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Costruire per non ricostruire (parte quarta)

Le nuovissime costruzioni del Progetto C.A.S.E. sono pianificate a regola d’arte, con Piani Particolareggiati che indicano le sistemazioni esterne, l’urbanizzazione e quant’altro serve per rendere i Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili corrispondenti al modello già pubblicizzato con più che lusinghevoli commenti. Ma, in dettaglio, questi Piani della ri-costruzione post terremoto come sono configurati e dove sono stati collocati?

Nel sito della Protezione civile sono rintracciabili dei grafici dettagliati che ci permettono d’intuire come tutte le 19 aree del progetto saranno, prima o poi, trasformate. Testé, di queste planimetrie, riportiamo la più significativa dove compaiono: in verde, le aree libere per il gioco e per il riposo all’aperto; in bianco, le strade, i parcheggi ed i percorsi pedonali; in rosso, gli edifici d’abitazione; in azzurro, ovviamente oltre il Tricolore, anche le aree a polivalente destinazione che, anche in estensione, variano da una zona all’altra.

Nell’area n°10 chiamata Sassa Zona NSI, crescerà un quartiere per 1.720 persone, cioè all’incirca quante nella Unité d’habitation che venne proposta da Le Corbusier, nel secondo dopoguerra. Tuttavia, anziché un solo grande edificio isolato, qui ci saranno 16 unità edilizie che, a gruppi di 3, sembrano degli Immeuble Villa di piccola taglia, poiché gli immobili hanno solo 3 piani e gli alloggi non sono dei duplex. Con volumi disposti sui 3 lati di spazi liberi, non rammentano né i cortili degli “immeuble de rapport” di molte banlieue proche, anche nostrane, né le corti della pianura padana o di altri contesti rurali, anche non italici. Saranno spazi per gli “svaghi” dei componenti improduttivi della comunità insediata (quindi, per un po’, non solo per fanciulli ed anziani). Nella riuscita organizzazione della “circolazione”, con la netta separazione tra percorsi veicolari e pedonali, oltre alle enfatizzate berlusconiane esperienze milanesi, è possibile individuarvi sia ascendenti remoti, come nelle insulae romane, sia utopie del 1930, come nella lecorbusieriana Ville Radieuse.
 
A prescindere da questi arbitrari riferimenti alla storia dell’urbanistica, nell’immagine alla sua sinistra [ricavata alla meglio con Google Earth], tutto l’intorno del nuovo insediamento (a nord: fino all’aeroporto di Preturo ed alla Caserma della Guardia di Finanza, presso Coppito) traspare costituito solo da campi.
 
Invece, nell’area n° 6 indicata Tempera e nell’area n° 5 denominata Paganica Sud, i nuovi C.A.S.E. saranno sparpagliati su campi già “seminati a villette”, come quelli di molte aree agricole ovunque aggredite da conurbazioni d’ogni genere. Nell’area n° 16 nomata Paganica 2, sebbene collocata più “a sud” della precedente, i campi meno prossimi all’abitato che si diparte dal riconoscibile piccolo nucleo di antica formazione, sono già usciti dal seminato, ovvero, il tempo li ha invasi non con la gramigna edilizio-abitativa, ma con le fruttifere industrie di Bazzano. Questi 3 Complessi A, S. Ecocompatibili saranno affiancati all’insieme preesistente con circa 5.000 abitanti. Suppergiù a 750 m. s.l.m., verranno costruiti 25 edifici per 2.000 persone che ivi potranno “soggiornare” per il tempo strettamente necessario alla ricostruzione delle loro vere case, anche se altrove ubicate e magari per un decennio. Cosicché, in questi innovativi quartieri, le case novelle saranno, allo stesso tempo, provvisorie e durature

Nell’area n° 4 detta Pagliare di Sassa, le moderne costruzioni fan da collana ad un ipermercato. Qui, la corte aperta del modello Protezione civile, viene riprodotta una sola volta con 3 edifici. Altri 8 immobili sono disposti più liberamente ma con un orientamento non sempre adeguato a determinare, per gli alloggi, condizioni espositive ottimali. Sarà un quartiere “insolito”, semplicemente adattato tanto alla forma dell’area utilizzabile quanto all’eterogenee preesistenze edilizie. In assenza d’un indispensabile qualsiasi ascendente fondativo (tradizionale, razionalista o post-modernista) atto a rendere memorabile qualsiasi neo-insediamento, questo C.A.S.E. non avrà neppure il demerito di deturpare, più di tanto, un ambiente compromesso prima del sisma sia seminando l’appariscente edificio commerciale lungo lo stradone sia lasciando crescere anonime villette su allottamenti spontanei (o in esigue lottizzazioni), qua e là spuntati nei pressi di filiformi insediamenti rurali.


L’urbanizzazione post-terremoto, sicuramente metterà a repentaglio luoghi ed equilibri sistemici di pregevole valore laddove, al posto delle “casette in legno” (o Moduli Abitativi Provvisori), porteranno altri C.A.S.E., forse solamente perché Collebrincioni (1090 metri sul livello del mare), Assergi (886 m. s.l.m.), Arischia (850 m.) e Camarda (787 m.) non sono più comuni autonomi, ma semplici frazioni del capoluogo. La Protezione civile, collocherà anche a queste quote, quote parti della stessa polistirolo city che, a breve, completerà a Cese di Preturo ed a Bazzano. Gli stessi edifici prefabbricati saranno montati sulle stesse piastre antisismiche, senza considerare che qui, per fare i ciclopici “caveau” delle leggere abitazioni, dovranno dissodare terreni anche scoscesi e “scassare” la cassa comune che dicesi vuota solo quando servirebbe anche per aiutare lavoratori dipendenti, ad andar oltre la seconda decade del mese. Tuttavia, non possiamo credere che tale estensione del Piano “C. A. Sostenibili & Ecompatibili” fin nelle più eccelse ed elevate aree del territorio, sia imputabile all’improbabile alienazione mentale dell’innominabile “utilizzatore finale” di crucci e/o terrene delizie. Qualche volta, fa di peggio la dissennatezza di certi esecutori che, grazie al potere ricevuto, non devono mai rendere conto a nessuno dei modi in cui attuano il piano del padrone. A volte, quando le “colazioni di lavoro” diventano interminabili libagioni serali in super-rinnomati ristoranti, è difficile che ricordino d’essere al servizio della gente che ha subito di tutto e di più sia all’atto della tragedia sia nello stato di costrizione successivo. Ogni tanto, potrebbero ragionare sul fatto che i loro progetti, basati proprio sul fattore tempo, prolungheranno all’inverosimile l’attesa di un tetto per molti sfollati e/o “deportati”. Saltuariamente potrebbero cercare di ravvivare il loro rapporto di fiducia con il primo attore che erroneamente viene considerato un attempato “palazzinaro” ma che giustamente, in buona sostanza, arde per vederne i risultati valutati solo per l’apparenza. Di tanto in tanto, queste comparse potrebbero evitare di conteggiare, giorno dopo giorno e come un travet senza autonomo intelletto, solo il numero delle piastre iniziate ed ultimate con la quantità di edifici incominciati ed infiniti, per verificarne solamente il rispetto del cronoprogramma costruttivo. Ebbene, a Pavia, fuori dal Festival dei Saperi, un super-tecnico valutò assai criticamente il “villaggio antisismico” in costruzione: «accoglierà 17.500 persone: facciamo lavori per tre milioni di euro al giorno, in sei mesi termineranno opere di un valore pari alla costruzione del ponte greco [Rion Antirion tra Grecia continentale e Peloponneso, ndr.], avvenuta in 5 anni. Case in classe A energetica, 6mila isolatori antisismici, 250mila metri cubi di calcestruzzo e 18mila tonnellate di acciaio». Per non lasciar dubbi e/o equivoci, il super-specializzato precisò: «… Io sono un ingegnere, risolvo problemi concreti, sull’urbanistica e l’ambiente spetta ad altri discutere». Alla fine dell’intervista, il super-manager disse: «Serve una gestione oculata delle risorse: trovo assurdo pagare per decenni una società per il ponte sullo stretto» e domandò:«Che senso ha costruire un ponte antisismico quando la Salerno-Reggio Calabria non reggerebbe alla prima scossa?». Mai, l’autonomia di pensiero fu dimostrata con tanto disprezzo del pericolo da un tecnico subalterno ad un politico che simpaticamente chiama “sovversivi” quelli che riferiscono dei fatti suoi e pura “disinformazione” ogni questione posta su supposti misfatti nella messa in opera d’affari megagalattici. Perciò, torniamo ai fatti nostri senza mai dire: “dove c’è Impregilo c’è casa”, in quanto ché, d’ora in poi, sarà lecito proferir ai quattro venti: “dove c’è Impregilo c’è un C.A.S.E.”. Sull’area n° 15 designata Assergi 2, ne hanno disegnato uno per 350 abitanti, con 4 edifici da cospargere in campi prossimi a Campo Imperatore, fertilizzati da baracche d’eternit, utilizzate per fare gallerie lungo la Strada dei Parchi (A24, Roma-Teramo). Per rimuoverle, forse per via dell’amianto, la Codisap srl ha ricevuto 143.000 €, ufficialmente solo per: “la demolizione dei fabbricati nell’area ‘ex cantiere Impregilo’, in L’Aquila frazione Assergi”. Di conseguenza, dopo “Così è la vita” (con Aldo, Giovanni e Giacomo) ed a “…continuavano a chiamarlo Trinità” (con Bud Spencer e Terence Hill), nel “piccolo Tibet” gireranno anche “Così è se vi pare e continueranno a chiamarlo Impregilo” (con Gian Michele C., Mauro D. e Vincenzo S., della Protezione civile).

Nell’area n° 11 soprannominata Camarda, per non scordar la frazione posta a 12 km. dal capoluogo, insedieranno (o deporteranno, che dir si voglia) 480 abitanti in 5 edifici leggeri montati sulle piastre antisismiche, appena interrate sulla costa opposta a quella del borgo antico che, prima del sisma, ospitava circa 500 anime. Alla San Giovanni Inerti di Piero Nasciti srl, daranno 1.170.500 euro (IVA esclusa) per realizzarvi le opere di urbanizzazione (2.437 € ad abitante insediabile, mentre a Bazzano il corrispondente onere per abitante è pari a 2.200 €). Gli ingegneri sanno bene che il luogo fa la differenza. Come gli architetti, che magari faranno una Camarda che non guarda alla Camarda di ieri ma al “Niguarda” d’oggi. Domani, aggiungendovi qualche mansarda, Rettori o direttori troveranno l’adatta nomea per quel che ne sarà (campus universitario/villaggio per vacanze) degli alloggi di .…, come solo un villanzone può battezzarli.

Stesso rischio ad Arischia con il C.A.S.E. per 450 abitanti nell’area n° 12 appellata Arischia. In località Cornito, sul verdeggiante pendio soprastante la S.S. n. 80 del Gran Sasso, dissemineranno 4 edifici, a 2 per 2 serviti da strade vicinali a tornanti, dipartite dalla nuova via San Vincenzo, anch’essa tutta a tournichet.

Capoccioni della Protezione civile, senza udir le probabili lagnanze dei Tozzi, dei Ciccozzi e d’ogni altro attento conoscitore del luogo, sull’area n° 2 alias Collebrincioni, sono già all’opera per collegare un tri-C.A.S.E. con 3 edifici di 3 piani per 3 cento persone, all’abitato che, il 6 aprile, contava 300 abitanti.

Con pari opportunità insediative presenti e future, s’interviene pure a sud de L’Aquila. Solo vetuste antenne, tralicci svettanti ed una sede universitaria (dal sisma un poco malamente sistemata, sebbene per ingegneri) collocata in assai bella vista presso la pineta del Monteluco (appunto perché, non per urbanisti) a rimirar, da un lato, i pregevoli insediamenti quasi intatti di Poggio di Roio, Poggio Piano, Colle di Roio e Santa Rufina dell’immensità dell’altipiano di Roio, nonché, dall’altro, L’Aquila intera dove sta e dove vola. Qui, faranno altri C.A.S.E., distribuendoli nell’area n° 13 indicata Roio Poggio, poco oltre alcune strutture per la ristorazione, e nell’area n° 14 mentovata Roio 2, nei pressi del Santuario della Madonna della Croce o della Transumanza. Possiamo credere che, per le nuove vocazioni della zona, dopo il trasferimento di sfollati, tra uno o due lustri, nel primo vi saranno spostati aspiranti ingegneri e, nel secondo devoti turisti/pellegrini.

Così è se vi pare, più o meno, anche nelle altre aree, ma lasciamo ai “tour operator” di Fintecna l’onere di finire questo tour in Polistirolo city che abbiamo sviluppato soltanto per contribuire a far luce sui guai derivati dalla perdita di potere della polis, nel gestire la vera ricostruzione della polis e della comunità. Da ultimo, speriamo che le archistar d’ogni dove, anziché promuovere nuove costruzioni più o meno geniali di quelle descritte nelle altre puntate, vogliano contribuire al doveroso recupero di tutti gli edifici di antica formazione nei centri storici del capoluogo e dei centri minori che, all’incombere d’agenti naturali, purtroppo sono ancora inadeguatamente protetti da una seconda distruzione. Magari, senza oneri monetari per le Amministrazioni locali che, di già, hanno quello urgente di riscattare il loro ruolo di unici rappresentanti diretti del volere dei cittadini.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.180) 25 settembre 2009 18:52

    Durante il G8-realtà contro reality più volte si è preannunciato il "miracolo", la "scommessa" di una "impresa epocale". Non per niente SB è il padre di Milano2 ... Intanto registriamo speculazioni ingiustificate (?) sugli affitti per studenti. Forse vedremo momenti di forte tensione per i "privilegiati" (1 su 3) che avranno un tetto entro dicembre. Questa non è solo una gara a chi costruisce meglio. C’è da "governare" l’emergenza economica e sociale di una vasta area e la dignitosa convivenza di decine di migliaia di abruzzesi. (c’è di più => http://forum.wineuropa.it 

  • Di Gianni (---.---.---.74) 28 settembre 2009 08:28

    Il problema è e sarà quello legato all’efficienza dei politici locali. Ora gli aquilani sono più preoccupati per le non capacità dimostrate dai politici che degli effetti del sisama. Come uscirne? E’ possibile solo grazie agli Aquilani se sapranno tirarsi su le maniche e vigìilare sui lavori delle Amministrazioni pubbliche

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