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Cosa è rimasto degli anni ’80

Il revival e la moda degli anni ’80 ci inducono anche alcune riflessioni....

E’ già da un po’ di tempo che ci si guarda indietro per fare un consuntivo degli anni che ci hanno preceduto. L’occhio è caduto in primo luogo sugli anni ’80 e le critiche sono subito piovute sopra un’epoca che ha fatto storia, nel bene o nel male. Gli anni ’80 sono stati tacciati di banalità, leggerezza, vacuità, cattivo gusto, disimpegno, indifferenza, cinismo e di altri difetti non facilmente esprimibili . C’è del vero in tutto ciò, anche se occorre fare un distinguo. Questo decennio non è stato monolitico, ma può e deve essere diviso almeno in due parti. La prima, che va da 1980 al 1984, è stata vissuta, almeno in Italia, con la trepidazione che caratterizzava un paese uscito da poco dagli "anni di piombo" e che anelava ad un po’ di serenità e tranquillità. La seconda (1985-1989) sanciva la piena ripresa economica della nazione e dell’Occidente, con la conseguente uscita dal tunnel del terrorismo, della guerra fredda (Gorbaciov si era appena insediato in Unione Sovietica), del nucleare, e l’entrata fisiologica nel gangli del consumismo più sfrenato.

 

I primi anni ’80 furono scanditi musicalmente dalla new wave, i secondi, dalla techno. Il cinema commerciale italiano propose all’inizio le scenografie scarne e rurali dei film di Pozzetto e Celentano, per poi riparare su quelle ridondanti e opulente dei Yuppies di Greggio e De Sica.

Alla fine però ha prevalso nell’immaginario collettivo l’idea, avallata anche da film posteriori come "Notte prima degli esami" o "L’estate del mio primo bacio" di un decennio condotto all’insegna dell’eccesso e della spensieratezza. Gli anni ’80 furono anche questo, ma non solo questo.

L’innovazione tecnologica, il digitale, i Media, la rivoluzione informatica presero avvio o si consolidarono proprio in questo periodo, in cui la gente cominciò finalmente a nutrire speranze concrete sul futuro. I sogni e le emozioni appartennero a quella generazione che visse stabilmente in e che per questo fu accusata di disinteresse e qualunquismo.

"Cosa resterà di questi anni ’80 ?" si chiedeva Raf in una sua canzone.

Non la moda kitch e tutti i prodotti "usa e getta" che con abili strategie di market sono stati partoriti. Non la visione di una società occidentale che prospera alla faccia di tutto il resto del mondo che langue nella miseria o nell’ideologia. Con la caduta del muro di Berlino (1989), infatti, si sono aperti nuovi scenari politici e soprattutto geografici, che hanno scoperto le velleità di nazioni ( Cina e India) escluse in precedenza dal processo produttivo che genera la ricchezza globale.

Quello che sicuramente rimarrà degli anni ’80 è la generazione degli adolescenti e dei ragazzi che non ha vissuto il ’68 e del computer ha sempre capito poco ed imparato ancor di meno. Sono quelli che lo scrittore canadese Coupland fa rientrare nella cosiddetta "Generazione X" ed altri nella "Lost generation" ( generazione perduta).

Per loro, gli anni ’80, sono stati gli ultimi anni vissuti con poche inquietudini e un livello alto di tranquillità.

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