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Condannato a quasi tre anni di prigione l’italiano che violentò una ragazza romena

Le ripetute sevizie e violenze duravano da quasi due anni: solamente il grande coraggio della vittima ha permesso ai carabinieri di acciuffare lo stupratore  

Condannato a due anni ed otto mesi di reclusione dal tribunale di Sanremo per stupro, minacce e violazione di domicilio, Antonino Fedele l’imprenditore di Ventimiglia, che da quasi due anni sottoponeva regolarmente a sevizie e violenze una ventiduenne romena, è stato ieri associato alle carceri di Sanremo dai carabinieri della città di confine che hanno eseguito l’ordine di carcerazione emesso dalla magistratura della città dei fiori. Ora il destino carcerario dell’uomo è nelle mani delle norme del Decreto- Legge anti-stupri appena approvato dal governo in materia di repressione di certi fenomeni criminosi tra cui ricade anche la violenza sessuale. Qualora il decreto venisse ratificato dal Parlamento, infatti, l’imprenditore intemelio non avrebbe alcun diritto ad abbuoni di pena e sconterebbe per intero la condanna in carcere. In caso contrario, nonostante tutto quanto si è detto e si è scritto oggi sui giornali ultimamente, tra qualche mese, onde mantenesse una buona condotta, sarebbe nuovamente un cittadino libero. La triste e squallida vicenda risale a due anni fa. Maria ( il nome è di pura fantasia per tutelare l’identità della vittima) è una giovane e carina immigrata appena arrivata in questo estremo lembo occidentale d’Italia per lavorare onestamente. Conosce Antonino ed i due provano a costruire un rapporto d’affetto che però ben presto si sfalda a causa delle angherie cui l’uomo sottopone la romena.


L’immigrata cerca di staccarsi definitivamente dall’imprenditore intemelio che inizia comunque a perseguitarla prima con minacce telefoniche sempre più frequenti, poi con vere e proprie violenze fisiche, sino ad arrivare alla violenza sessuale vera e propria perpetrata presso l’abitazione della donna sita nel paesone di Vallecrosia, alla periferia orientale di Ventimiglia. La ragazza romena a questo punto raccoglie le sue ultime forze e trova il coraggio di denunciare il tutto alla caserma dei carabinieri della città di confine che organizzano immediatamente all’uomo una trappola, suggerendo alla donna di fissargli un ultimo appuntamento presso la sua abitazione. Qui debitamente appostati i militi della Benemerita arrestarono l’imprenditore cogliendolo in flagrante mentre stava sottoponendo la sua ex fiamma all’ennesima violenza. Poi il processo, celebrato con le forme del rito alternativo, e da ieri il carcere. Ha comunque destato stupore, soprattutto presso la comunità romena residente in Liguria, la particolare mitezza della pena di fronte alla gravità del fatto.

“In un momento in cui si parla soprattutto di stupri compiuti da nostri connazionali contro donne e ragazze italiane e ci si augura una severità esemplare nella comminazione della sanzione penale, cosa peraltro giustissima, il caso peraltro altrettanto grave di una nostra compaesana, orridamente violentata ripetutamente da un italiano non è stata altrettanto trattata con rilievo dai mass- media della penisola, neanche da quelli liguri. E’ la prova provata del particolare clima di disprezzo che gli italiani nutrono nei nostri confronti” afferma più di un appartenente della comunità del paese danubiano in Liguria. Indubbiamente il ruolo dei mass- media, di qualsiasi tendenza, nella creazione di un furore ideologico anti- romeno tra gli italiani è stato decisivo e probabilmente si è travalicata la misura dovuta all’esercizio del sacrosanto dovere di cronaca circa certi gravi reati compiuti da romeni. Come l’episodio di Ventimiglia dimostra esistono anche fattacci specularmene inversi, e cioè di romene seviziate e violentate da italiani, che meritano la stessa attenzione mediatica. 

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