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Come non detto, commediola italiana

L’idea di partenza non è male, in pratica è la versione gay di Indovina chi viene a cena?, lo sviluppo di Come non detto è però arraffato e Ivan Silvestrini non riesce a fare altro che tirar fuori l’ennesima commediola italiana che verrà presto dimenticata.

Mattia è gay ma non riesce a dirlo alla sua famiglia.
Il problema è che ha detto al suo fidanzato di aver invece rivelato tutto ai suoi e così quando lui gli annuncia la sua presenza per cena per conoscere finalmente la famiglia Mattia deve trovare il modo di risolvere la situazione.

Dire finalmente tutto ai genitori alla nonna e alla sorella o organizzare improbabili vicissitudini grazie all’aiuto dell’amica di sempre e dell’amico gay per evitare che il fidanzato raggiunga quella cena?

Ovviamente avete capito quale sarà la scelta (e presumibilmente anche come si concluderà la faccenda).

La giornata campale è anche l’occasione per raccontare allo spettatore come si è arrivati a quel punto, i rapporti tra i personaggi, le bugie, le incomprensioni.

Conosciamo così la famiglia di Mattia.
Il padre autoritario, la madre sottomessa (ormai separati da anni), la sorella coatta e ignorante che ha sposato il meccanico ed ha quattro figli e la nonna che a 83 anni è maniaca dell’igiene e cerca insistentemente un lavoro.

Insomma una serie di macchiette troppo spinte e slegate tra loro.
L’insieme non funziona ed è fin troppo scontato.
Monica Guerritore non ha spazio per esprimere la sua arte, Antonino Bruschetta fa il suo solito ruolo, Josafat Vagni se la cava forse meglio degli altri.

Tra tutti spiccano le due figure di contorno: Francesco Montanari ottimo nell’esagerare il personaggio gay e Valeria Bilello, convincente amica innamorata.

Come non detto rimane però deludente ed assolutamente dimenticabile.

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