• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Coronavirus: la mancanza di una visione globale

Coronavirus: la mancanza di una visione globale

E' davvero singolare come ogni cittadino del mondo sembri incapace di vedere oltre il piccolo orticello costituito dal proprio Paese. La mancanza di una visione globale di quello che sta accadendo nel mondo porta a una interpretazione ridotta della realtà che non consente di valutarne la gravità.

JPEG - 87 Kb

In tutti i giornali si leggono le medesime accuse ai rispettivi governi. Mai prima d’ora si era verificata una tale condivisione di problemi e di criticità comuni, come in questa situazione di pandemia globale. Tutte le nazioni si sono fatte trovare impreparate ad affrontare l’emergenza.

Medici e personale sanitario di tutto il mondo hanno dovuto affrontare quella che è stata definita “una guerra” con armi spuntate; mancanza di dispositivi di protezione individuale negli ospedali, reparti di terapia intensiva al collasso, scarsità di test e tamponi, mascherine introvabili, assalti ai supermercati, fughe dalle città prima della quarantena. Stesse scene ovunque. Mai come in questa occasione si può dire che tutto il mondo è paese. E medesime misure di contenimento prese da quasi tutti i governi, bloccando l’economia e richiudendo intere popolazioni in casa con il dispiegamento dell’esercito per affiancare la polizia nei controlli e droni per localizzare eventuali passeggiatori solitari, infliggendo pesanti sanzioni a chi trasgredisce.

Eppure molti sembrano convinti che questo accada solo da loro. Media e cittadini continuano a cercare le rare chiazze di “prato più verde” dai loro vicini per potersi lamentare dei problemi di casa propria. Nei social network italiani, francesi, inglesi, si leggono le stesse domande:

“Perché noi dobbiamo presentare una auto-dichiarazione e gli spagnoli no?” “Perché in Germania alcuni negozi sono rimasti aperti e alcune fabbriche sono rimaste attive e da noi no?”

Dimenticando che la Spagna è stata la prima ad usare droni con altoparlanti per individuare chi usciva di casa e che ha adottato misure di confinamento sociale restrittive identiche a quelle d’Italia, Grecia, Regno Unito e che in Germania, Beate Bahner, una avvocatessa di Heidelberg che si opponeva alla quarantena, denunciandone l’incostituzionalità, è stata arrestata e rinchiusa in un ospedale psichiatrico.

Come l’Italia, la Francia ha avviato una indagine per indagare l’elevato numero di anziani morti nelle Ehpad, l’equivalente delle nostre RSA. Decessi che non erano stati inclusi nei dati sul coronavirus, dato che erano stati conteggiati solo i pazienti deceduti in ospedale. Stessa criticità segnalata nel Regno Unito

In Canada gli operatori sanitari, per paura del coronavirus, hanno abbandonato a loro stessi gli anziani ospiti di una casa di riposo, i quali sono quasi tutti morti. Questo episodio ha spinto il governo ad indagare sul grande numero di decessi delle ultime settimane in altre case di riposo del paese. 

Nel Regno Unito, un ex giudice della Suprema Corte inglese, Lord Jonathan Sumption, in una intervista alla BBC parla di isteria collettiva e di violazione delle libertà che si avvicinano molto ad una situazione di Stato di polizia. “La situazione è così grave da giustificare l’imprigionamento collettivo e la demolizione dell’economia?” chiede “Abbastanza grave da oberare le future generazioni di debiti, da infliggere depressione, stress, infarti, suicidi, ansia a milioni di persone che non sono particolarmente vulnerabili al virus e che al massimo potrebbero presentare sintomi lievi o addirittura nessuno?”. Lord Sumption definisce “disgraceful” ( riprovevole) l’intervento della polizia del Derbyshire, che ha pubblicato sul proprio sito foto scattate dai droni mentre fermavano persone che passeggiavano o facevano sport in aperta campagna. Un comportamento, dice, che deve essere un campanello d’allarme, e che può condurre verso uno Stato di polizia.

Le nazioni che hanno deciso di andare controcorrente – prese ad esempio dai criticoni nazionali –stanno affrontando polemiche per aver adottato strategie opposte al lockdown totale all’italiana. In Svezia, il premier socialdemocratico Stefan Lofven è sotto attacco per la scelta del suo governo di combattere la pandemia affidandosi a semplici raccomandazioni ai cittadini. Lo accusano di aver condannato a morte centinaia di cittadini, in particolare anziani residenti nelle case di riposo dove si conta il più alto numero di vittime. Un approccio che, per ammissione dello stesso premier, ha creato una «situazione molto seria».

“Non si doveva chiudere”, “si doveva chiudere prima”, la diatriba infiamma inutili dibattiti tra sostenitori dell’una o dell’altra fazione.

In questo macabro rimpallo di accuse e polemiche, i paesi meno trasparenti sono i più ammirati e lodati, poiché danno l’impressione di aver saputo gestire meglio l’emergenza. In particolare, sono portate ad esempio le nazioni asiatiche dove i media non hanno facoltà di critica ed appare quindi tutto perfettamente sotto controllo.

L’incessante sciorinamento quotidiano di dati fa dimenticare in fretta quelli precedenti cosicché la Germania, sempre desiderosa di apparire prima della classe e mantenere il suo ruolo di leadership in Europa, si distingue dalle altre nazioni per una percentuale di decessi di gran lunga inferiore alla media e si vanta di aver saputo contenere la mortalità del virus grazie a una massiccia esecuzione di tamponi fatti fin dai primi giorni.

Nessuno ricorda che l’Italia aveva effettuato un numero di tamponi senza paragoni con il resto d’Europa all’inizio dell’epidemia; al 6 marzo ne aveva fatti 36.359 contro i 10.700 della Germania. Nello stesso periodo, il giornale Der Spiegel aveva riportato più di 130 decessi in due settimane a causa dell’influenza stagionale in soggetti che non erano stati sottoposti al test dato che non “provenivano da zone a rischio”.

Al 2 marzo, il sito del ministero della Salute francese riportava poco più di mille test effettuati. Al 3 marzo, quando l’Italia aveva effettuato oltre 23mila tamponi, il Regno Unito ne aveva effettuati 13mila.

Pierluigi Lopalco, epidemiologo all’Università di Pisa, aveva spiegato che “in Italia ci siamo accorti fin dal primo caso positivo che bisognava cercare attivamente tra i casi di polmonite sospetta negli ospedali e poi tra i contatti di questi pazienti, non solo nei sintomatici di ritorno da zone a rischio”.

Diversi esperti si sono interrogati sulla bassa percentuale di mortalità in Germania e hanno rilevato una metodologia diversa nel conteggio dei decessi rispetto a tutte le altre nazioni. Tra i pazienti morti in ospedale per coronavirus i tedeschi includono infatti solo quelli che non presentavano alcuna patologia pregressa e non effettuano tamponi post-mortem, a differenza di Italia e Spagna. Eppure i principali media europei e statunitensi continuano a tessere le lodi della Germania, esaltandone la serietà e affidabilità, e affermano che ha saputo frenare la letalità del virus grazie ad una perfetta organizzazione e ad una presunta superiorità del suo sistema sanitario*.

La Cina, con la sua propaganda degli aiuti ai Paesi colpiti, ha fatto dimenticare la censura praticata inizialmente e i tentativi di nascondere l’epidemia. I nostri media continuano a encomiare le autorità cinesi per l’ottima gestione della emergenza, ricordando l’ospedale costruito in “10 giorni” a Wuhan, e ignorando invece i meriti dell’Italia, che in pochi giorni ha allestito nuove strutture ospedaliere in diverse città, raddoppiando i posti in terapia intensiva.

Come in ogni guerra, in questa insolita battaglia globale contro un nemico invisibile e imprevedibile, alcune nazioni vengono sopraffatte e cercano unicamente di far fronte all’emergenza mentre altre studiano il modo di trarre vantaggio dalla crisi per ridisegnare la mappa del potere mondiale, manipolando dati e sforzandosi di mostrare una immagine di forza e di affidabilità a scapito delle altre.

Per capire quali saranno le nazioni a trionfare in questo conflitto e a dominare in Europa e nel mondo, basta monitorare le notizie dei media mainstream, sempre pronti a saltare sul carro dei vincitori che hanno evidentemente già individuato.

*In realtà, il sistema sanitario italiano è stato classificato secondo in Europa da vari organismi internazionali, come l’OMS e Bloomberg, mentre quello tedesco non si colloca nemmeno tra i primi dieci. 

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità