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Classe dirigente: cos’è?

Non mi posso considerare di certo, non lo sono, né un grande pensatore, né un genio; mi considero semplicemente un osservatore e un "protagonista attivo". Protagonista per quello che è la mia attività politica locale, ed in un certo senso non solo locale, osservatore perché lo dice la parola stessa. Questa miscellanea di esperienze, permettetemi di dirlo, mi ha portato a sviscerare qualche errore di fondo nelle "voglie rivoluzionarie" ed a trovarne qualche contromisura; qualcosa che di certo non invento io oggi, un pensiero tanto ovvio e semplice, quanto sfuggente ai più.
 
Sono molti coloro che considerano l’attuale situazione politica un regime; un regime che ha vissuto (e vive) fasi corruttive, clientelari, nepotistiche e che si pone spesso, rispetto al cittadino, con arroganza. Fra i molti, citati qui sopra, alcuni provano a contrastare questo regime attivamente; nascono numerose le liste civiche, i gruppi di lotta, fioriscono in forma smisurata i buoni propositi, costituiti da: lotte senza quartiere agli inceneritori, panchine, giardinetti, acqua pubblica e tante altre cose belle e commendevoli.

 

Qui nasce l’errore però, costoro ritengono se stessi i mandatari dei sani principi e si ergono quale classe dirigente, lo fanno non sapendo che, lo dicono 30 secoli di storia, sono predestinati, se non predisporranno le giuste contromisure, a tradire il proprio mandato. Essi (qui cito un amico, Giacomo Consalez) "anteporranno il mantenimento e la crescita neoplastica del proprio potere, alle ragioni che in origine li spinsero a scendere in campo".

Va evitato accuratamente questo errore, non si deve rischiare di divenire "classe dirigente"; l’eletto deve essere nulla di più di quello per cui è stato eletto: un funzionario che deve asservire le aspettative dei cittadini, i quali devono aver diritto ad assoggettarlo al proprio controllo.

Il particolare sfugge, grazie all’azione censoria del regime (presunto o tale che sia); del resto nessuno, tra i vari politicanti e tuttologi, che ci insegnano la vita sui teleschermi ci ha mai detto che è lo stato ad essere al servizio del Cittadino e non viceversa, prassi, invece, ormai, consolidatasi.

Per chi intende impegnarsi in politica, iniziando, per forza, dall’ambito locale, la priorità è una, ed una soltanto: non divenire classe dirigente, conferendo ai propri concittadini la Sovranità Popolare, si tratti di decidere su sostenibilità, edilizia o ambiente. Poi sarà poco importante se chi vi avrà eletto vi chiederà di modificare le vostre delibere, tramite gli strumenti partecipativi e demo-diretti, vorrà dire che avrete comunque diffuso il verbo democratico e sventato il rischio di non affermare l’interesse generale... Il tutto a discapito degli interessi delle lobbies e dei potentati.

L’obbiettivo è tanto semplice, quanto sbalorditivo ed ovvio... Nella mia realtà locale stiamo già lavorando per federare le liste civiche e riuscire a raggiungerlo... Al resto dei sinceri democratici unirsi per moltiplicare l’azione.

 

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