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Corea del Sud, a processo obiettore che rifiuta il servizio alternativo a quello militare

Negli ultimi 60 anni centinaia di giovani sudcoreani sono stati condannati, di solito a 18 mesi di carcere, per aver fatto obiezione di coscienza al servizio militare

Nel 2018 la Corte suprema e la Corte costituzionale hanno riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza. La Corte costituzionale ha chiesto al governo di introdurre un servizio alternativo, di natura civile, entro la fine del 2019.

Non è andata esattamente così. Il 27 dicembre 2019 il parlamento ha emendato sì la legge sul servizio militare ma il servizio alternativo, entrato in vigore il 30 giugno 2020, è estremamente penalizzante: 36 mesi (il doppio della leva, uno dei più lunghi al mondo) da trascorrere lavorando nelle prigioni e sempre sotto la direzione dell’esercito.

In molti hanno comunque fatto domanda. Hye-min Kim ha rifiutato sia la chiamata alla leva che il servizio alternativo e per questo da oggi è a processo per violazione dell’articolo 88 della legge sul servizio militare, che punisce chi evade il servizio militare “senza motivi giustificabili”.

Per Kim la giustificazione è doppia: Kim rifiuta il servizio di leva per motivi religiosi e rifiuta il servizio alternativo perché è punitivo e non rispetta gli standard internazionali sui diritti umani.

Tali standard prevedono, per gli stati nei quali vige la leva obbligatoria, la disponibilità di un’alternativa genuina ed effettiva, di durata compatibile col servizio militare e sottoposta a un’autorità civile.

Per questo motivo Amnesty International ha chiesto il proscioglimento e l’assoluzione di Kim.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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