A prescindere da questi arbitrari riferimenti alla storia dell’urbanistica, nell’immagine alla sua sinistra [ricavata alla meglio con Google Earth], tutto l’intorno del nuovo insediamento (a nord: fino all’aeroporto di Preturo ed alla Caserma della Guardia di Finanza, presso Coppito) traspare costituito solo da campi.
Invece, nell’area n°
6 indicata
Tempera e nell’area n°
5 denominata
Paganica Sud, i nuovi C.A.S.E. saranno sparpagliati su campi già “seminati a villette”, come quelli di molte aree agricole ovunque aggredite da
conurbazioni d’ogni genere. Nell’area n°
16 nomata
Paganica 2, sebbene collocata più “a sud” della precedente, i campi meno prossimi all’abitato che si diparte dal riconoscibile piccolo nucleo di antica formazione, sono già usciti dal seminato, ovvero, il tempo li ha invasi non con la
gramigna edilizio-abitativa, ma con le fruttifere industrie di Bazzano. Questi 3 Complessi A, S. Ecocompatibili saranno affiancati all’insieme preesistente con circa 5.000 abitanti. Suppergiù a 750 m. s.l.m., verranno costruiti 25 edifici per 2.000 persone che ivi potranno “soggiornare” per il tempo strettamente necessario alla ricostruzione delle loro vere case, anche se altrove ubicate e magari per un decennio. Cosicché, in questi innovativi quartieri, le
case novelle saranno, allo stesso tempo,
provvisorie e
durature.
Nell’area n°
4 detta
Pagliare di Sassa, le moderne costruzioni fan da
collana ad un ipermercato. Qui, la
corte aperta del modello Protezione civile, viene riprodotta una sola volta con 3 edifici. Altri 8 immobili sono disposti più liberamente ma con un orientamento non sempre adeguato a determinare, per gli alloggi, condizioni espositive ottimali. Sarà un quartiere “insolito”, semplicemente adattato tanto alla forma dell’area utilizzabile quanto all’eterogenee preesistenze edilizie. In assenza d’un indispensabile qualsiasi ascendente fondativo (tradizionale, razionalista o post-modernista) atto a rendere
memorabile qualsiasi neo-insediamento, questo C.A.S.E. non avrà neppure il demerito di deturpare, più di tanto, un ambiente compromesso prima del sisma sia seminando l’appariscente edificio commerciale lungo lo stradone sia lasciando crescere anonime villette su allottamenti spontanei (o in esigue lottizzazioni), qua e là spuntati nei pressi di filiformi insediamenti rurali.
L’urbanizzazione post-terremoto, sicuramente metterà a repentaglio luoghi ed equilibri sistemici di pregevole valore laddove, al posto delle “casette in legno” (o Moduli Abitativi Provvisori), porteranno altri C.A.S.E., forse solamente perché Collebrincioni (1090 metri sul livello del mare), Assergi (886 m. s.l.m.), Arischia (850 m.) e Camarda (787 m.) non sono più comuni autonomi, ma semplici frazioni del capoluogo. La Protezione civile, collocherà anche a queste quote, quote parti della stessa
polistirolo city che, a breve, completerà a Cese di Preturo ed a Bazzano. Gli stessi edifici prefabbricati saranno montati sulle stesse piastre antisismiche, senza considerare che qui, per fare i
ciclopici “caveau” delle
leggere abitazioni, dovranno
dissodare terreni anche scoscesi e “scassare” la cassa comune che dicesi vuota solo quando servirebbe anche per aiutare lavoratori dipendenti, ad andar oltre la seconda decade del mese. Tuttavia, non possiamo credere che tale
estensione del Piano “C. A. Sostenibili & Ecompatibili” fin nelle più eccelse ed elevate aree del territorio, sia imputabile all’improbabile alienazione mentale dell’innominabile “utilizzatore finale” di crucci e/o terrene delizie. Qualche volta, fa di peggio la
dissennatezza di certi esecutori che, grazie al potere ricevuto, non devono mai rendere conto a nessuno dei modi in cui attuano il
piano del
padrone. A volte, quando le “colazioni di lavoro” diventano interminabili libagioni serali in super-rinnomati ristoranti, è difficile che ricordino d’essere al servizio della gente che ha subito di tutto e di più sia all’atto della tragedia sia nello stato di costrizione successivo. Ogni tanto, potrebbero ragionare sul fatto che i loro progetti, basati proprio sul fattore tempo, prolungheranno all’inverosimile l’attesa di un tetto per molti sfollati e/o “deportati”. Saltuariamente potrebbero cercare di ravvivare il loro rapporto di fiducia con il primo
attore che erroneamente viene considerato un attempato “palazzinaro” ma che giustamente, in buona sostanza, arde per vederne i risultati valutati solo per l’apparenza. Di tanto in tanto, queste
comparse potrebbero evitare di conteggiare, giorno dopo giorno e come un
travet senza autonomo intelletto, solo il numero delle piastre iniziate ed ultimate con la quantità di edifici incominciati ed infiniti, per verificarne solamente il rispetto del
cronoprogramma costruttivo. Ebbene, a Pavia, fuori dal Festival dei Saperi, un super-tecnico valutò assai criticamente il “villaggio antisismico” in costruzione: «
accoglierà 17.500 persone: facciamo lavori per tre milioni di euro al giorno, in sei mesi termineranno opere di un valore pari alla costruzione del ponte greco [Rion Antirion tra Grecia continentale e Peloponneso, ndr
.], avvenuta in 5 anni. Case in classe A energetica, 6mila isolatori antisismici, 250mila metri cubi di calcestruzzo e 18mila tonnellate di acciaio». Per non lasciar dubbi e/o equivoci, il super-specializzato precisò: «…
Io sono un ingegnere, risolvo problemi concreti, sull’urbanistica e l’ambiente spetta ad altri discutere». Alla fine dell’intervista, il super-manager disse: «
Serve una gestione oculata delle risorse: trovo assurdo pagare per decenni una società per il ponte sullo stretto» e domandò:«
Che senso ha costruire un ponte antisismico quando la Salerno-Reggio Calabria non reggerebbe alla prima scossa?». Mai, l’autonomia di pensiero fu dimostrata con tanto disprezzo del pericolo da un tecnico subalterno ad un politico che simpaticamente chiama “sovversivi” quelli che riferiscono dei fatti suoi e pura “disinformazione” ogni questione posta su supposti misfatti nella messa in opera d’affari megagalattici. Perciò, torniamo ai fatti nostri senza mai dire: “dove c’è Impregilo c’è casa”, in quanto ché, d’ora in poi, sarà lecito proferir ai quattro venti: “dove c’è Impregilo c’è un C.A.S.E.”. Sull’area n°
15 designata
Assergi 2, ne hanno disegnato uno per 350 abitanti, con 4 edifici da cospargere in campi prossimi a Campo Imperatore, fertilizzati da baracche d’eternit, utilizzate per fare gallerie lungo la Strada dei Parchi (A24, Roma-Teramo). Per rimuoverle, forse per via dell’amianto, la Codisap srl ha ricevuto 143.000 €, ufficialmente solo per: “
la demolizione dei fabbricati nell’area ‘ex cantiere Impregilo’, in L’Aquila frazione Assergi”. Di conseguenza, dopo “
Così è la vita” (con Aldo, Giovanni e Giacomo) ed a “…
continuavano a chiamarlo Trinità” (con Bud Spencer e Terence Hill), nel “
piccolo Tibet” gireranno anche “
Così è se vi pare e continueranno a chiamarlo Impregilo” (con Gian Michele C., Mauro D. e Vincenzo S., della Protezione civile).
Nell’area n°
11 soprannominata
Camarda, per non scordar la frazione posta a 12 km. dal capoluogo, insedieranno (o
deporteranno, che dir si voglia) 480 abitanti in 5 edifici
leggeri montati sulle
piastre antisismiche, appena interrate sulla costa opposta a quella del borgo antico che, prima del sisma, ospitava circa 500 anime. Alla San Giovanni Inerti di Piero Nasciti srl, daranno 1.170.500 euro (IVA esclusa) per realizzarvi le opere di urbanizzazione (2.437 € ad abitante insediabile, mentre a Bazzano il corrispondente onere per abitante è pari a 2.200 €). Gli ingegneri sanno bene che il
luogo fa la
differenza. Come gli architetti, che magari faranno una Camarda che non guarda alla Camarda di ieri ma al “Niguarda” d’oggi. Domani, aggiungendovi qualche mansarda, Rettori o direttori troveranno l’adatta nomea per quel che ne sarà (campus universitario/villaggio per vacanze) degli alloggi di .…, come solo un villanzone può battezzarli.
Stesso rischio ad Arischia con il C.A.S.E. per 450 abitanti nell’area n° 12 appellata Arischia. In località Cornito, sul verdeggiante pendio soprastante la S.S. n. 80 del Gran Sasso, dissemineranno 4 edifici, a 2 per 2 serviti da strade vicinali a tornanti, dipartite dalla nuova via San Vincenzo, anch’essa tutta a tournichet.
Capoccioni della Protezione civile, senza udir le probabili lagnanze dei Tozzi, dei Ciccozzi e d’ogni altro attento conoscitore del luogo, sull’area n°
2 alias
Collebrincioni, sono già all’opera per collegare un tri-C.A.S.E. con 3 edifici di 3 piani per 3 cento persone, all’abitato che, il 6 aprile, contava 300 abitanti.
Con pari opportunità insediative presenti e future, s’interviene pure a sud de L’Aquila. Solo vetuste antenne, tralicci svettanti ed una sede universitaria (dal sisma un poco malamente sistemata, sebbene per ingegneri) collocata in assai bella vista presso la pineta del Monteluco (appunto perché, non per urbanisti) a rimirar, da un lato, i pregevoli insediamenti quasi intatti di Poggio di Roio, Poggio Piano, Colle di Roio e Santa Rufina dell’immensità dell’altipiano di Roio, nonché, dall’altro, L’Aquila intera dove sta e dove vola. Qui, faranno altri C.A.S.E., distribuendoli nell’area n° 13 indicata Roio Poggio, poco oltre alcune strutture per la ristorazione, e nell’area n° 14 mentovata Roio 2, nei pressi del Santuario della Madonna della Croce o della Transumanza. Possiamo credere che, per le nuove vocazioni della zona, dopo il trasferimento di sfollati, tra uno o due lustri, nel primo vi saranno spostati aspiranti ingegneri e, nel secondo devoti turisti/pellegrini.
Così è se vi pare, più o meno, anche nelle altre aree, ma lasciamo ai “tour operator” di Fintecna l’onere di finire questo tour in
Polistirolo city che abbiamo sviluppato soltanto per contribuire a far luce sui guai derivati dalla perdita di potere della
polis, nel gestire la vera ricostruzione della polis e della comunità. Da ultimo, speriamo che le
archistar d’ogni dove, anziché promuovere nuove costruzioni più o meno geniali di quelle descritte nelle altre puntate, vogliano contribuire al doveroso recupero di tutti gli edifici di antica formazione nei centri storici del capoluogo e dei centri minori che, all’incombere d’agenti naturali, purtroppo sono ancora inadeguatamente protetti da una seconda distruzione. Magari, senza oneri monetari per le Amministrazioni locali che, di già, hanno quello urgente di riscattare il loro ruolo di
unici rappresentanti
diretti del volere dei cittadini.