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Con la zappa contro la lupara

Campi di lavoro nelle terre di Canicattì confiscate alla mafia.
Da tutta Italia per lavorare nei vigneti che furono dei clan. Nel nome di Giuseppe Fava e Peppino Impastato.

Campi di lavoro a Canicattì, in uno dei centri a più alta densità mafiosa, nei terreni confiscati ai clan. I volontari lavoreranno per ricordare Giuseppe Fava e Peppino Impastato. Sono arrivati a Canicattì in ventitré, dieci donne e tredici uomini, hanno un’età compresa tra sedici e trent’anni. Giungono dalla Toscana, dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna, dalla Sardegna e dalle Marche.

L’iniziativa  rientra nell’ambito del progetto "LiberArci dalle spine", promosso dall’Arci. Aiuteranno nei giorni di vendemmia", nelle attività di coltivazione, raccolta e in tutte quelle relative alla gestione dell’azienda agricola che i soci della cooperativa "Lavoro e non solo” hanno avuto in affidamento per trent’anni. Il campo di lavoro è stato allestito in contrada "Graziano Di Giovanna", nel latifondo confiscato a un esponente mafioso canicattinese ucciso alcuni anni fa In tutto sono 19 ettari di terreno, di cui 7 coltivati a vigneto mentre nei restanti 12 si producono grano, ceci e lenticchie.



Quella dei campi di lavoro nelle terre confiscate alle mafie è un’esperienza che sta caratterizzando in modo significativo l’impegno di varie associazioni impegnate  sui temi della legalità democratica e dell’antimafia sociale con il coinvolgimento di un gran numero di ragazzi e ragazze. A Canicatti il lavoro inizia di buon mattino ed è variamente articolato per una durata che può variare dalle 6 alle 8 ore; in alcuni casi, le attività si svolgeranno anche durante il week-end. Non sono richieste particolari conoscenze o esperienze nel campo agricolo, bensì partecipazione attiva, entusiasmo, disponibilità e buona capacità di relazionarsi.

Durante il campo di lavoro sono previsti momenti di studio, dibattito e approfondimento, visite e incontri su argomenti strettamente connessi agli obiettivi del progetto. I 23 giovani volontari alloggiano in una sede messa loro a disposizione dall’Amministrazione comunale e staranno Canicattì fino a domenica 14 settembre. "Credo fortemente in questo progetto ed è per questo che ogni anno lascio la famiglia, la mia città e le amicizie per dedicarmi anima e corpo a questa bella esperienza", racconta Luca, uno dei 23 volontari. "Queste esperienze – ha aggiunto il ragazzo intervistato da Giornale di Sicilia - ti fortificano, ti permettono di renderti utile, conoscere nuove persone, socializzare, scambiarsi le proprie idee, ma soprattutto servono a dare un significato, a lanciare un messaggio chiaro, forte e preciso all’Italia intera e soprattutto alla Sicilia, che è quello che la mafia può essere sconfitta".

 

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