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Costa d’Avorio, scontri da guerra civile: forse 1000 morti

Le elezioni di novembre 2010 dovevano rappresentare un nuovo inizio per la popolazione della Costa d’Avorio, mutilata e vessata da una lunga guerra civile iniziata nel 2002. Invece sono state la scintilla per nuovi scontri e massacri: il presidente uscente, Laurent Gbagbo, infatti, non ha ceduto il potere al nuovo eletto Alassane Ouattara, dichiarato vincente con il beneplacito di tutte le Organizzazioni internazionali. Gbagbo, per rimanere al suo posto, ha iniziato uno scontro armato contro le forze fedeli a Ouattara, tra cui una buona parte dell’esercito nazionale (chiamato Forze repubblicane della Costa d’Avorio).

Human Rights Watch, Ong per i diritti umani, ha documentato in 4 mesi scontri mortali tra le due parti che hanno portato, secondo le stime delle Nazioni Unite, ad almeno 500 morti. Nei giorni scorsi, a seguito di azioni militari intraprese da Ouattara per prendere controllo della zona di Abidjan, centinaia sono i civili rimasti uccisi da entrambe le forze. Non si conosce di preciso il numero dei morti di questi ultimi giorni: le Nazioni Unite sostengono che la cifra si possa aggirare sui 330 morti, mentre alcune ong parlano di almeno 1000 vittime. Un portavoce della Caritas, presente nel paese, ha affermato di aver visto a Duékoué (altra città strategica e contesa) “un massacro”. “Il nostro personale- ha detto il portavoce - ha visto morti nella città, nei cespugli e nelle fosse comuni”.

Le violenze, e soprattutto le numerose vittime, sembrano essere causate da entrambe le parti in guerra. Le Nazioni Unite riferiscono che almeno 100 persone sono state uccise dalle forze di Gbabo, mentre 200 da quelle di Ouattara. Secondo le ricerche di Human Rights Watch, invece, Gbagbo sarebbe la maggior causa dei numerosi morti.

Il governo di Ouattara ha rilasciato un comunicato stampa in cui rigetta le accuse di aver provocato vittime trai civili. HRW invita il governo a fare chiarezza sulle vittime, raccomandano, inoltre, di prendere misure severe contro i generali che si sarebbero macchiati di morti civili.

Gli abusi documentati dalla Ong sono diversi e di grave natura: stupri di natura politica, omicidi mirati, uso della forza contro i manifestanti pacifici e non armati. Il 30 marzo il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato unanime un documento che invita i due contendenti a cooperare pacificamente con le forze di investigazione mandate nel paese.

Se è vero che le forze di Gbabo hanno causato centinaia di vittime in questi ultimi mesi, violando palesemente i diritti umani, anche le forze di Ouattara si sono dimostrate sprezzanti delle norme internazionali. In passato, infatti, questi ribelli si erano macchiati di numerose violazioni dei diritti umani (tra cui stupri e rapine a mano armata).

Non è inoltre chiaro il ruolo dei caschi blu delle Nazioni Unite. Secondo un portavoce dell’Organizzazione, Hamadoun Touré, le forze “stanno proteggendo la missione cattolica” e riferisce che ci potrebbero essere delle “esagerazioni”.

In questo clima la politica internazionale non sembra né essere consapevole né avere una linea comune.

Articolo pubblicato con licenza CC-NC-BY iesperanto.eu

Crediti foto: Mikhail Evstafiev

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