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Come cambia la qualità della vita in Italia nel 2019

Andiamo nel dettaglio della classifica sulla Qualità della Vita di ItaliaOggi, che quest’anno incorona la provincia di Trento

di Giada Pasquettaz

È divenuto un appuntamento fisso quello della classifica sulla Qualità della Vita stilata dal quotidiano ItaliaOggi. Il 19 novembre scorso è stato pubblicato il ventunesimo report sulle condizioni di vita nelle province italiane nel 2019. In un articolo dell’anno scorso vi avevamo spiegato come leggere questo tipo di ricerca, che è formato da un combinato di diversi indici. Per crearla, infatti, ItaliaOggi e l’Università La Sapienza di Roma considerano nove dimensioni: affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, popolazione, istruzione, formazione e capitale umano, sistema salute, tempo libero e tenore di vita.

Quest’anno in vetta alla classifica troviamo la provincia autonoma di Trento, da anni ormai presenza fissa sul podio. Al contrario, in ultima posizione troviamo Agrigento, che si colloca verso il fondo della classifica in quasi tutti gli indici considerati.

L’edizione di quest’anno ha due novità. La prima è che da 110 province degli anni passati si è passati a 107 (con l’istituzione del Sud Sardegna); l’altra è che la dimensione “servizi finanziari e scolastici” è stata sostituita da quella “istruzione, formazione e capitale umano”.

Le due facce dell’Italia

ItaliaOggi e La Sapienza hanno individuato cinque cluster, ossia raggruppamenti di province con caratteristiche omogenee. Per questo motivo, nell’articolo si avanza l’idea di un’Italia dai cinque volti. Tuttavia, all’interno dello stesso cluster sono presenti province con livelli di qualità della vita molto diversi: per esempio Milano (qualità buona) e Roma (scarsa), Pordenone (buona) e Campobasso (scarsa), e così via. Osservando la mappa della qualità della vita, insomma, la vera differenza che emerge è quella fra Nord e Centro-Sud, che continuano a vivere due situazioni diverse.

Infatti, in 22 province su 22 del Nordest la qualità della vita è buona o accettabile, così come in 23 su 25 province del Nordovest (uniche eccezioni: Genova al 66° posto e Imperia al 78°). La situazione del Centro–Sud è ben diversa: da Roma in giù la qualità della vita si omogeneizza fra “scarsa” e “insufficiente”, con le uniche eccezioni di Teramo, L’Aquila e Chieti (dove la qualità è “accettabile”).

Qualità della vita 2019 – La mappa per provincia

 

 

Le grandi città recuperano

Notizie positive rispetto al 2018 arrivano dalle grandi città. In questo caso il trend di crescita coinvolge sia il Nord che il Sud: Torino dal 78° alla 49° posto; Milano da 55° al 29°; Roma dall’85° al 76°; Napoli dal 108° al 105° posto, anche se in quest’ultimo caso il salto in classifica è dovuto alla diminuzione del numero di province (da 110 del 2018 alle 107 di quest’anno), con il capoluogo partenopeo che rimane comunque in terzultima posizione.

Anche la maggior parte delle altre grandi città vedono risalite più o meno evidenti in classifica: Bologna dal 43° al 13° posto, Firenze addirittura dal 54° al 17°, Genova dal 70° al 66°, Palermo dal 106° al 98°, Bari dal 103° all’86°, Venezia dal 62° al 30°.

Qualità della vita 2019 – I capoluoghi recuperano

Qualità della vita: chi sale e chi scende

Nell’articolo su ItaliaOggi viene evidenziato come in Italia negli ultimi 5 anni si viva meglio in 65 province su 107. Limitiamoci a fare un paragone tra i dati di quest’anno e quelli dell’anno scorso. Dalla mappa, nella quale viene contrassegnato di diverso colore la differenza di punteggio ottenuto nel 2018 e nel 2019, emergono in particolare modo sei province che hanno visto un miglioramento notevole: in primis Verbano-Cussio-Ossola, poi, Firenze, Monza e Brianza, Torino, Bologna e Imperia.

Qualità della vita 2019 – La mappa delle variazioni

 

Nota metodologica: A seguito della ridefinizione di alcune province, il Sud Sardegna si presenta come nuova entità, quindi non ha dati storici.

Si notano variazioni interessanti, a partire dai casi evidenti di Torino che passa da “Scarsa” a “Accettabile”, oppure Bolzano che retrocede dalla prima alla decima posizione. Nel primo gruppo, ossia una qualità buona di vita, abbiamo alcune nuove presenze: le già citate Firenze, Verbano-Cussio-Ossola, Monza e Brianza e Bologna, alle quali si aggiungono Vicenza, Forlì-Cesena, Como, Bergamo e Milano.

Considerando invece come il secondo gruppo, qualità della vita accettabile, dobbiamo tener presente chi è risalito da una posizione inferiore sia chi invece ha perso posizioni. Nel primo caso è visibile come una buona parte di province del Nord-Ovest abbiano migliorato la qualità di vita. Tale è il caso di Vercelli, La Spezia, Torino, Savona, Asti e Alessandria. Invece chi perde punteggio rispetto all’anno passato e retrocede da qualità della vita “buona” a “accettabile” sono principalmente province del Centro, quali Siena, Ascoli Piceno, Perugia e Arezzo.

Nel Centro retrocedono da “accettabile” a “scarsa” Rieti e Viterbo, che fanno colorare di rosso la zona circostante Roma, che a differenza delle province vicine, riesce a recuperare 9 posizioni rispetto all’anno passato in cui aveva subìto un scivolone (nel 2017 era al 67° posto). Salgono invece da “insufficiente” varie province che nel 2018 erano più in basso: ad esempio Bari, Benevento, Catanzaro, Salerno. Infine a scendere nell’ultimo gruppo, condizione di vita “insufficiente”, sono alcune province non solo nel Sud, ma anche nel Centro. Il crollo più pesante in termini di posizioni lo segnano Foggia (-15, dall’87° al 102° posto) e Latina (-17, dal 71° all’88°). Insieme a loro ci sono Cosenza, Ragusa e Frosinone.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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