel 2011 comporteranno una spesa aggiuntiva pari a 1.164 euro e chiedono al Governo di intervenire attraverso una detassazione per il reddito fisso e un ripresa degli investimenti nei settori tecnologici. Il Codacons calcola che se al calo dei consumi alimentari (-0,6% nel 2010) si sommano le riduzioni di questo tipo di consumi verificatesi dal 2007 al 2010 risulta che le famiglie italiane spendono per alimentarsi l'8,8% in meno rispetto all’inizio del periodo considerato. Se si considerano insieme i dati relativi alla riduzione del reddito disponibile resi noti mercoledì dall’Istat con quelli forniti da Confcommercio relativi alla contrazione dei consumi, questi ultimi non stupiscono affatto e sono la logica conseguenza dei primi. E’ del tutto evidente che una delle conseguenze principali derivanti dalla riduzione del reddito disponibile delle famiglie è rappresentato dalla diminuzione dei consumi, diminuzione che riguarda anche i beni di prima necessità, i prodotti alimentari.

E’ quindi corretto quanto rilevato dalle associazioni dei consumatori: non vi potrà essere una forte crescita dei consumi, come necessario, se non verranno realizzati interventi di politica economica rivolti ad accrescere il reddito disponibile. Ed è ben ricordarsi che una consistente ripresa del Pil, indispensabile per aumentare l’occupazione e ridurre il tasso di disoccupazione, non potrà avvenire senza una crescita significativa dei consumi. Certo non solo questa componente della domanda dovrà accrescersi, non si potrà fare a meno anche di un aumento degli investimenti per rendere stabile la ripresa, ma non si può pensare che la ripresa del Pil possa avvenire in presenza di una stagnazione dei consumi, o peggio di una loro riduzione. Non si potrà certo fare affidamento solo sull’aumento delle esportazioni.

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